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“Il
Giornale di Calabria” – Domenica 13
marzo 2005 |
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Per dire no al ponte sullo Stretto
Piazze
gremite a Reggio e Messina per il sit-in contro la costruzione
dell’opera.
Molti anche i politici.
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REGGIO
CALABRIA. Una piazza gremita già dal primo mattino
quella della stazione ferroviaria di Reggio Calabria
dove si sono dati appuntamento
migliaia di persone provenienti da tutta Italia per il
sit-in contro la costruzione del Ponte sullo Stretto di
Messina. Dai candidati alla presidenza delle Regioni Calabria
e Puglia, Agazio Loiero e Nichi Vendola, europarlamentari,
Tano Grasso e Antonio Cederna, alcuni sindaci dei paesi
siciliani e calabresi coinvolti dal progetto. |
E
ancora, associazioni, sindacati, partiti politici accanto a
sigle internazionali come Friends of the Earth Germany
ad associazioni ungheresi, bulgare e addirittura canadesi. «Tanti
colori, tante famiglie, tanti cittadini - affermano i promotori
dell’iniziativa - che sono accorsi per protestare sul più grande
spreco di soldi che il governo Berlusconi abbia mai concepito:
un canone annuo di 100 milioni di euro imposto alle Ferrovie
dello Stato per il transito dei treni che metterà in ginocchio
le Fs e lascerà nel degrado più totale il sistema
dei trasporti del Mezzogiorno». La mobilitazione, organizzata
dalle tre principali associazioni ambientaliste italiane, Italia
Nostra, Legambiente e Wwf, nel pomeriggio si sposta a Messina.
Un doppio appuntamento, dunque concentrato in un’unica
giornata per richiamare l’attenzione sulle vere priorità del
nostro Sud Italia, che come spiegano le tre associazioni «sono
ignorate dal governo. Anche perchè non si capisce come
si possa dimenticare che i cittadini siciliani sono costretti
a viaggiare su treni con una velocità commerciale di 24
km/h, con solo metà delle tratte elettrificate e solo
105 km a doppio binario; o che per andare da Palermo a Siracusa,
per una tratta di 260 km, si devono fare due cambi e si impiegano
quasi 6 ore, mentre per andare da Trapani a Siracusa (370 km)
ci vogliono oltre 9 ore». E per le ferrovie le associazioni
ambientaliste hanno una loro ricetta: potenziamento e collegamento
della rete tirrenica con Taranto e Bari; potenziamento delle
linee tra Catania, Messina e Palermo, adeguamento di ferrovie
vecchissime come la Palermo-Agrigento e la Ragusa-Catania; per
i porti il rafforzamento dei collegamenti e delle strutture nelle
aree portuali di Messina, Palermo, Trapani, Catania, Villa San
Giovanni, Gioia Tauro e Taranto; per alcuni assi stradali adeguamento
della Statale Jonica, completamento dei collegamenti alla A3
in Calabria, adeguamento dei collegamenti tra Catania, Siracusa
e Gela. Il Ponte è un’opera inutile perchè non
modificherebbe le tendenze del traffico e, comunque, il suo utilizzo
stradale rimarrebbe molto modesto, anche dopo 20 anni di esercizio.
Nessun vantaggio neanche dal punto di vista occupazionale, anzi
complessivamente andrebbero perduti 1234 posti tra gli addetti
al traghettamento - dice il segretario generale di Italia Nostra,
Gaia Pallottino - per questo è meglio rilanciare il trasporto
marittimo (le cosiddette vie d’acqua) come alternativa
alla già congestionata rete autostradale». «Non
c’è un ragionamento sull’impiego del denaro
pubblico - sottolinea Roberto Della Seta, presidente di Legambiente
- in un Paese come l’Italia non si possono concentrare
i soldi racimolati con difficoltà su un’opera tanto
imponente e inutile come il Ponte sullo stretto. In concreto:
86 nuovi treni da 800 posti per il trasporto regionale; mettere
in sicurezza 400 chilometri di linea ferrata; realizzare interventi
di elettrificazione, potenziamento o raddoppio dei binari su
50-100 chilometri di linee ferroviarie. Con 100 milioni di euro
l’anno sono queste, per esempio, le cose che si potrebbero
fare». «Con il Ponte sullo Stretto di Messina - rileva
il segretario aggiunto del Wwf, Gaetano Benedetto – l’Italia
diverrà più povera. Più povera dal punto
di vista economico, considerato che i circa 6 miliardi di euro
di finanziamenti destinati alla realizzazione dell’opera
vengono da società pubbliche (Fintecna) o comunque saranno
raccolti dai privati grazie all’emissione di obbligazioni
garantite dallo Stato. Più povera dal punto di vista ambientale
perchè il ponte e le opere connesse, con 7 anni di cantieri
e decine di discariche e cave devasteranno un habitat unico nel
Mediterraneo per la ricchezza della biodiversità, riconosciuto
come Important Bird Area (IBA) dall’Europa e luogo importantissimo
per il passaggio dei cetacei. Più poveri anche in prospettiva
poichè tutti sanno che il Ponte è un opera che
nasce e resterà sempre in perdita economica. A farne le
spese in definitiva saranno le decine di migliaia di cittadini
calabresi e siciliani che vivono sulle due sponde, sarà compromessa
definitivamente. E', quindi, per una ragione di buon senso che
ribadiamo chiaro e forte il nostro no al Ponte».