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“Calabria Ora ” – Lunedì 10 luglio 2006 - pag. 36

 

I danni causati dall’alluvione potevano essere ridimensionati


L’alluvione non era del tutto inevitabile, ma, purtroppo, l’ennesimo disastro ambientale si è verificato, e questa volta con un carico di vittime umane. L’evento climatico, che i Verdi da anni denunciano, era prevedibile, anche se molti non hanno voluto ascoltare e si preannunciavano i danni, dovuti al dissesto idrogeologico, all’aumento del numero dei fenomeni dovuti al riscaldamento del pianeta e al disordine geourbanistico. Il controllo e la prevenzione, finalizzati a mitigare la virulenza dei fenomeni, a carico di Comuni, Province e prefetture creano una contraddizione, in quanto si chiamano a pianificare gli interventi di soccorso e le eventuali ricostruzioni proprio coloro che in genere non si accorgono degli insediamenti che vengono progettati non rispettando le regole. E’ auspicabile, quindi, che si scorpori la Protezione civile dalle competenze di quegli enti appena citati, non potendo essi essere controllati e controllori. Servono a poco i summit, mentre sarebbero utili controlli del territorio e delle attività che su di esso si insediano. Che il fenomeno fosse imprevedibile, quindi, è un concetto espresso dal responsabile nazionale Bertolaso e non una verità assoluta. Viviamo, infatti, in una società dove delle priorità ambientali si parla poco e se lo fanno i Verdi vengono accusati di catastrofismo, mentre la nostra classe dirigente è impegnata in dispute per l’occupazione del potere, quando si cementifica la collina, le coste e si moltiplicano gli insediamenti anche in prossimità dei corsi d’acqua. Sulle pagine di Repubblica, Giorgio Bocca auspicava si pagassero i contadini perché ritornassero a coltivare la terra come in passato. Un consiglio mai ascoltato, anche se tonnellate di detriti sono venute giù da costoni fresati, fino a formare uno strato di terra friabile che scivola giù alle prime piogge. Inoltre, si deve registrare che non si controllano le colline, non si assicura la regimentazione delle acque piovane, non si controllano i canaletti, non c’è uno studio sulla natura geologica dei costoni e non si impedisce che su di essi spuntino ulteriori insediamenti. I fossi di scolo delle acque meteoriche non si puliscono e in alcuni casi, assoggettati a proprietà private, sono ostruiti. Sulle strade non vi sono più i cantonieri, la manutenzione si esegue con i mezzi “moderni” e non si provvede a rimuovere e estirpare arbusti che ostruiscono i canali realizzati in passato. Le nostre città diventano sempre più impermeabilizzate, non vi sono cunette, l’intubatura è spesso inefficiente, senza pendenze, ostruita da detriti, come anche il sistema fognario. In particolare, il comune di Vibo, non assicura la pulizia dei torrenti e dei fossi che in passato hanno costituito lo sfogo naturale, e che ora sono ricettacolo di ogni tipo di rifiuto, costituendo un pericolo perché l’acqua non defluendo crea caverne sotterranee, e ciò spiega i crolli improvvisi. I crepacci e le depressioni naturali sono stati prima utilizzati come discarica per materiali di risulta, poi coperti con l’intento di strappare ulteriori spazi da cementare. C’è una convinzione, errata, secondo cui si difende il clima solo attraverso accordi planetari, mentre è ormai acclarato che si devono programmare interventi localizzati. Da tutte queste valutazioni emerge quanto i nostri dirigenti pensino alla questione ambientale. Per questo ora è necessario intervenire cosicché le persone non siano morte invano. Cominciando subito da un serio progetto di tutela del patrimonio ambientale, che vada dal monitoraggio quotidiano delle criticità citate, ad un serio studio geo-morfologico del terreno, cercando nei comuni le vecchie mappe e sovrapponendovi fotogrammetrie aggiornate per ripristinare cunette, canali, fossi così come i nostri padri li avevano costruiti, partendo dall’osservazione dei fenomeni atmosferici e assecondando i profili del territorio. Non aspettiamo altri disastri, non ci piace dover dire sempre: ve lo avevamo detto!

Pietropaolo Gaetano
Verdi - Briatico

 

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