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“Calabria Ora” – Martedì 11
novembre 2008 - pag. 34 |
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Il sognatore rompiscatole
Nel regno degli
ignavi e degli accidiosi, poteva anche lui limitarsi alla
vita d’ufficio. Quindi tornare a casa,
tra le braccia di sua moglie, e giocare con i suoi due bambini.
E la domenica passeggiare in piazza o dedicarsi a qualche hobby.
Poteva trascurare numerosi impicci. La politica, quella che
tanto non cambia mai. L’ambiente, quello che tanto lo
distruggono lo stesso. E invece no, Franco è sempre
stato di testa dura. Fissato con il mondo da salvare, la costa
da difendere, il mare da proteggere, la politica da ripulire,
le amministrazioni che rispondono solo al cittadino. Franco
doveva farsi una ragione. Perché in fondo ci sono tante
persone perbene a questo mondo che campano, pur onestamente,
facendosi i fatti loro. Che il 27 di ogni mese lo stipendio
lo prendono lo stesso. Che vivono e lasciano vivere, e talvolta
anche morire. E che accettano pure che ci siano i cattivi attorno,
l’importante è che si scannino tra loro. Per il
quieto vivere basta fingere che non esistano. O, al limite,
concedergli il minimo indispensabile per lasciarti in pace.
Ma Franco no, Franco è diverso. E’ uno che pensa
che un mondo migliore è possibile. Che bazzica con quelli
di “Goletta Verde”, e che prende i bambini delle
scuole e li porta a raccogliere spazzatura sulle spiagge e
nei fiumi. E’ uno dei pochi ai quali danno fastidio quei
pittoreschi ecomostri che hanno dilaniato uno dei tratti di
costa più suggestivi del Mediterraneo. E che non voleva
quella colata di calcestruzzo, sulla Grotta dell’Eremita,
necessaria per costruire il porto turistico di Ricadi. Un sognatore,
un perditempo. Si era pure rimboccato le maniche preparando
per le primarie del Partito Democratico una sua lista, sganciata
da quei vecchi marpioni dei “capicorrente”. Ha
provato a giocare al piccolo politico e di voti ne ha raccolti
tanti, ma non a sufficienza. Proprio come quando si candidò a
sindaco di Ricadi. Pensava che bastasse mostrare la sua faccia
pulita per vincere. Ma si sbagliava. Franco era così e
così è rimasto. Fino all’altra notte, quando
qualcuno è andato fin sotto casa a ricordargli come
si vive da queste parti. Perché il rischio, di fronte
ai rompiscatole come Franco, è che i cattivi non possano
più fare i loro porci comodi e, soprattutto, che altri,
nel mondo degli ignavi e degli accidiosi, possano iniziare
a ragionare come lui e a comportarsi come lui. E allora è possibile
che le cose cambino laddove non devono cambiare.
Assisteremo adesso alla solita gara di solidarietà a
mezzo stampa, ai soliti consigli comunali aperti e di facciata
contro la criminalità e a roboanti dichiarazioni di
vicinanza. E nessuno capirà (oppure ognuno fingerà di
non capire) che per far sentire meno solo uno come Franco bisognerà tentare
di essere quanto più simili a lui. Si diventerebbe tutti
un po’ più sognatori, non più perdenti,
di fronte a chi quotidianamente violenta la realtà in
cui viviamo. Non più perdenti, di fronte a chi di notte
prova a mandare in fumo ciò in cui credi.
Pietro Comito