|
“Calabria
Ora” – Martedì 6 giugno 2006 - pag.
11 |
|
Ilaria
Alpi, un labirinto infinito
La
magistratura di Reggio Calabria tenta di ricostruire l’intera
vicenda
REGGIO
CALABRIA – Continuano i misteri che accompagnano la morte
di Ilaria Alpi, la giornalista del Tg3 uccisa a Mogadiscio (Somalia)
con il suo operatore il 20 Marzo 1994.
E già a distanza di anni, infatti, si scopre adesso che
il plico sigillato contenente gli atti di indagine del Comandante
De Grazia, che stava indagando sulle navi cariche di rifiuti
tossici e sui traffici internazionali era stato violato e cha
da esso mancavano i documenti di ben 10 carpette. In queste
carpette ci doveva essere anche il certificato di morte di Ilaria
Alpi trovato da De Grazia nel mese di ottobre del 1995 tra la
numerosa documentazione sequestrata a maggio dello stesso anno
a Garlasco (Pavia) in casa di Giorgio Comerio. Aveva trovato
documenti che accertavano rapporti tra il signore della guerra
Alì Mahadi e lo stesso Comerio, rapporti risalenti al
giugno 1994. Tra questi c’era dunque anche una copia fotostatica
del certificato di morte della giornalista. Il ritrovamento
destava l’attenzione degli investigatori, per cui si provvedeva
alla traduzione immediata dei fax sequestrati al Comerio, da
cui si evinceva che offriva ad Alì Mahadi signore della
guerra somalo cinquemila marchi tedeschi per ogni affondamento
di container pieni di rifiuti (sistema Drone).
Successivamente a questi fatti trovando conferma dall’indagine
che si trattava di affondamenti dolosi, il magistrato Francesco
Neri trasmetteva per competenza i documenti dell’indagine
di Ilaria Alpi alla Procura della Repubblica di Roma (Dr. Pitittto)
e l’indagine principale alla Procura della Repubblica
di Reggio Calabria in data 27/6/96. Alberto Cisterna, della
Procura di Reggio Calabria, avuta assegnata l’inchiesta
dopo il mancato ritrovamento della Rigel affondata al largo
di Capo Spartivento richiedeva l’archiviazione, accolta
dal Gip, Adriana Costabile.
Dunque il magistrato Neri sapeva quello che aveva trovato De
Grazia e sapeva pure che la Procura della Repubblica di Reggio
Calabria aveva accertato con apposito verbale di “apposizione
e rimozione” di sigilli che il plico sigillato contenente
gli atti di indagine del Comandante De Grazia era stato violato
e da esso mancavano i documenti e che era stata rinvenuta anche
l’assicurata n. 3806 spedita il 20/8/96 alla Procura presso
il Tribunale di Roma. Lui stesso, infatti, prima di essere denunciato
dal presidente Taormina il 12 maggio del 2005 aveva segnalato
alla Commissione e al presidente Taormina quanto riscontrato.
Il 18 gennaio 2005 infatti è stato ascoltato dalla Commissione
Parlamentare d’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi, presieduta
da Carlo Taormina. In quell’occasione Neri confermava
quanto riferito nella precedente audizione, e narrava tutto
l’excursus dell’indagine. Neri, evidenziava che
i documenti concernenti i rapporti tra Alì Mahadi e Comerio
erano stati trasmessi per competenza al PM di Roma e non essendo
al momento in possesso dei nominati documenti, invitava il Presidente
ad effettuare l’acquisizione presso la Procura di Reggio
Calabria, dove gli atti processuali erano custoditi in ben 43
plichi sigillati. Gli inviati dalla Commissione Parlamentare
giunti a Reggio Calabria non rinvenivano i documenti citati
dal Dr. Neri. Il Presidente Carlo Taormina in quota a Forza
Italia allora trasmetteva gli atti in data 15/4/05 alla Procura
di Roma, perché procedesse nei confronti del Magistrato
Reggino per il reato di falsa testimonianza. Accadeva però,
che l’On. Taormina commetteva un errore procedurale. Infatti
al momento dell’audizione del Dr. Neri, faceva giurare
quest’ultimo, in violazione dell’art. 13 comma terzo
del regolamento interno della Commissione, che vieta alle alte
cariche dello Stati ai Magistrati incaricati di procedimenti
relativi agli stessi fatti che formano oggetto dell’inchiesta
di prestare giuramento. La Procura della Repubblica di Roma
in data 20 dicembre 2005 formulava richiesta di archiviazione
proprio perché era stato violato tale principio che regola
le sedute di audizione dei testimoni di fronte la Commissione.
Il Gip di Roma in data 20 gennaio 2006 emetteva decreto di archiviazione
nei confronti del Dr. Neri. Intanto però il Procuratore
della Repubblica di Reggio Calabria Antonino Catanese si limitava
solo a comunicare alla Commissione che non era stato trovato
il certificato di morte e l’assicurata attestante la trasmissione
degli atti alla Procura Romana.
A tutto questo si aggiunge il mistero su una assicurata spedita
dal magistrato: il numero cronologico dell’assicurata
che sarebbe stata emessa alla Procura di Roma reca una data
incomprensibile cronologicamente con le date delle altre assicurate
aventi numero 3810, 3812, e 3814 spedite il 29 giugno 96. Per
cui l’assicurata 3806 non è stata spedita il 29/6/96
per come erroneamente attestato dalla cancelleria. E riferendosi
l’assicurata al protocollo n. 125/96 non può essere
riferita alle altre assicurate aventi protocollo 125/96 Esecuzioni
Penali. A riprova il protocollo 125/96 si riferisce per come
attestato dai registri della Procura come documento in entrata
e non in uscita, per cui l’assicurata rinvenuta non potendo
riferirsi al protocollo 125/96 e a quello 125/ Esecuzioni Penali
non può che essere quella comprovante la trasmissione
degli atti da parte del Dr. Neri alla Procura di Roma.
Paola
Suraci