Presenti
il sindaco di Ricadi Domenico Laria e il sindaco di Spilinga
Franco Barbalace, l’assessore di Joppolo Valerio
Mangialardo, l’assessore provinciale all’Ambiente
Matteo Malerba, il Presidente Lega Navale di Tropea, Gerardo
Barone Adesi, il coordinatore di Legambiente Calabria
Antonino Morabito e i rappresentanti e il presidente del
Circolo Legambiente di Ricadi Franco Saragò. Dalla
discussione è emerso che a partire dagli anni ’70
sono state autorizzate costruzioni a soli 60 metri dalla
battigia e nel 1998 un’ulteriore variante al piano
regolatore ha consentito il raddoppio della volumetria
e la cementificazione da 60 metri fino a 30 metri dal
mare. «Dopo 30 anni di aggressione selvaggia ci
aspettiamo dall’Amministrazione di Ricadi una netta
inversione di tendenza – dichiara Antonino Morabito,
portavoce nazionale di Goletta Verde – che salvi
la costa degli dei».
«La sfida odierna – si legge in una nota di
Legambiente – è porre un chiaro stop a nuove
richieste con l’introduzione nel nuovo piano strutturale
comunale di distanze di salvaguardia della fascia costiera
e l’avvio della riqualificazione delle strutture
esistenti anche con il recupero delle porzioni di demanio
sottratte alla pubblica fruizione». Per l’associazione
ambientalista l’ecomostro di “Capannelle”
a Riaci, una costruzione abusiva, è di fatto il
simbolo di una strategia illegale che dà la possibilità
di costruire a 30 metri dal mare: riempire la spiaggia
di massi e la riva di scogli artificiali per giustificare
la cementificazione selvaggia celandosi dietro l’erosione
delle coste.
Tra i problemi esposti quello dell’inadeguatezza
dei porti presenti sulla costa calabrese ai quali la Goletta
Verde si è appoggiata in queste prime tappe. «Le
strutture portuali sono utili e necessarie – dichiara
Morabito di Legambiente Calabria – ma devono essere
inserite in una credibile pianificazione complessiva che
parta dall’adeguamento delle strutture esistenti
e sottoponga le nuove proposte ad una seria valutazione
d’impatto ambientale. In questo caso la proposta
di realizzazione di un approdo a Santa Maria di Ricadi
è stata fortemente contestata dal circolo locale
di Legambiente che ha organizzato un blitz nel 2004 per
impedire la realizzazione dannosa di un’opera che
con i suoi 400 posti barca avrebbe causato la distruzione
dell’ultimo tratto di costa ancora intatta».
In sede di dibattito sulla drastica situazione in cui
versa la fascia costiera di Ricadi è stato formulato
un importante messaggio alle nuove amministrazioni comunali
insediatesi nelle elezioni del 28 maggio scorso: «Ripensare
una nuova organizzazione del territorio attraverso il
Piano Strutturale Comunale che salvaguardi la Costa degli
Dei». La mancanza di adeguati collettamenti fognari
rende il mare nel litorale di Ricadi impraticabile ormai
da anni e la grave situazione chiama in causa da una parte
l’inquinamento del fiume Mesima che porta liquami
e schiume marroni non depurate in mare, dall’altra
il fiume Angitola nel territorio di Pizzo Calabro la cui
zona antistante non è altrettanto balneabile. Una
situazione inaccettabile viste le continue spinte da parte
di associazioni ambientaliste come Legambiente, che ha
consegnato all’amministrazione comunale di Ricadi
due bandiere nere per l’edificazione selvaggia concentrata
sulla fascia costiera, e la Lega Navale di Tropea, nella
cui figura del Presidente Barone Adesi ha dichiarato:
«I comuni costieri del Vibonese stanno scontando
anni ed anni di inerzia ed assenza di intelligenti politiche
ambientali a livello non soltanto regionale. Inerzia che
sta provocando il collasso di molte strutture necessarie.
Il porto turistico di Tropea – continua il presidente
– deve tornare ad essere simbolo dell’indispensabile
trinomio ambiente, turismo e qualità».
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