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“Il
Quotidiano della Calabria” – Sabato 12
marzo 2005 |
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Ieri la protesta di Legambiente, Wwf, Italia nostra e dei sindacati
Davanti alla stazione contro il Ponte sullo Stretto
Legambiente, Wwf,
Italia nostra, la triade sindacale. Mancano vistosamente i
Verdi che però appoggiano l'iniziativa,
c'è l'assessore all'Ambiente del comune bruzio Tartoni,
che dai cronisti si congeda con una battuta («costruiamo
ponti di cultura, lasciamo da parte gli altri») ed il sit
in di protesta contro la monumentale opera del ponte sullo stretto, è servito.
Fra striscioni e bandiere, non sono in tantissimi alla stazione
di Vaglio Lise per manifestare, eppure le ragione urlate al megafono
sono significative.
In contemporanea si rivendica anche nelle stazioni di Crotone,
Sibari, Roccella, perché su quel versante molte corse
saranno tagliate per reperire i fondi necessari al ponte. Ed è qui
che spunta la notizia. Pare infatti, che a pagare la realizzazione
del ponte sullo Stretto di Messina, ci penseranno quasi del tutto
le Ferrovie dello stato, di tasca loro.
Le condizioni nella coscienza collettiva erano ben diverse, con
il risolutivo intervento di danarosi soggetti privati, che avrebbero
coperto la metà dei costi. E invece no, perché coi
cento milioni di euro annui per tre decenni (qualcosa come quattro
miliardi di euro) che le Fs retribuiranno alla società Stretto
di Messina per far passare i treni sulla struttura, la pecunia
investita, avrà come mittente le casse pubbliche, già provate,
a queste latitudini, dai ripetuti tagli al personale nel settore
trasporti.
Senza contare poi le conseguenze di impatto sul territorio che
le associazioni ambientaliste, e non solo, vanno denunciando
da tempo. «Non vogliamo la tassa che graverà sulle
Fs - dice Eugenio Passarelli, responsabile regionale di Legambiente
- perché attraverso questo canone di 100 milioni all'anno
per trent'anni si potrebbero invece realizzare altre infrastrutture
che sono necessarie: comprare 86 nuovi treni ad alta frequentazione,
mettere in sicurezza 400 chilometri di binario col sistema Scmt,
oppure raddoppiare e potenziare binari per cento chilometri.
Cerchiamo di realizzare una mobilità sostenibile: i trend
del trasporto su gomma poi sono in calo, e quest'opera non è dunque
giustificabile».
«La Calabria - spiega invece Giuseppe Paolillo, segretario regionale
dei Wwf - è una regione schizofrenica dove non si è riusciti
a fornire in tempo l'appoggio per la tragica vicenda di Cerzeto,
e dove il governo pensa a realizzare un'opera che viene ormai
considerata inutile e dannosa dagli esperti. L'impatto ambientale
sarà catastrofico per un luogo che richiama il mito. Una
vera follia cementifica».
«La costruzione del ponte - denuncia inoltre Claudio Sposato,
segretario provinciale della Filt-Cgil - prevedeva il 50 per
cento di finanziamenti privati, ora invece l'esborso sarà tutto
pubblico, e questi soldi dove si prendono? Dalle Fs, soprattutto
in una regione dove si stanno effettuando tagli di personale
e di uffici. Emblematico è il caso della sede cosentina
dell'Italferr (uno striscione in bella vista ricorda la vertenza,
ndr), unità modello per preparazione e attivo in bilancio».
Domani si replica a Reggio, dove però saranno in migliaia
a urlare il dissenso. Mezzo consigliato dagli attivisti il treno,
viste le condizioni dell'A3. «Finché non ci toglieranno
pure la stazione», sospira qualcuno.
Edoardo
Trimboli