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“Calabria
Ora ” – Giovedì 6 luglio 2006 - pag.
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Sos
ambiente.
Nel mare è finito di tutto
Tratti
del litorale sommersi dalla valanga
VIBO VALENTIA
– Spiagge scomparse sotto migliaia di metri cubi di terra
e fango. Acque marine gravemente inquinate. Il nubifragio di
tre giorni fa ha provocato anche un vero e proprio disastro
ambientale. La furia della valanga giunta dalla collina ha trascinato
con sé di tutto sfociando in mare e lasciando intravedere
chiaramente la scia di diverse condotte fognarie abusive. Fino
a quasi duecento metri dalla battigia, nel tratto compreso tra
Vibo Marina e Bivona, procedendo verso Briatico, le acque si
presentano marroni. E da ieri il mare ha iniziato a raccogliere
anche ciò che finora non aveva assorbito. Buona parte
dei liquami e della fanghiglia rimossi dalle case e dalle vie
delle due frazioni vibonesi attraverso le idrovore e le ruspe
è stata infatti riversata sulla spiaggia e in mare, aggravando
così ulteriormente la catastrofe a cui assiste inerme
il Vibonese. Centinaia di metri quadrati di litorale sono stati
cancellati dalla valanga proveniente dalla collina e dallo straripamento
dei torrenti. Le acque sono al momento impraticabili. Flora
e fauna marina uccise per diverse centinaia di metri lungo la
costa. Ieri mattina in azione, per verificare le condizioni
del litorale vibonese, è giunta una motovedetta del Servizio
di balneazione della Regione Calabria, mentre il ministro dell’Ambiente
Alfonso Pecoraro Scanio ha inviato tre mezzi nautici antinquinamento
per recuperare i rifiuti trasportati dopo l’alluvione.
Sarà disposto un divieto di balneazione a tempo indeterminato,
questo è certo.
Sul fronte del disastro paesaggistico il Vibonese è chiamato
a fare i conti con quelle tre grandi ferite lungo il costone
della Statale 18. Tre grossi canali scavati dall’acqua
che rendono impraticabile l’arteria assassina che ha causato
la morte delle guardie giurate Ulisse Gaglioti e Nicola De Pascali
e del piccolo Salvatore Gaglioti. Nel caso di una nuova violenta
perturbazione, rimanendo così le cose, il rischio di
nuove frane è elevato. Pertanto urgono perentori interventi
d’ingegneria ambientale.
Bisogna anche chiarire il destino di numerose abitazioni abusive
costruite su suolo demaniale dall’inizio degli anni ’70
fino a oggi. Dalla Procura della Repubblica, due anni fa, furono
emesse circa 120 ordinanze di demolizione rimaste disattese
a causa di un contenzioso generatosi tra ministero della Giustizia
e ministero della Difesa. Il regime di totale deregulation e
la cementificazione selvaggia a pochi metri dalla battigia non
ha fatto altro che aggravare il disastro scaturito da quella
che per Vibo Valentia è stata la tempesta del secolo.
A nulla fin qui sono servite denunce contro gli ecomostri e
l’intasamento delle condotte di scolo. Il cataclisma che
si è abbattuto inclemente contro Vibo Valentia adesso
sia da monito per un’intera classe dirigente che colpevolmente,
per anni, ha distolto lo sguardo, rendendosi complice dello
scempio naturale consumatosi sul territorio.
Pietro
Comito