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LE NOTIZIE
 
“Il Quotidiano della Calabria” – Venerdì 3 settembre 2004 – pag. 12

 

La scoperta dei sub dell'Arcipesca Fisa tra Nicotera Marina e Joppolo

Le prove dei detective del mare

Ci sarebbero molti scarichi nascosti lungo la costa calabrese

 

DEPURATORI che non funzionano o che sono costretti a sostenere una pressione superiore alle proprie capacità. Scarichi delle navi. E ancora quelli abusivi dalla terra ferma. E le condotte fognarie che sfociano direttamente in mare. In sostanza sono queste le principali cause del mare sporco lungo gli 800 incantevoli chilometri di costa calabrese. Ma il fenomeno si conosce davvero a fondo? Come contrastare "il mare sporco", quello che assieme alla cementificazione selvaggia - spesso legalizzata da strumenti urbanistici improponibili - e all'erosione del litorale rappresenta uno dei mali della nostra costa, se non si conoscono quali siano i veri luoghi dello scempio?
Per capire le varie sfumature del problema è opportuno analizzare le "prove" offerte da alcuni ricercatori specializzati. Quelle dei sub coordinati da Giuseppe Braghò, responsabile nazionale della ricerca scientifica dell'Arcipesca Fisa, una realtà che in tutt'Italia conta ben 150 mila volontari. Dotati di sofisticate apparecchiature di ripresa subacquea, di rilevamento, di analisi, operano a bordo di barche e gommoni, a decine di metri di profondità, anche sui deltaplani. Rappresentano una sorta di pool di detective del mare, che raccolgono prove, indagano. Spesso anche non ascoltati, cercano di andare oltre le verità degli organismi preposti. Nel piccolo quartier generale di Ricadi, Braghò e il suo team hanno raccolto chilometri di nastri, di riprese video, migliaia di fotografie, conoscono un po' tutti i piccoli misteri della costa calabrese. L'ultimo caso risolto è stato quello assunto su mandato del sindaco di Nicotera Princivalle Adilardi. Migliaia di chilometri quadrati d'acqua invasi da liquami e sporcizia. Mai quello specchio di mare, che parte da Nicotera e risale il litorale tirrenico fino a Joppolo e Ricadi, è stato così sporco.
I sub dell'Arcipesca Fisa si sono immersi nelle acque di Nicotera Marina. A poche decine di metri dalla battigia, 2 e 60 di profondità, hanno iniziato a sondare il fondo con uno speciale metaldetector subacqueo, alla ricerca di una condotta di scarico nascosta, una sorta di "mostro" sottomarino che attraversando la spiaggia, e rimanendo sepolto sotto il fondo del mare per diverse centinaia di metri, alla fine scaricava in mare. Ecco il "bip-bip". Qualcosa era stato trovato. I sub hanno seguito il segnale fino a 50 metri sott'acqua ed ecco che il "mostro" sbucava fuori. Il sospetto diveniva certezza e così hanno deciso di ritornare indietro sulla spiaggia. Il sindaco Adilardi ha preteso che venisse fatta piena luce mettendo a disposizione un escavatore per rimuovere la sabbia. A pochi metri si rinveniva la condotta, un grosso tubo nero. Si è spezzato e si è scoperto ciò che si sospettava. Liquami neri, nauseabondi, che sgorgavano ad ettolitri. Ecco spiegato uno dei motivi per cui quel suggestivo tratto di costa è stato alle prese, per tutto il periodo estivo, con il mare sporco e inquinato. Si è poi scoperto che quella condotta non era altro che una sorta di bypass allacciato alla fogna comunale, ma anche al limitrofo collettore di bonifica. Qualcuno successivamente avrebbe anche asserito di essere stato a conoscenza della sua esistenza, credendo però che esso fosse chiuso e inattivo. Sarebbe stato creato diversi anni fa da una delle precedenti amministrazioni comunali. Ma non risultava dalle carte. Quella condotta è stata così tappata, nell'attesa che si chiuda dall'imbocco ed eventualmente anche rimossa. Il filmato di tutte le operazioni è stato così consegnato nelle mani del primo cittadino.
Un'esperienza come diverse altre, di scarichi fognari nascosti, dimenticati, realizzati chissà quanti anni fa, dei quali oggi si ignora - o spesso si fa finta di ignorare - l'esistenza. Giuseppe Braghò e la sua squadra di detective del mare sono pronti a giurare che di condotte, sconosciute o nascoste, ma naturalmente attive come questa, ve ne siano ancora numerose lungo tutta la costa calabrese. E allora, al di là di una messa a punto dei depuratori, degli scarichi incontrollati delle navi, per combattere il mare sporco serve scovarle, chiuderle, se possibile anche rimuoverle. Per fare ciò è necessario naturalmente l'interessamento diretto dei sindaci dei comuni della fascia litoranea, della Regione e di tutti gli organismi preposti al monitoraggio della costa.
«Ciò perché - commenta il responsabile nazionale della ricerca scientifica dell'Arcipesca Fisa, Giuseppe Braghò - per combattere concretamente qualsiasi nemico è necessario sempre conoscerlo davvero a fondo».

Pietro Comito

Il Quotidiano della Calabria - www.ilquotidianodellacalabria.it

 

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