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LE NOTIZIE
 
“Il Quotidiano della Calabria” – Sabato 4 dicembre 2004 – pag. 22

 

Viaggio in aliante lungo la costa con gli uomini dell'Arcipesca Fisa

La nuova missione dei detective del mare

Tra depuratori, scarichi e impianti di maricoltura

 

UNA nuova missione. Per riscoprire le meraviglie della Costa degli dei, ma anche per scovare i mali di un litorale considerato tra i più belli dell'intero pianeta. Gli uomini dell'Arcipesca Fisa, i "detective del mare", sono di nuovo a lavoro. Per stilare un altro dossier, per incamerare dati e informazioni. Per avere, in vista della prossima estate, le risposte a tutti quegli interrogativi che da anni ormai assillano i bagnanti che scelgono il frastagliato e suggestivo litorale vibonese come meta delle loro vacanze. Perché il mare è così sporco? Perché i depuratori non assolvono adeguatamente al loro compito? Perché le acque, specie nel periodo di maggiore affluenza turistica, divengono così torbide? Dopo le prime perlustrazioni sottomarine coordinate dal responsabile nazionale della ricerca scientifica dell'Arcipesca Fisa Giuseppe Braghò, è adesso la volta di una nuova missione aerea. Gli obiettivi: i depuratori, gli scarichi fognari a mare e le tanto discusse vasche per la maricoltura. Si parte. Un aliante a motore e una cinepresa. Quota 400 metri sul livello del mare: si scorge tutto. A terra il quartier generale per passare in rassegna i filmati. Poi il montaggio ed ecco i fotogrammi arrivare alla nostra redazione.
GLI SCARICHI A MARE - L'ultimo report "Mare Monstrum" di Legambiente aveva denunciato l'ulteriore preoccupante balzo in avanti dei dati sulle illegalità ambientali nei mari italiani. Un aumento del 7,2% sul totale delle infrazioni accertate, passando da 16.656 del 2002 a 17.871 del 2003: «Un aggressione senza sosta ai nostri mari e alle nostre coste con crimini che spaziano dall'abusivismo costiero all'inquinamento da scarichi illegali». E nel Vibonese com'è la situazione? Nel corso della prima "uscita", in apertura della stagione autunnale, gli uomini di Braghò avevano scovato una decina di scarichi fognari a mare compresi tra i comuni di Joppolo, Tropea, Ricadi, Parghelia e Vibo Valentia. Venature visibili solo dall'alto che scorrono sul fondo del mare partendo dalla terra ferma. Scarichi autorizzati o abusivi? Tante le domande che sono state poste agli amministratori delle aree interessate. L'unico ad aver risposto alla denuncia dell'Arcipesca è stato il sindaco di Parghelia Enzo Calzona, il quale aveva chiarito che le condotte presenti alla "Pizzuta" erano in regola e servivano come scarico di emergenza in caso di guasti al limitrofo depuratore. Per il resto solo silenzio. Oggi il responsabile della ricerca scientifica dell'Arcipesca Fisa Giuseppe Braghò pone nuovi interrogativi. La telecamera si concentra soprattutto su uno scarico nei pressi del litorale ricadese e, in particolare, su quello che si scorge sorvolando Zambrone, nel punto in cui l'imponente Aquapark si affaccia al mare. Una condotta che penetra sotto l'acqua e, dopo poche decine di metri, si dirama in due parti per poi sparire sul fondo. «Intendiamo solo capire - riflette sul rilievo effettuato il professore Braghò - Sapere cosa sia quella condotta. Se è in regola, cosa scarica e quanto scarica. Domandare è lecito, rispondere è cortesia. Ma di fronte ai problemi legati alla difesa dell'ambiente e alla tutela del nostro mare ritengo che per un amministratore sia sempre doveroso, di fronte a questioni così delicate e a certe pubbliche denunce, dare dei chiarimenti alla comunità».
I DEPURATORI - «Quello vibonese è un mare da bere»: aforisma dell'assessore regionale all'Ambiente Mimmo Basile. In inverno è così, almeno su lunghi tratti del litorale. Oggi l'acqua è limpida, cristallina. «Assolutamente da bere - commenta Braghò - Il problema del mare sporco al momento non esiste. Prendiamo ad esempio il depuratore di Ricadi. Calibrato per una popolazione di circa 5 mila abitanti, può arrivare a depurare acque reflue fino all'equivalente di 20 mila abitanti. Quando invece il territorio è meta di centinaia di migliaia di turisti è impossibile che il depuratore possa funzionare come oggi. Se ci aggiungiamo i problemi legati agli scarichi abusivi e alle vasche Imof, registrate ma mai ripulite, ecco spiegato il problema del mare sporco».
GLI IMPIANTI DI MARICOLTURA - Obiettivo puntato anche sulle tanto discusse gabbie dei tonni. Gli impianti presenti sulla nostra costa sono gestiti da due importanti realtà, quella imprenditoriale della "Maricoltura srl" del "re del pesce" Enzo Ceravolo, che grazie alle sue produzioni ha letteralmente conquistato il mercato giapponese, e quella tecnico-scientifica gestita dalla Nautilus. Due le correnti di pensiero in merito. La prima: le gabbie dei tonni fanno bene al mare, la vita dei tonni misura la qualità delle acque, sono oggetto di studio anche da parte delle università. La seconda diametralmente opposta: sono gravemente nocive, alterano irrimediabilmente l'ecosistema marino, rovinano il mare. Dove sta la verità? «Le nostre riprese - afferma Braghò - dimostrano come il colore delle acque sia molto più scuro e la presenza di una condotta fognaria nei pressi di uno di questi impianti certamente non è confortante per la qualità delle nostre acque e presumo anche per la qualità di quell'impianto di maricoltura. La ricerca scientifica, in merito, ancora non ha condotto a risultati univoci. Nonostante ciò le esperienze maturate in altri luoghi mostrano precedenti negativi. Per gli elementi conoscitivi di cui siamo in possesso possiamo dire che le deiezioni dei tonni stagnano sul fondo del mare, alterano il sistema biologico e la vicinanza alla costa porta anche ad un'alterazione del sistema circostante. E' questa una nostra convinzione. Su questi impianti, però, ci sono numerosi aspetti ancora da chiarire. Noi abbiamo un giudizio negativo. Al di là delle polemiche che sono sorte nel merito, e della nostra opinione, riteniamo servano studi scrupolosi per chiarire gli effetti degli impianti di maricoltura lungo la costa».
LA FOCE DEL MESIMA - Un ulteriore elemento di preoccupazione per la salute del litorale è dettato dalla qualità delle acque che attraverso la foce del fiume Mesima, al confine tra il territorio vibonese e quello reggino, affluiscono in mare. «Abbiamo catturato delle immagini che destano davvero impressione - spiega il responsabile dell'Arcipesca - Un fiume marrone che si riversa in mare trascinando con sé detriti d'ogni genere. Parlare di depurazione di fronte ad immagini del genere mi sembra addirittura paradossale. Ritengo - conclude il professore Braghò - che chi di competenza debba prestare maggiore attenzione a questo percorso. Non è una foce normale e non mi sembra acqua normale...».
LE INDAGINI CONTINUANO - L'Arcipesca non si ferma. Le indagini aeree e subacquee continuano. I risultati andranno a confluire in un dossier che verrà reso noto all'opinione pubblica. «Al momento - chiude Braghò - poniamo nuovi interrogativi. Ci auguriamo che i nostri amministratori rispondano. Di certo per loro è difficile affrontare dei problemi che dimostrano di non conoscere».

Pietro Comito

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