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“Il
Quotidiano della Calabria” – Lunedì
3 aprile 2006 - pag. 7 |
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Della
Seta: «Ci sono altre emergenze»
Il
lungo elenco di Legambiente
«Dopo
quello di Punta Perotti ci sono almeno altre 16 emergenze, altri
16 ecomostri che dovrebbero seguire la sorte del complesso immobiliare
abusivo del lungomare barese, a partire dalle case fuorilegge
nell'area archeologica della Valle dei Templi di Agrigento,
dalle ville abusive di Pizzo Sella, la collina
del disonore di Palermo, dallo scheletrone di Palmaria, che
sfregia il paesaggio di Portovenere in Liguria,
dai mattoni non autorizzati a Giannutri, nel Parco dell'arcipelago
toscano».
Lo sottolinea Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente,
sintetizzando così i contenuti del dossier “Storia
di Punta Perotti e di altri ecomostri”, che l'associazione
ambientalista ha distribuito oggi a Bari in occasione dell'avvio
della demolizione del megacomplesso abusivo sul lungomare.
«Più in generale - aggiunge - è necessaria
una nuova stagione della legalità che consenta di contrastare
e mettere fine al fenomeno abusivismo che ancora oggi, anche
grazie ai condoni e talvolta alla complicità delle amministrazioni
locali, vede spuntare dal niente ogni ora 3 nuove costruzioni
fuorilegge». Gli altri “monumenti” dell'illegalità
edilizia individuati da Legambiente vedono al primo posto le
700 villette abusive nella Valle dei Templi di Agrigento, area
sottoposta a vincolo di inedificabilità edilizia grave;
assoluta.
Tra queste anche la magione, abusiva anch'essa, dell'ex sindaco
Calogero Sodano. Altre 147 ville svettano a Pizzo Sella, la
“collina del disonore di Palermo”. Sempre Sicilia,
l'area archeologica: Triscina, a due passi
da Selinunte, è completamente abusiva con circa 5 mila
case fuorilegge, la maggior parte delle quali colpite da ordinanze
di demolizione. Le ruspe qui però non sono mai arrivate.
Si passa a Capo Rossello, una baia nel tratto
più bello della costa meridionale sicula, comune di Realmonte
(Agrigento). Nei primi anni Novanta, utilizzando uno strumento
urbanistico scaduto ed in violazione del vincolo paesistico,
alcuni assessori del Comune di Realmonte rilasciarono a se stessi
una serie di concessioni edilizie per realizzare palazzine in
riva al mare, piantando i piloni nella sabbia e sbancando la
costa di pietra bianca che costituiva il tratto costiero. Si
attende ancora, che il Comune demolisca lo scempio. A Catania,
nell'Oasi del Simeto (una delle aree umide di maggior pregio
ambientale d'Italia) da anni si è fermato il programma
di abbattimenti che aveva visto la demolizione di 119 delle
550 case illegali complessive.
Nell'Area Marina di Capo Rizzuto sono 75 le
strutture abusive, per un totale di 48.600 metri cubi. Questa,
però, è solo la punta dell'iceberg dei 1.440.000
mc di costruzioni abusive sulla costa che stanno per essere
sanate. “Palafitta” e “Trenino” sono
i soprannomi delle due costruzioni realizzate sul bagnasciuga
della costa calabrese, a Falerna Scalo, la
prima proprio dentro l'acqua, la seconda sul bagnasciuga.
Altra tipologia di abuso nel Salento: il grazioso comune di
Santa Cesarea Terme in provincia di Lecce ha
un tratto di costa devastato dal cantiere per la costruzione
di attrezzature balneari nautiche, per il tempo libero e complementari
al turismo con tanto di piscine, parcheggi, sala ristorante
ed altri corpi di fabbrica su un area complessiva di più
di 60mila metri quadri.
Nel “dossier" di legambiente, poi tra gli ecomostri,
in Campania troviamo gli scheletri dell'ecomostro di Alimuri,
a Castellabate in provincia di Salerno dove,
a partire dalla metà degli anni '80, è stato costruito
l'Hotel Castelsandra, confiscato come bene del clan camorristico
Nuvoletta. In Sardegna va avanti l'inchiesta giudiziaria iniziata
nel 2004 con il sequestro di un intero complesso residenziale
realizzato sull'Isolotto di Corrumanciu, dentro
lo Stagno di Porto Pino, nel territorio del comune di Sant'Anna
Arresi, in provincia di Cagliari. Si tratta di 36 unità
abitative, tutte ultimate e pronte per la consegna, e di due
fondamenta in calcestruzzo, destinate alla realizzazione di
9 unità commerciali.
Forse l'ecomostro più prossimo alla demolizione è
quello dell' ”Isola dei Ciurli” di Fondi,
che ospita 21 scheletri in cemento armato illegali. Nel luglio
del 2004, il Tribunale di Terracina ha infatti disposto con
sentenza di primo grado la confisca dei terreni dove sono stati
edificati i manufatti e ha condannato il costruttore a un anno
di arresto e 40.000 euro di ammenda. Si tratta indubbiamente
di un provvedimento importante che arriva al termine di una
lunga battaglia per la legalità, combattuta in prima
linea dal Circolo Legambiente di Fondi.
Massimo
Di Pietrantonio