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“La
Nuova Ecologia” – Lunedì
10 novembre 2008 |
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Raid contro un attivista di Legambiente
In fiamme due auto e l’ingresso di casa
Ricadi,
provincia di Vibo Valentia. Tragedia sfiorata questa notte
in casa
di Franco Saragò, che da anni con il circolo
locale di Legambiente denuncia abusivismo e speculazione edilizia.
La testimonianza dell’ambientalista aggredito.
Franco Saragò è uno di quelli, pochi a dire
il vero, che in Calabria denunciano da anni abusivismo, speculazione
edilizia, scarichi fognari illegali e dissesto del territorio.
Forse a qualcuno le denunce dell’esponente regionale
di Legambiente non sono andate giù, a tal punto che
questa notte – intorno alle 2 – sotto casa sua
a Ricadi, in provincia di Vibo Valentia, sono state bruciate
due automobili di sua proprietà. A prendere fuoco ad
opera di ignoti anche un’altra macchina e un escavatore
parcheggiati in paese.
L’incendio ha provocato l’esplosione dei vetri
dell’abitazione al primo piano e la diffusione delle
fiamme all’interno della casa dove dormiva l'intera famiglia.
Solo grazie all’aiuto dei vicini, che hanno contribuito
a spegnere le fiamme, si è evitata la tragedia. «Pensavo
che fosse un temporale – ci racconta al telefono Saragò – Sentivo
dei rumori nelle scale e sono sceso a vedere. Appena ho aperto
il portone fiamme e fumo mi hanno assalito. Pensavo a un incendio
in casa di mia madre, che vive sotto di me, al piano terra.
Per fortuna con due estintori e con l'aiuto dei vicini ho placato
le fiamme. Una delle auto ha un impianto a gas: in casa mia
c’erano mia moglie e i miei figli, sotto mia madre. Poteva
essere una tragedia. Dobbiamo ritenerci fortunati se si è distrutta
una finestra e la scala è annerita dal fuoco».
Gli altri mezzi incendiati erano di un piccolo imprenditore
e di un cittadino straniero. Probabilmente un diversivo per
distogliere l’attenzione dal vero obiettivo del raid.
Franco Saragò, presidente del circolo Legambiente Ricadi,
membro della segreteria di Legambiente Calabria e consigliere
comunale di opposizione fino a due anni e mezzo fa, non riesce
a individuare un preciso movente. «Anche pensando alle
denunce su abusivismo, speculazione edilizia e scarichi fognari
non riesco a individuare un singolo episodio. Io e gli amici
del circolo queste denunce le facciamo quotidianamente e non
da ieri. D’altronde siamo in un territorio ad alta densità mafiosa
e alta densità alberghiera. Ho anche pensato a un tentativo
di estorsione legato a una piccola casetta appena ristrutturato
nel centro storico. Ma avrebbero fatto un danno lì e
comunque avrebbero lanciato qualche avvertimento mentre iniziavano
i lavori. Non so, una tanica di benzina davanti all'ingresso...».
«Condanniamo con forza i responsabili di quest’azione
vigliacca che non impedirà comunque ai rappresentanti
di Legambiente di proseguire nell’attività di
denuncia dell’abusivismo edilizio e dell’illegalità in
Calabria» ha dichiarato il presidente del regionale Nino
Morabito. «Vogliamo che le nostre denunce si trasformino
in fatti – aveva detto Saragò in occasione del
passaggio di Goletta Verde sulle coste calabresi la scorsa
estate – Vogliamo che si spezzi una volta per tutte questa
catena di scempi atti a depredare il territorio dalla sua naturale
bellezza a vantaggio di pochi. Ci sono Comuni, come quello
di Ricadi che, in seguito alla modifica di una norma del piano
regolatore, hanno consentito l’edificazione a soli 30
metri dalla spiaggia, deturpando le coste e impedendo in più parti
l’accesso alla spiaggia, danneggiando così l’economia
del territorio».
In Calabria il 90% dei Comuni conta ancora abitazioni in aree
di esondazione, e appena il 13% realizza un lavoro di prevenzione
per contrastare le alluvioni. «Vogliamo esprimere tutta
la nostra solidarietà a Saragò, al quale siamo
grati per l’infaticabile lavoro svolto contro gli abusi
edilizi e per riaffermare i principi della legalità in
un territorio particolarmente tartassato – ha aggiunto
il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – Confidiamo
ora sull’efficacia delle attività delle forze
dell’ordine per fare piena luce sull’accaduto».
Raffaele Lupoli