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LE NOTIZIE
 
“Il Quotidiano della Calabria” – Lunedì 5 giugno 2006 - pag. 22

 

Ricadi. Il primo cittadino ritiene sbagliata la sua costruzione a Santa Maria

Laria:« Il porto sarebbe dannoso»

Legambiente denuncia 30 anni di abusivismo edilizio legalizzato

 

RICADI – Il sindaco Domenico Laria è tornato a parlare della possibile costruzione di un approdo turistico nella zona di Santa Maria, che negli anni scorsi aveva suscitato forti reazioni contrarie soprattutto da parte di Legambiente. E ieri il primo cittadino, riconfermato da poco alla guida dell’ente comunale ha affermato che l’amministrazione di Ricadi ritiene sbagliata e dannosa la proposta di progettazione di un porto a Santa Maria di Ricadi. In altre parole, ha aggiunto Laria, il porto non si farà.
Si chiude con questa attesa notizia da parte degli ambientalisti la visita di Goletta Verde nel territorio vibonese. Nella mattinata di ieri si è tenuta a Santa Domenica una conferenza stampa attinente ai numerosi problemi di illegalità presenti nella costa di Ricadi. Cementificazione selvaggia sul demanio marittimo, mancanza di centinaia di km di rete fognaria, eccessivo carico antropico.
Presenti il sindaco di Ricadi Domenico Laria e il sindaco di Spilinga Franco Barbalace, l’assessore di Joppolo Valerio Mangialardo, l’assessore provinciale all’Ambiente Matteo Malerba, il Presidente Lega Navale di Tropea, Gerardo Barone Adesi, il coordinatore di Legambiente Calabria Antonino Morabito e i rappresentanti e il presidente del Circolo Legambiente di Ricadi Franco Saragò. Dalla discussione è emerso che a partire dagli anni ’70 sono state autorizzate costruzioni a soli 60 metri dalla battigia e nel 1998 un’ulteriore variante al piano regolatore ha consentito il raddoppio della volumetria e la cementificazione da 60 metri fino a 30 metri dal mare. «Dopo 30 anni di aggressione selvaggia ci aspettiamo dall’Amministrazione di Ricadi una netta inversione di tendenza – dichiara Antonino Morabito, portavoce nazionale di Goletta Verde – che salvi la costa degli dei».
«La sfida odierna – si legge in una nota di Legambiente – è porre un chiaro stop a nuove richieste con l’introduzione nel nuovo piano strutturale comunale di distanze di salvaguardia della fascia costiera e l’avvio della riqualificazione delle strutture esistenti anche con il recupero delle porzioni di demanio sottratte alla pubblica fruizione». Per l’associazione ambientalista l’ecomostro di “Capannelle” a Riaci, una costruzione abusiva, è di fatto il simbolo di una strategia illegale che dà la possibilità di costruire a 30 metri dal mare: riempire la spiaggia di massi e la riva di scogli artificiali per giustificare la cementificazione selvaggia celandosi dietro l’erosione delle coste.
Tra i problemi esposti quello dell’inadeguatezza dei porti presenti sulla costa calabrese ai quali la Goletta Verde si è appoggiata in queste prime tappe. «Le strutture portuali sono utili e necessarie – dichiara Morabito di Legambiente Calabria – ma devono essere inserite in una credibile pianificazione complessiva che parta dall’adeguamento delle strutture esistenti e sottoponga le nuove proposte ad una seria valutazione d’impatto ambientale. In questo caso la proposta di realizzazione di un approdo a Santa Maria di Ricadi è stata fortemente contestata dal circolo locale di Legambiente che ha organizzato un blitz nel 2004 per impedire la realizzazione dannosa di un’opera che con i suoi 400 posti barca avrebbe causato la distruzione dell’ultimo tratto di costa ancora intatta».
In sede di dibattito sulla drastica situazione in cui versa la fascia costiera di Ricadi è stato formulato un importante messaggio alle nuove amministrazioni comunali insediatesi nelle elezioni del 28 maggio scorso: «Ripensare una nuova organizzazione del territorio attraverso il Piano Strutturale Comunale che salvaguardi la Costa degli Dei». La mancanza di adeguati collettamenti fognari rende il mare nel litorale di Ricadi impraticabile ormai da anni e la grave situazione chiama in causa da una parte l’inquinamento del fiume Mesima che porta liquami e schiume marroni non depurate in mare, dall’altra il fiume Angitola nel territorio di Pizzo Calabro la cui zona antistante non è altrettanto balneabile. Una situazione inaccettabile viste le continue spinte da parte di associazioni ambientaliste come Legambiente, che ha consegnato all’amministrazione comunale di Ricadi due bandiere nere per l’edificazione selvaggia concentrata sulla fascia costiera, e la Lega Navale di Tropea, nella cui figura del Presidente Barone Adesi ha dichiarato: «I comuni costieri del Vibonese stanno scontando anni ed anni di inerzia ed assenza di intelligenti politiche ambientali a livello non soltanto regionale. Inerzia che sta provocando il collasso di molte strutture necessarie. Il porto turistico di Tropea – continua il presidente – deve tornare ad essere simbolo dell’indispensabile trinomio ambiente, turismo e qualità».

 

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