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“Calabria
Ora ” – Venerdì 12 maggio 2006 - pag.
28 |
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Bandiere
blu e un mare che continua a piangere
L’analisi
del portavoce di Legambiente Lorenzo Passaniti
La commedia
calabrese riparte. Dal solito punto. Con lo stesso capitolo.
Una storia vecchia come la terra che l’accoglie e la ispira.
La storia dei paradossi, delle domande senza risposta, dei tanti
omissis. La terra tra mare, collina e montagna. La terra dai
colori che ammaliano, incantano. Storia vecchia, anno nuovo.
Estate che avanza, bandiere che incombono.
Premi, attestazioni che uno dietro l’altro affliggono
i comuni che vivono di turismo, ma che ogni anno attendono un
attestato che non arriva. Perché? La domanda è
lecita. La risposta meno.
Atto primo. Esiste un’estate che volge al termine. Amministratori
incalliti guerreggiano sulle testate giornalistiche a causa
del famoso “inquinamento” che oramai costituisce
la piaga della regione votata al turismo. Scuse, promesse, dati
imperversano in ogni dove. Gente armata della strumentazione
più sofisticata invoca giustizia. E il mare piange.
Atto secondo. Arriva l’inverno. Gli ardori si placano.
Analisi, studi, dati. La quiete dopo la tempesta. Ma il mare
piange. Ancora.
Atto terzo. Primavera. Le varie fondazioni, associazioni iniziano
ad elargire bandiere gialle, verdi, blu, ai siti di maggior
prestigio. Vengono premiate le migliori spiagge, coste, acque
pulite, porti.
Epilogo: il mare calabrese piange.
Le tre stagioni, non di Vivaldi, narrano la commedia della regione
che vanta le coste più belle d’Italia, ma che come
coperte da un velo, puntualmente, risultano le meno “valorizzate”,
per utilizzare un eufemismo.
Giugno 2006. La Fee (Foundation for environmental education)
inizia a distribuire l’ambito riconoscimento, a livello
europeo, costituito dalle cosiddette Bandiere blu. Destinatari
di tale premio sono le spiagge e gli approdi turistici. Premi
che vengono assegnati per qualità delle acque, qualità
della costa, servizi e misure di sicurezza, educazione ambientale
e per quanto concerne gli approdi: qualità del sito,
servizi e misure di sicurezza, educazione ambientale ed informazioni.
Bandiere che sventoleranno in Calabria: quattro su 800 km circa
di costa.
Ma perché, come? Questi gli interrogativi posti a Lorenzo
Passaniti, rappresentante di Legambiente.
«Quello delle bandiere blu è un premio ambito per
la nostra regione. E sicuramente ne meriteremmo molte più
di quattro. Un numero esiguo che non riflette la realtà.
Per accedere a questo premio – spiega Passaniti –
l’amministrazione locale dovrebbe fare richiesta alla
Fee e presentare i questionari relativi al proprio comune. Questo
è un punto fondamentale, perché costituirebbe
la prova che l’amministrazione monitora periodicamente
il territorio, in questo caso il mare, cercando di contribuire
a migliorare la qualità e di conseguenza valorizzando
la risorsa che, proprio, nella nostra regione costituisce oltre
ad un patrimonio inestimabile, una fonte di ricchezza. Sicuramente
– continua il rappresentante di Legambiente – il
problema dell’inquinamento marino esiste e ci penalizza.
Ma è anche vero che è molta l’indifferenza
che regna in questo campo. Si dovrebbe puntare su due cose:
monitoraggio continuo, ossia mese per mese, delle nostre acque
e gestione ambientale costiera corretta e attenta. In modo che
il residente e il turista possano essere sempre aggiornati sullo
stato del mare e se ne abbia un beneficio a 360°».
Una spiegazione lapidaria, semplice che snocciola il problema.
Esiste un’associazione che a livello europeo controlla
il lavoro dei comuni i quali inviando dati, analisi risultati
relazionano sulle situazioni reali. Esistono, poi, dei siti
più o meno meritevoli dei premi, e soprattutto è
tutta questa organizzazione che contribuisce a fare sviluppare
una nuova coscienza: gestione ed educazione ambientale come
veicolo per una migliore qualità di vita.
Una domanda a questo punto nasce spontanea: come mai non esiste
una spiaggia, un porto che nella provincia vibonese e cosentina
rientri in questi parametri? C’è solo pattume?
Non esiste neanche un sito che riesca a salvarsi? I dati sono
stati inviati? I comuni hanno monitorato il territorio, facendo
analisi, controlli? La richiesta alla Fee è stata fatta
da tutti i comuni? Qual è il problema da risolvere? Quale
il lato da osservare?
Domande che attendono una risposta. Perché chi vive in
questa terra dovrebbe sapere cosa accade, dovrebbe essere informato
se il mare è talmente inquinato da non meritare una bandiera
blu o se semplicemente nessun dato è stato inviato.
Un tempo la Calabria era la terra del mare invidiato, oggi forse
non sarà consigliata da nessun operatore turistico. Domani
chissà se si saprà perché. E intanto il
mare continuerà a piangere.
Stefania
Marasco