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“Calabria Ora” – Sabato 8 settembre 2007 - pag. 31

 

Dove sono finite le spiagge?

Capo Vaticano, i turisti protestano per la “sparizione” di un arenile


La costa di Capo Vaticano, quell’incantevole promontorio del comune di Ricadi che dall’alto domina il “mare degli dei”, quest’anno si è venuta a trovare con qualche spiaggia in meno. Ma, stavolta, la colpa non è stata dell’erosione. A sparire è stata una delle spiagge più belle della costa, quella di Riaci, un’insenatura con al centro l’omonimo scoglio che, partendo dalla battigia, si addentra nel mare per una ventina di metri. La denuncia è partita da alcuni turisti che da anni si recavano in quel piccolo angolo di paradiso a fare il bagno e per godere di uno dei panorami più belli di Capo Vaticano. «A sparire – hanno precisato – è stato un tratto di spiaggia vicino lo scoglio. Quest’anno, al posto di quella sabbia bianca che tanto amavamo, abbiamo trovato una scogliera inaccessibile».
«A questo punto – ha aggiunto D. R. , un architetto romano di 50 anni – vorremmo chiedere al presidente Loiero, che un paio d’anni fa si era scusato con i turisti che si erano trovati a fare il bagno nelle acque inquinate, cosa intende fare visto che, oltre al problema del mare, rimasto insoluto, si è aggiunto anche quello delle spiagge che, da un anno all’altro, si corre il rischio di non trovare più». Forse è proprio questo uno dei motivi per cui molti turisti, i cosiddetti “fidelizzatori”, non hanno fatto più ritorno in Calabria e a Capo Vaticano. Ma, qui, il problema non è costituito soltanto dalle spiagge che spariscono. Ce ne sono molte altre che, pur essendo rimaste al loro posto, sono state date in gestione ai privati che fanno il bello e il cattivo tempo e che sono, quindi, inaccessibili ai più. Per non parlare poi delle strade, provinciali o comunali che siano, che sono costeggiate da rovi e da erbacce secche e che somigliano ormai a croste lunari più che a strade. Manca non soltanto quella “sociologia del turismo” di cui parlava Giuseppe Berto, che proprio a Capo Vaticano aveva casa, ma addirittura quel poco di coscienza turistica con la quale, forse, si potrebbe fermare lo scempio di quelle straordinarie bellezze naturali che il Padreterno ha diffuso a piene mani sul territorio del Capo e che, a vergogna di tutti, non è stato nemmeno elevato ad entità geografica, costringendo i turisti a domandare di qua e là prima di trovarlo. E che dire della sagra della cipolla? Molti turisti hanno lamentato il che un panino con una salsiccia sia stato venduto a quattro euro ed una birra a tre, mentre, poco più avanti, un tartufo di Pizzo ed una birra alla spina siano stati offerti a un “prezzo stracciato”, in perfetta sintonia con quanto si fa nelle sagre del Nord, dove vengono praticati prezzi popolari. E poi ci si lamenta del fatto che in Calabria siano diminuiti i turisti!


Arcangelo Migar

 

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