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“Calabria Ora ” – Venerdì 7 luglio 2006 - pag. 9

 

L’uniformità dei lutti calabresi

C’è una uniformità geografica nei lutti e nei disastri che fa la “calabresità” più di ogni altra cosa. Varrebbe la pena di non pronunciare più parole. Eppure è con le parole che trasmettiamo il nostro pensiero, la nostra indignazione e soprattutto la nostra determinazione a non mollare, a prospettare un domani diverso. Un evento meteorologico sia pur imprevisto nella sua consistenza, non avrebbe avuto effetti così devastanti se si fosse abbattuto su un territorio curato, in cui gli alvei dei fiumi sono alvei e non suolo edificabile, i boschi sono curati e non abbandonati, le aree franose sono catalogate e monitorate, i canali di scolo sono puliti e non cementificati, l’abusivismo non è tollerato ma combattuto, le “marine”, anche quelle dei posti più rinomati, non sono agglomerati senza reti fognarie, senza collettori di servizio, ecc.
E’ vero, come ha sostenuto il dottor Callipo, che i rischi erano noti. Aggiungiamo noi, non da ieri. E’ noto da secoli che quello calabrese è un territorio fragile sia dal punto di vista geologico che morfologico.
Questa notorietà non ha impedito finora né comportamenti scellerati da parte di singoli cittadini né, ed è la cosa più grave ed inaccettabile, irresponsabilità istituzionali, colpevoli scelte amministrative, politiche e pratiche criminogene di scempio ambientale, pratiche di condono dell’abusivismo, cementificazione selvaggia, spreco di territorio, di risorse finanziarie ed umane.
In oltre trent’anni di regionalismo, mai il territorio, quello urbano e quello agrario, quello costiero, collinare e montano, il suo assetto, le sue condizioni sono state considerate concretamente una risorsa, un bene comune. Mai è stata scelta una programmazione reale su cui orientare l’uso, la fruibilità, lo sfruttamento, ma anche il rispetto, la salvaguardia, il ripristino, il restauro.
Come stridono in queste ore le immagini dell’ennesima tragedia di Vibo con la discussione infinita e inconcludente sul ruolo dei lavoratori idraulici-forestali, la mancata utilizzazione e valorizzazione dei lavoratori lsu della Protezione civile della Calabria, l’inadeguata e controversa funzione dei consorzi di bonifica, l’inadeguatezza delle strutture ordinarie di difesa del suolo e gestione ambientale, la deriva burocratica e parassitaria degli Enti Parchi nazionali, la strumentalizzazione clientelare dei fondi a sollievo disoccupazione.
Parliamo di migliaia di lavoratori in carne ed ossa, oggi sottoutilizzati, lesi nella loro dignità, altrimenti impegnabili in attività direttamente riconducibili alla cura, manutenzione, prevenzione dei rischi ambientali. E parliamo di risorse finanziarie ingenti, che vengono quotidianamente sprecate, piegate ad un uso distorto della spesa pubblica.
Quante altre tragedie ancora ci dovranno essere? E’ un interrogativo che ci siamo retoricamente già posti tutte le altre volte. Avevamo creduto che per davvero con la sconfitta della giunta di centro-destra dell’ex presidente ridens Chiaravalloti si sarebbe imboccata una nuova strada. Niente di ciò è accaduto. La giunta Loiero, si barcamena dentro copioni vecchi e inadeguati. Oltre che sul merito è sul modo di lavoro degli assessori, sull’assenza totale di coordinamento degli Enti sub regionali come l’Afor, l’Arssa, i Consorzi, ecc. che si palesano limiti e negatività.
Non si è respirato finora aria di cambiamento. Non è ineluttabile quello che accade in Calabria. Si può cambiare. Non è solo questione di risorse finanziarie, non è questione di risorse umane. E’ questione di volontà politica e di una chiara scelta programmatica verso un radicale cambiamento del modello di sviluppo.
Le priorità per la Calabria sono e non da oggi: la difesa del suolo e l’assetto idrogeologico del territorio, non gli aeroporti o i porti o le strade o i ponti da costruire; il risanamento urbanistico e la valorizzazione del patrimonio abitativo esistente, non nuove colate di cemento, la difesa della costa e la depurazione delle acque marine, la gestione dei boschi, la manutenzione delle aste dei fiumi e la salvaguardia ambientale.
L’incentivo alla permanenza nelle aree rurali e nella montagna, una pianificazione delle reti idriche, fognarie, energetiche, il consolidamento di centri di osservazione, monitoraggio e controllo delle aree più a rischio.
Leggi a tutela del paesaggio, per la pianificazione urbanistica, per la distrettualizzazione dei contesti territoriali. Coraggio nella demolizione – oggi si dice rottamazione – di tutti gli scempi disseminati nella nostra regione. Di tutto questo finora in Calabria le istituzioni a partire dalla giunta regionale, non si sono occupate, se non per gestire l’emergenza, rispondere alle catastrofi, ripristinare lo status quo ante. Un programma del genere non ha nulla di estremistico, è la sola risposta per ripristinare un rapporto equilibrato, laborioso e proficuo tra noi e il territorio che abitiamo.

Massimo Covello
Segretario generale Cgil Cosenza

 

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