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“La Nuova Ecologia” – Mercoledì 12 luglio 2006

 

Vibo annega nel silenzio


Dopo la tragedia del 3 luglio La Nuova Ecologia raccoglie i ricordi e lo sfogo dei cittadini

Neanche dieci giorni sono bastati a far passare lo spettro del nubifragio a Vibo Valentia. Siamo tornati sui luoghi di questa tragedia, che lo scorso 3 luglio è costata la vita a quattro persone, per raccogliere le testimonianze, spesso rabbiose, di chi l’ha vissuta in prima persona.

«Fosse successo a Milano o comunque al nord, la stampa nazionale ne parlerebbe per giorni e giorni – accusa Nazzareno Callipo, ingegnere ambientale e cittadino vibonese – e invece siamo le solite pecore nere d’Italia e dopo la visita del presidente Prodi, nessuno ne parla più, ma qui la situazione resta grave, è emergenza». Emergenza acqua, inquinamento, contaminazione batterica, e anche disoccupazione: questa mattina i principali quotidiani calabresi annunciavano, infatti, la possibile perdita di 2000 posti di lavoro. Per concludere allarme turismo. Una stagione turistica buttata via, con danni ad attività commerciali, villaggi, alberghi isolati e a tutto il “litorale degli dei”, «almeno un paio di anni e diversi milioni di euro per ripristinare la situazione sempre che non ci si fermi mai» avverte l’ingegnere «c’è ancora gente con la casa invasa dall’acqua, e troppa gente che punta a fare il manager invece che i manovali della situazione».

Fabbriche danneggiate gravemente: al cementificio sono arrivati 200 operai extra ad esempio, per non parlare della statale 18 che collega Vibo città con la zona marina, tutta franata e isolata. Longobardi, il paese a metà strada fra la collina e il mare, è stato letteralmente invaso dall’acqua e sfollato. La zona del Pennello a Bidona, invece, è tutta coperta di fango e in tutta l’area colpita non c’è corrente elettrica. «Si sono rotti i ponti di collegamento – racconta Callipo – sono saltate le condotte fognarie, e questo costituisce un grave pericolo di contaminazione batterica per l’ambiente e per la gente del luogo visto che ora i carichi organici non sono più sotto controllo come prima non essendo più diretti agli impianti di depurazione. Tutto il versante ovest di Vibo che si affaccia sul mare è franato, e il terreno smosso con un altro temporale violento potrebbe provocare il trasporto di altra massa solida a valle continuando il lavoro già fatto dagli smottamenti di giorni fa. Bisogna prima bonificare i siti, eliminando l’acqua stagnante sia dal terreno che dagli edifici per poi ripristinare un po’ alla volta i servizi di adduzione acqua, la raccolta fogne e le condotte elettriche».

L’assistenza alla popolazione poi, resta l’altro punto grigio. L’acqua che già normalmente scarseggia in queste zone d’estate, ora comunque non può essere usata né per lavarsi né per cucinare. Giusto nelle zone più disagiate sono arrivati viveri e cisterne d’acqua. E poi c’è la stagione di molti villaggi della zona colpita interamente annullata, con annessi danni economici a sei cifre anche alle strutture e alla spiaggia adiacente. Tutto quello che era nelle fogne ora galleggia a mare. «Il divieto di balneazione campeggia su tutta l’area comunale di Vibo, tra Vibo Marina e Briatico, continua Callipo, senza contare che i tonni allevati nella zona sono morti mettendo in ginocchio anche gli stabilimenti di pesce in scatola».

Gli allarmismi certo non aiutano ma bisogna essere realisti. «Più che inquinamento c’è molta sporcizia - spiega Mimmo Laria, sindaco del comune di Ricadi sul litorale tropeano e direttore di un grosso villaggio della zona – ma il guaio vero è che non abbiamo industrie chimico-biologiche in grado di ripulire tutto rapidamente. Occorre meno politica e più investimenti sulle aziende del posto con mezzi meccanici che non si limitino a mettere al riparo la gente temporaneamente, ma ne consentano presto il ritorno a casa».

Rita Salimbeni

12 luglio 2006

 

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