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“Il
Quotidiano della Calabria” – Sabato 7 agosto
2004 – pag. 15 |
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Vibo Valentia. Domani conferenza stampa di Goletta verde presso
il porto di Tropea
Salvare le oasi di Capo Vaticano
L'obiettivo
è frenare le colate di cemento lungo la costa
VIBO VALENTIA
- Un paradiso naturale di incomparabile bellezza offeso e vilipeso.
Di quella che è stata indicata come
una delle spiagge più belle del mondo, Capo Vaticano -
giorno dopo giorno aggredita da un processo di cementificazione
sfrenata in ragione di uno sviluppo non più sostenibile,
legittimato dalle regole dell'uomo contenute in strumenti urbanistici
che legalizzano gli scempi che distruggono ampie aree incontaminate
- potrebbe fra qualche anno non rimanere più nulla. Non
bastava un Piano regolatore comunale, stravolto grazie ad una
serie di varianti che hanno consentito di costruire strutture
ricettive e villaggi turistici addirittura a trenta metri dalla
battigia, tutto ciò al cospetto di una Regione silente,
incapace di far rispettare le sue stesse regole, quelle che stabiliscono
che non ci può essere alcuna colata di cemento entro i
trecento metri dal mare. Non bastava sanare quei casi di abusivismo
e edilizia selvaggia che dagli anni '60 in poi portarono l'insorgere
di ecomostri su ecomostri lungo lo splendido litorale ricadese.
Sulla striscia di Santa Maria, a Capo Vaticano. Oggi anche sulla
suggestiva Baia di Riaci, dove il cemento del villaggio Le Capannelle
- costato al sindaco Laversa la bandiera nera di Legambiente
- ha preso il posto di quei bungalows di paglia e tufo che qualche
anno fa contribuivano a disegnare un suggestivo quadro tropicale.
A tutto ciò oggi si aggiunge quel progetto per la realizzazione
di un porto turistico nella zona di Santa Maria, al confine con
il comune di Joppolo. Una struttura che andrebbe a cancellare
un luogo di straordinario fascino, in cui regnano una flora rigogliosa
ed una vivace fauna sottomarina. Contro tale progetto si è levata
forte la voce degli ambientalisti. In primo luogo del Wwf, con
il segretario regionale Pino Paolillo, e poi Legambiente con
la presidente regionale Lidia Liotta. E ancora i Verdi con il
leader nazionale Alfonso Pecoraro Scanio, con il deputato Marco
Lion, con il consigliere regionale Diego Tommasi, con la Federazione
provinciale di Vibo Valentia. E poi ancora sono scesi in campo
il senatore diessino Nuccio Iovene, il coordinatore regionale
di Italia dei Valori Beniamino Donnici, i circoli territoriali
di Rifondazione comunista, il conduttore televisivo Lino Polimeni
con la sua "Raggio di sole", il vicepresidente dell'Ordine
regionale degli ingegneri Filippo Mobrici e il gruppo consiliare
di opposizione al Comune di Ricadi "Arcobaleno" guidato
da Franco Saragò. Ma soprattutto, dopo la nostra prima
inchiesta sugli ecomostri che hanno invaso la costa ricadese
- realizzata con tanto di prove fotografiche e soprattutto documentali
- sono scesi in campo i cittadini che hanno telefonato alla nostra
redazione per sostenere la nostra iniziativa di denuncia degli
scempi.
Da allora si è concentrata l'attenzione dei mass-media
su un problema che forse non è stato mai preso in seria
considerazione, quello della salvaguardia del litorale ricadese.
Una questione che ormai è divenuta quasi un caso nazionale.
Un'attenzione che, d'altro canto, sembra destinata sempre più a
crescere con l'arrivo sulla Costa degli dei di Goletta verde.
Ieri pomeriggio gli ambientalisti hanno premiato il sindaco di
Tropea Mimma Cortese, capace di perseguire una politica di sviluppo
infrastrutturale e turistico ecocompatibile, che rende la sua
località una delle mete balneari più ambite dell'intero
panorama continentale. Non sono mancati naturalmente i riferimenti
al "caso Ricadi" che sarà comunque trattato
in maniera approfondita, in tutte le sue sfumature, nel corso
di una conferenza stampa che si terrà questa mattina presso
il porto turistico di Tropea.
Si affronterà il problema della cementificazione selvaggia
e sfrenata di quell'incantevole striscia costiera e della costruzione
dell'approdo turistico nella zona di Santa Maria. Goletta verde
e Legambiente non termineranno qui la loro visita lungo la fascia
tirrenica calabrese. Sempre in merito al "caso Ricadi" si
preannuncia per la mattinata di domani una iniziativa pubblica
di protesta contro la politica degli scempi edilizi, della cementificazione
sfrenata e dello sviluppo insostenibile.
Un fronte certamente ampio a sostegno della campagna d'opinione
lanciata dal Quotidiano, anche se c'è da dire anche che
non sono mancate anche le voci di dissenso, talora anche scomposte.
In particolare quelle di amministratori ed ex amministratori
di Ricadi - che pubblicamente hanno avuto modo di contestare
aspramente le inchieste del Quotidiano - e degli operatori turistici
consorziati in alcune associazioni di categoria. Fra questi diversi
titolari delle strutture che non abbiamo esitato ad etichettare,
in virtù del notevole impatto ambientale causato sul paradiso
naturale della costa ricadese, come autentici "ecomostri".
Ma in fondo, se la nostra colpa è quella di aver denunciato
uno scempio legalizzato che ha distrutto in nome dell'esclusivo
interesse per il profitto un'oasi naturale fino a qualche decennio
fa quasi incontaminata, se il reato è quello di difendere
un patrimonio naturale che non è solo ricadese o calabrese,
ma che appartiene all'intera umanità, allora sì,
siamo colpevoli.
Pietro Comito