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“Calabria Ora ” – Mercoledì 5 luglio 2006 - pag. 29

 

Il sacco di Vibo Valentia

Un territorio violentato dagli abusi edilizi e dalle concessioni agli amici degli amici

Il nubifragio che l’altro ieri ha seminato distruzione e morte, non è stato soltanto frutto dell’imprevedibilità. Ad affermarlo nei loro interventi il capo della Protezione civile Guido Bertolaso, il viceministro Marco Minniti, il sindaco della città Franco Sammarco. Quest’ultimo, che conosce più da vicino i problemi del territorio, ha parlato di un «uso scorretto» che le amministrazioni passate hanno fatto di alcune frange del territorio che «si è accumulato fino ad esplodere, a scoppiare in tragedia al primo evento eccezionale. Ed è per questo che dico – ha aggiunto il sindaco – che i cinque milioni che Prodi ha messo a disposizione, pur nel ringraziarlo, sono ben poca cosa rispetto ai danni effettivamente provocati. Qui è franato il terreno sotto i piedi, sono franate le strade, è franata una collina, sono state allagate le case. L’unica cosa che posso promettere è che per il futuro non ci saranno certi scempi». Del resto non c’è chi nelle parole del sindaco non veda come in questo ultimo mezzo secolo sia racchiusa tutta la storia di quello che, facendo delle analogie con altre realtà, potrebbe essere ben definito il “sacco di Vibo Valentia”. Basta pensare che questa città, elevata a capoluogo di Provincia, non si è ancora dotata di un Piano regolatore generale. L’ultimo risale a mezzo secolo fa. E non è vero che in questo lasso di tempo, se ne sia sentita la mancanza, che non si sia costruito. Si è costruito eccome. Si è andati avanti a forza di varianti, varianti delle varianti, è il caso di dirlo “ad personam” o per gli amici e amici degli amici con cui si è consentito di costruire sui panorami, esattamente su quel costone che franando è andato a finire lungo la strada, la famigerata statale 18, causando la morte di tre persone. Una strada che risale al tempo dei Romani. Ed a tale proposito c’è chi ricorda un progetto che ammonta a una ventina di anni fa che prevedeva la costruzione di una strada a scorrimento veloce per unire le frazioni marine con la città capoluogo.
L’ultimo protocollo d’intesa tra l’Anas e l’amministrazione comunale, presente anche l’allora ministro dei Lavori pubblici Nesi, è stato siglato qualche anno addietro, dall’allora sindaco Alfredo D’Agostino. «Si è costruito vicino ai torrenti – ha affermato il geologo Francesco Ferrari – restringendo il loro letto, si è costruito sui fossi, otturandoli». Lo stesso onorevole Minniti del resto, a Vibo Valentia unitamente a Prodi, a proposito di abusivismo, ha ricordato la storia delle case abusive costruite a Vibo Marina nella zona “Pennello”, una delle più colpite dall’alluvione di ieri, vale a dire per chi conosce quei luoghi, sulla sabbia del mare, una terra di nessuno e che da sola potrebbe raccontare la lunga storia del sacco di Vibo Valentia.
Una storia davvero emblematica su cui oltre alla mano dell’uomo si è adesso abbattuta anche quella della natura.
Si è appreso intanto che la procura della Repubblica dopo la conta dei danni materiali e fisici, ha aperto una indagine per disastro colposo contro ignoti, anche se gli esperti dicono che era un atto doveroso e dovuto.

Michele Garrì

 

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