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“Calabria
Ora ” – Giovedì 6 luglio 2006 - pag.
17 |
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Tirreno,
cinque lidi “off-limits”
I
numeri dei prelievi della Goletta Verde su diciannove siti inquinati
COSENZA –
In uno dei momenti più tristi della Calabria, la Goletta
Verde di Legambiente era lì, ancorata al porto di Tropea
dopo un’esplorazione durata l’intera ultima metà
della primavera e sino all’inizio di questa estate, lungo
tutte le coste alla ricerca di giudizi sul vero stato di salute
del nostro mare.
L’equipaggio a bordo del natante non poteva non restare
colpito dal disastro che a pochissima distanza si stava consumando.
La relazione di Goletta Verde apre infatti con un messaggio
di tristezza per quanto abbattutosi nella provincia di Vibo
Valentia.
«E’ vicino al dolore della popolazione colpita dal
violento nubifragio – si legge all’inizio della
nota diffusa martedì dall’ufficio stampa di bordo
– che si è abbattuto ieri sul vibonese, l’equipaggio
della Goletta Verde di Legambiente, ormeggiata nel Porto di
Tropea per diffondere i risultati delle analisi sulla qualità
delle acque di balneazione del tratto tirrenico calabrese».
I risultati di quell’esplorazione non disegnano una situazione
irrimediabilmente compromessa. L’inquinamento c’è,
è destinato sicuramente ad aumentare con l’incremento
dell’affluenza turistica ma, è altrettanto possibile
recuperare tanto. Non certamente nell’estate in corso,
ormai. Vieppiù dopo il nubifragio, in cui gran parte
della rete fognaria è rimasta danneggiata.
Un danno che in questo caso arriva dopo la beffa, considerato
che proprio nel vibonese, alla foce del fiume Mesima, già
si registrava la più grave condizione di inquinamento
marino.
«A determinare il pessimo stato di salute del Mesima –
scrive Goletta Verde, sulle dichiarazioni di Franco
Saragò della segreteria regionale di Legambiente
Calabria – sono i reflui non depurati dei Comuni dell’entroterra
che finiscono nelle fiumare».
La relazione del movimento ambientalista si sofferma spesso
sull’eccessiva “causa antropica” dei mali
che affliggono il mare calabrese, con particolare riferimento
all’aggressione urbanistica delle coste.
L’esempio limite evidenziato da Franco Saragò è
quello del comune di Ricadi dove, secondo l’esponente
della segreteria di Legambiente, la situazione è aggravata
«dalla cementificazione selvaggia, legalizzata –
sottolinea Saragò – da un piano regolatore che
consente di edificare a 30 metri dalla costa».
I lettori ricorderanno la spiacevole vicenda – di qualche
giorno fa – del turista tedesco imbattutosi a bordo della
sua canoa nel bel mezzo di una fogna a pelo d’acqua, con
tanto di ratti galleggianti tra la schiuma. Nella tabella stilata
dall’equipaggio di Goletta Verde, è infatti la
provincia di Vibo Valentia a registrare il maggiore grado di
inquinamento rispetto alle altre località del tirreno
“scandagliate” dal natante di Legambiente.
In sintesi, su diciannove prelievi effettuati, sono ben cinque
i siti, secondo Goletta Verde, inaccessibili ai bagnanti estivi.
Luigi
Guido