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“Gazzetta
del Sud” – Mercoledì 1 novembre 2006 |
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L’indagine
degli esperti presentata nella sede dell’amministrazione
provinciale
Territorio
a rischio alluvioni
Legambiente lancia l’allarme
Monitorati
409 Comuni: mancano sistemi di protezione civile locale
La Calabria
ed in particolare il Vibonese a dieci anni dall’alluvione
di Crotone e a quattro mesi da quella che ha colpito Vibo Marina,
Bivona, Portosalvo, Longobardi e San Pietro, sono ancora troppo
fragili ed esposti pesantemente a frane e alluvioni.
Questa è la diagnosi impietosa di Legambiente che ieri
mattina, nel corso di una conferenza stampa, ha presentato i
dati relativi a un’indagine che ha visto coinvolti 409
comuni a rischio di dissesto idrogeologico. Purtroppo in quasi
tutti i centri presi in esame sono state individuate abitazioni
in aree “proibite”. Gli stessi Comuni presentano
forti ritardi sul fronte della prevenzione.
Allarmante la situazione nel Vibonese dove addirittura la stragrande
maggioranza dei Comuni sono sprovvisti di un sistema locale
di Protezione civile. Quelli che hanno un Piano di emergenza
e un sistema di allerta si contano sulle dita di una mano. Due
Comuni su tre hanno sul loro territorio fabbricati industriali
che comportano in caso di esondazione, oltre al rischio per
le vite dei dipendenti, anche lo sversamento dei prodotti inquinanti
nelle acque e nei terreni. Quanto verificatosi nell’alluvione
del 3 luglio scorso a Vibo Marina ne è la prova.
Secondo il responsabile nazionale del dipartimento Protezione
civile di Legambiente, Simone Andreotti, a fronte di un territorio
marcatamente fragile soltanto un Comune su dieci ha iniziato
ad intraprendere la delocalizzazione di strutture presenti in
zone a rischio. Inoltre la stragrande maggioranza dei Comuni
non svolge alcuna manutenzione ordinaria dei fiumi, dei torrenti,
delle fiumare e delle opere di difesa idraulica.
Una leggera inversione di tendenza si sta registrando sul territorio
vibonese dopo l’ultimo nubifragio che ha sconvolto la
vita di migliaia di persone residenti nelle Marinate.
Sempre secondo i dati di Legambiente carente in tutto il territorio
regionale è anche la situazione per quanto riguarda le
attività di Protezione civile a livello comunale per
rispondere all’emergenza in corso. Solo il 66% dei comuni
si è dotato di un Piano di emergenza e appena il 32%
lo ha aggiornato negli ultimi due anni. Complessivamente solo
il 14% dei comuni calabresi svolge un positivo lavoro di mitigazione
del rischio idrogeologico. Due Comuni su tre, infine non fanno
praticamente nulla per la prevenzione delle frane e delle alluvioni.
Ritornando ai comuni vibonesi, che sono al “palo”
per quanto riguarda il dissesto idrogeologico e la prevenzione
delle calamità naturali, su tutti svettano Vibo Valentia,
Ricadi, Pizzoni che devono fare ancora tanto per mettere in
sicurezza il loro territorio e realizzare un sistema locale
di Protezione civile in grado di assicurare tranquillità
alle loro popolazioni. All’incontro sono intervenuti,
fra gli altri, i presidenti regionale e del Circolo di Ricadi
di Legambiente Antonio Morabito e Franco Saragò e gli
assessori provinciale e comunale all’Ambiente Matteo Malerba
e Silvestro Scalamandrè.
Lino
Fresca