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“Il
Quotidiano della Calabria”
– Sabato 8 settembre 2007
- pag. 20 |
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La Regione con le sue concessioni complice
indiretta dei pochi spazi liberi e del caro spiagge
I grandi affari dei titolari dei lidi
Per 200 mq a Grotticelle un imprenditore paga 190 euro a stagione
L’ESTATE volge al termine. Anche senza guardare il calendario
ce lo ricordano le prime piogge e il calo della temperatura.
Un’estate che secondo varo osservatori non è stata
molto positiva per quanto concerne la presenza di turisti,
in un settore cioè vitale per l’economia del Vibonese.
E di ciò a lamentarsi sono o dovrebbero essere gli operatori
turistici, intendendo con questi i titolari di impianti in
genere, residence, villaggi, alberghi ristoranti, pizzerie,
negozi e quant’altro ruota attorno al turismo. Ma è anche
vero che non mancano “colpe” di diversi imprenditori
o pseudo tali sulle quali in verità questo giornale
si è fatto portavoce col senno di… prima. Ci riferiamo
per sciogliere subito l’enigma al caro-spiagge che è anche
una conseguenza dell’occupazione che qualcuno ha definito “selvaggia” degli
spazi del litorale, tanto che trovarne uno libero sia pure
di ridotte dimensioni, è stata una vera e propria impresa
e non sempre coronata da successo. Non vi è quindi dubbio
che l’occupazione delle spiagge pubbliche da parte dei
titolari di concessione è stato, nella stagione che
va terminando, uno dei “tormentoni” che in verità non
ha riguardato solo questa provincia. Lo suffragano le telefonate
e lettere di protesta sui giornali centrate sul caro-ombrelloni
e sul caro-sedie a sdraio. E ancora le accuse nei confronti
degli operatori, che hanno determinato polemiche anche aspre,
per aver “chiuso” le spiagge. Così come
non sono mancate denunce per titolari di lidi completamente
abusivi o iniziative come quella dei Verdi che davanti a tutte
le spiagge italiane hanno distribuito un opuscolo con la carta
dei diritti del bagnante.
Insomma, si è visto di tutto e si è parlato oltremisura
su questa occupazione crescente di un bene come gli arenili
che dovrebbero essere di tutti. E’ giusto pertanto che
la Regione Calabria debba disporre tutte quelle concessioni
che i cittadini hanno visto quando hanno messo piede sulle
spiagge? E tali concessioni sono state assegnate dopo aver
ponderato con l’equilibrio richiesto dall’interesse
pubblico le ragioni dell’imprenditore e quelle del bagnante?
Sì certo, è impossibile non vedere che i tratti
di spiaggia libera in questi anni si sono sensibilmente ristretti.
Specialmente in zone di grande richiamo turistico e di vasti
arenili come Vibo Marina, Zambrone, Ricadi e Nicotera. Il punto,
però, è vedere quanto la Regione (quindi l’erario
pubblico) abbia richiesto agli imprenditori in cambio del sacrificio
dei diritti dei vibonesi e dei calabresi a fruire di una superficie
di spiaggia libera senza dover giocoforza pagarne il soggiorno.
Nel 2002, nel passaggio della lira all’euro, una concessione
di quasi un centinaio di metri quadrati costava ancora abbastanza
poco: circa un milione 750 mila di lire a stagione (periodo
giugno-settembre).
Si pensava che la Regione, negli anni successivi, volesse ricavare
una rendita maggiore da queste concessioni, che, peraltro sono
attribuite dietro semplice domanda, senza la benché minima
selezione dei richiedenti e conseguente graduatoria dei concessionari.
Invece no. Anzi, al contrario, i prezzi delle concessioni sono
diminuiti vertiginosamente. Per esempio, controllando il Bollettino
ufficiale della Regione di fine agosto abbiamo notato che un
imprenditore turistico (o la ditta o società che fa
capo a lui) per avere un pezzo di 200 metri quadrati sulla
spiaggia di Grotticelle di Capo Vaticano, quindi una delle
più ambite dai turisti, ha dovuto sborsare appena 190
euro da giugno a settembre. C’è di più:
la Regione ha attribuito questa e tante altre concessioni mediamente
per cinque anni, fino al 2012. Cinque anni per occupare, a
sole 950 euro, incantevoli tratti di spiaggia, chiuderli e
fittarli a 8-10 euro ad ombrellone a giornata.
In pratica, sono sufficienti poche ore per ripagarsi il canone
quinquennale. Un affarone, insomma. Fin troppo conveniente
per chi ha ottenuto le concessioni. Resta da chiedersi: è possibile
che la Regione svenda – anzi, è il caso di dire
regali – un bene di tutti senza minimamente soppesare
gli interessi in gioco e senza il minimo rispetto per le bellezze
naturali della Calabria?
Domenico Mobilio