Una
notte da far west, laddove la mala tenta di riappropriarsi
di un territorio che la controffensiva
dello Stato gli aveva sottratto. Teatro dell’improvvisa
escalation, che riporta il terrore sulla Costa degli
dei, è la frazione Santa Domenica di Ricadi. Prima
vittima di un raid in tipico stile mafioso è Franco
Saragò. Dipendente dell’amministrazione
provinciale, dirigente di primo piano di Legambiente,
presidente dell’Ambito territoriale caccia Vibo
Valentia 2, componente del consiglio direttivo del Parco
regionale delle Serre e esponente di rilievo del Partito
democratico ricadese, Saragò è figura rara
nel panorama vibonese. E’ un ambientalista convinto,
che negli anni si è sempre schierato in prima
linea, mettendoci la faccia e conducendo intense battaglie
per la legalità e contro la cementificazione selvaggia
di uno dei luoghi più belli del Mediterraneo.
In passato è stato anche dirigente nazionale della
Margherita, componente del collegio dei probiviri, nonché consigliere
comunale di Ricadi, centro della costa in cui storicamente
hanno trovato convergenza gli interessi del clan Mancuso
e La Rosa, con evidenti influenze anche da parte delle
cosche provenienti dalla Piana. Nella notte tra domenica
e lunedì, tra le 2.40 e le 2.45, gli emissari
della malavita si sono recati in via Monumento, dove
Saragò vive, assieme alla moglie e ai suoi due
bambini, in una casa su due livelli. Hanno cosparso con
del liquido infiammabile la sua Alfa 33, dando così fuoco
ad una miccia legata alla sua vecchia Arna, sul cui cofano
era stata lasciata una tanica di benzina. In pochi minuti
si è scatenato un rogo infernale, che ha anche
attaccato le vicine finestre della sua abitazione. Franco
Saragò, che dormiva al piano superiore, è stato
svegliato dall’asfissiante fumo che saliva su per
le scale ma, improvvisandosi pompiere, è riuscito
ad evitare guai ben peggiori. Poteva essere strage. Dopo
pochi minuti sono giunti sul posto i vigili del fuoco,
il comandante della stazione carabinieri di Spilinga,
Francesco Cocciolo e i poliziotti del Posto fisso di
Tropea. Già nelle prime ore della mattina, il
noto ambientalista ha ricevuto numerosi attestati di
solidarietà di fronte ad un episodio destinato
a destare evidente clamore. «E’ assurdo quel
che è successo – ha evidenziato Saragò -
Non so che spiegazione darmi. E’ evidente che si
sia trattato di un fatto intimidatorio. Ma non riesco
a collegare nulla con il presente, penso più al
passato. Oltre gli interessi che può aver intaccato
la mia attività politica, non vedo altro».
Ancora scosso, commenta con evidente amarezza quanto è successo: «Siamo
stati fortunati, perché poteva davvero accadere
l’irreparabile. Sono molto dispiaciuto per mia
moglie e per lo spavento che hanno avuto i miei bambini.
Penso che per la nostra comunità sia una perdita
di democrazia».
Santa Domenica, però ha subito nella stessa notte
tra domenica e lunedì una vera e propria catena
di attentati. Dopo quello perpetrato contro Franco Saragò,
infatti, un altro atto intimidatorio è stato compiuto
ai danni di Giovanni De Pascali, piccolo imprenditore
edile, il cui escavatore, posteggiato nel piazzale di
via Calvario, di fronte alla sua abitazione, è stato
dato alle fiamme. I danni ammontano a circa 20 mila euro.
A pagare a caro prezzo la notte di fuoco nella frazione
ricadese, anche un cittadino slavo di 41 anni, proprietario
di una Alfa 147, parcheggiata in via dei Gesuini e gravemente
danneggiata dalle fiamme.
p. com.