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“Calabria Ora” – Giovedì 2 novembre 2006 - pag. 7

 

Legambiente: «Prevenzione anno zero»

L’83% dei Comuni ha abitazioni e industrie in aree ad allarme idrogeologico


VIBO VALENTIA – Tra i comuni della Calabria tutti classificati ad alto pericolo di alluvioni e frane, l’83% ha abitazioni in aree a rischio idrogeologico e la metà presenta in tali aree addirittura interi quartieri. Due comuni su tre vi vedono sorgere fabbricati industriali, che comportano in caso di esondazione, oltre al rischio per le vite dei dipendenti, anche lo sversamento di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni, come l’alluvione di Vibo Valentia ha largamente dimostrato. Sono questi alcuni dati di “Ecosistema Rischio 2006”, l’indagine inedita di Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile presentati oggi a Vibo Valentia durante la conferenza stampa organizzata nel corso della tappa calabrese di “Operazione Fiumi 2006”. Alla conferenza stampa sono intervenuti Simone Andreotti, portavoce nazionale di “Operazione Fiumi”, e Antonio Morabito, presidente di Legambiente Calabria. «A fronte di un territorio così fragile – hanno riferito i rappresentanti di Legambiente – soltanto un comune su dieci ha iniziato ad intraprendere la delocalizzazione di strutture presenti in zone a rischio e nel 46% non si svolge una manutenzione ordinaria dei fiumi, dei torrenti, delle fiumare e delle opere di difesa idraulica. Carente la situazione anche per quanto riguarda le attività di protezione civile a livello comunale. Solo il 66% dei Comuni si è dotato di un piano d’emergenza e appena il 32% lo ha aggiornato negli ultimi due anni. Solo il 14% dei comuni svolge un positivo lavoro di mitigazione del rischio idrogeologico e due comuni su tre addirittura non fanno praticamente nulla per la prevenzione dalle frane e dalle alluvioni». Con “Ecosistema rischio” Legambiente ha concentrato l’attività di monitoraggio proprio sui 409 comuni calabresi classificati a rischio da ministero dell’Ambiente e Upi nel 2003 per verificare cosa facciano le amministrazioni per prevenire il pericolo a cui sono esposti territorio e cittadini. «E’ incredibile – ha detto Simone Andreotti, portavoce della campagna – quanto ritardo abbiano accumulato i comuni nella prevenzione e nell’organizzazione locale di protezione civile. I piani d’emergenza che permettono alla popolazione di sapere cosa fare e dove andare in caso di pericolo sono pochi e troppo spesso datati. Gli abbattimenti e le delocalizzazioni delle strutture a rischio sono al palo, mentre continuano a crescere strutture abusive sin dentro le fiumare». «Con voti così bassi assegnati in Calabria – si afferma in un comunicato di Legambiente – le scarne sufficienze di poche amministrazioni non permettono di evidenziare buone pratiche territoriali. Maglie nere in Calabria ai comuni di Spezzano Albanese e Cervicati, Cosenza e Mammola, che, pur avendo interi quartieri in zone a rischio, non hanno messo in campo praticamente nessuna azione nella mitigazione del rischio idrogeologico. Tra gli altri capoluoghi, Reggio Calabria e Catanzaro, che lo scorso anno erano risultati sotto la sufficienza con rispettivamente un voto in pagella di 1,5 e 5 e mezzo, non hanno risposto all’indagine, mentre Crotone e Vibo Valentia ottengono un magro risultato».
«In Calabria – ha spiegato Antonio Morabito, presidente di Legambiente Calabria – la pesante eredità di un passato fatto di abusivismo e urbanizzazione sconsiderata delle aree a rischio non è ancora stata superata. Questo rende ogni anno la situazione più preoccupante, per cui ad ogni temporale ci si può attendere una tragedia. Esiste da anni in Regione un piano di previsione e prevenzione, speriamo che finalmente sia adottato per passare velocemente ad un sistema di vincoli urbanistici e di opere concrete ed efficaci di messa in sicurezza idraulica e dei versanti, per non dover mai più assistere a tragedie annunciate».

 

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