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“Nuova
Cosenza” – Venerdì 3
dicembre 2004 |
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Sabato
giornata contro il carbone promossa da Legambiente
Sabato 4 si svolgerà anche in Calabria la giornata
contro il carbone promossa da Legambiente. «Vent'anni fa
in Calabria - è scritto in un comunicato di Legambiente
- la centrale a carbone di Gioia Tauro fu il banco di prova di
un movimento largo e composito, associazioni ambientaliste, amministrazioni
comunali, cittadini e studenti, che fu costretto a ragionare
sul problema della centralità dell'energia per lo sviluppo
e sulla necessità da una parte di rifiutare modelli imposti
e dall'altra di proporne uno diverso e “autocentrato”.
Allora si oppose un deciso no al “mostro carbonifero”,
ma si andò oltre proponendo un piano di sviluppo alternativo
per la Piana di Gioia Tauro che partiva proprio dal settore energetico,
ma puntava a farne un laboratorio per la ricerca e la formazione
nel campo delle energie alternative». «Oggi come
allora - prosegue la nota - il movimento ambientalista non propone
per la Calabria l'autoarchia energetica. Se negli anni '80 la
nostra regione esportava circa i 2/3 dell'energia prodotta, oggi,
nonostante la dinamica dei consumi sia aumentata, la produzione
regionale risulta eccedente del 42% e si continua ad esportare
più del 20% dell'energia prodotta. Ma la Centrale termoelettrica
di Rossano Calabro, costituita da quattro sezioni da 320 MW ciascuna,
che sono state ripotenziate con la costruzione di quattro turbogas
da 114 MW ciascuno, per una potenza complessiva di 1.736 MW,
non ha prodotto nemmeno il 50% di quello che poteva produrre,
e già l'Enel pensa di trasformarla in una centrale a carbone.
Non è stato finora possibile avere dei dati certi sugli
effetti dell'inquinamento prodotto dalla centrale che funzionava
a gas metano e olio combustibile, e già si pensa a trasformarla
in una centrale a carbone, ottenendo due effetti combinati: da
un lato l'affare della trasformazione e dall'altro l'inquinamento
della zona dovuta all'utilizzo del carbone. Ma perchè,
dunque, perdere ancora una volta la possibilità di affrancarsi
da un modello di sviluppo imposto e, fatta salva la “funzione-paese” che
la nostra regione è chiamata a svolgere secondo il Piano
Energetico, non ripensare la Calabria come un possibile laboratorio
nazionale per la ricerca sulle fonti energetiche alternative?
Passare, più in generale, dal petrolio al carbone sarebbe
allora come passare dalla padella alla brace». «Il
nostro Paese - conclude Legambiente - può aspirare invece
a scelte più moderne, tecnologicamente più avanzate.
La sfida del futuro sull'approvvigionamento energetico intelligente
si combatte con l'eolico, il fotovoltaico e l'uso razionale dell'energia.
L'unica strada da percorrere è quella quindi verso misure
efficaci che diminuiscano i consumi energetici, industriali e
residenziali e incentivino le vere fonti rinnovabili, riducendo
progressivamente il ricorso al carbone fino al suo completo abbandono.
Perchè dire no al carbone significa dire sì a un
futuro più moderno e più pulito».