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“Il
Quotidiano della Calabria” – Mercoledì
1 novembre 2006 - pag. 24 |
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Le
amministrazioni comunali invitate ad adottare i Piani di prevenzione
«Situazione
allarmante»
Indagine
di Legambiente sulle aree a rischio
IL QUADRO
che emerge dall’indagine condotta sul territorio da Legambiente
in materia di dissesto idrogeologico è allarmante. La
provincia di Vibo, e in genere tutta la regione, è esposta
a frane e alluvioni. Oltre otto comuni su dieci hanno case in
aree a rischi. L’86% bocciati nella prevenzione, il sistema
locale di Protezione civile è in netto ritardo, e solo
un Comune su tre ha il piano d’emergenza aggiornato, mentre
i sistemi di allerta ed esercitazioni sono al palo.
Tutto questo emerge, come detto, dalle risultanze dell’
”Operazione fiumi 2006”, promossa dall’associazione
ambientalista e dal dipartimento della Protezione civile. I
particolari dell’indagine sono stati resi noti ieri presso
la sede della Provincia alla presenza di Simone Andreotti portavoce
della campagna di Legambiente, Antonio Morabito, presidente
di Legambiente Calabria, Matteo Malerba assessore provinciale
all’Ambiente, di Silvestro Scalamandrè neo assessore
al comune di Vibo e degli ingegneri De Fina e Griffo.
Tra i Comuni della Calabria, tutti classificati ad alto pericolo
di alluvioni e frane, l’83% ha abitazioni in aree a rischio
idrogeologico e la metà presenta in tali aree addirittura
interi quartieri. Due comuni su tre vedono sorgere fabbricati
industriali, che comportano in caso di esondazione, oltre al
rischio per le vite dei dipendenti, anche lo sversamento di
prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni, come l’alluvione
di Vibo Marina ha largamente dimostrato. A fronte di un territorio
così marcatamente fragile soltanto un comune su dieci
ha iniziato ad intraprendere la delocalizzazione di strutture
presenti in zone a rischio e nel 46% non si svolge una manutenzione
ordinaria dei fiumi, dei torrenti, delle fiumare e delle opere
di difesa idraulica. Carente la situazione anche per quanto
riguarda le attività di protezione civile a livello comunale
per rispondere all’emergenza in corso. Solo il 66% dei
comuni si è dotato di un piano di emergenza e appena
il 32% lo ha aggiornato negli ultimi due anni. Complessivamente
solo il 14% dei comuni svolge un positivo lavoro di mitigazione
del rischio idrogeologico e due comuni su tre addirittura non
fanno praticamente nulla per la prevenzione dalle frane e dalle
alluvioni.
«In una regione martoriata da alluvioni e frane come la
Calabria – ha reso noto Andreotti – è incredibile
quanto ritardo abbiano accumulato i Comuni nella prevenzione
e nell’organizzazione locale di protezione civile. I piani
d’emergenza che permettono alla popolazione di sapere
cosa fare e dove andare in caso di pericolo e di organizzare
soccorsi tempestivi, sono pochi e troppo spesso datati. Gli
abbattimenti e le delocalizzazioni delle strutture a rischio
sono al palo mentre continuano a crescere strutture abusive
sin dentro le fiumare». Legambiente, che già a
luglio era in prima linea a Vibo Marina per portare i soccorsi
alla popolazione colpita dall’alluvione, con Operazione
Fiumi ha rilanciato il suo impegno per la realizzazione di una
seria politica di risanamento di un territorio che risulta ogni
anno più fragile, per non dover mai più assistere
a frane o inondazioni annunciate.
«Nella nostra regione la pesante eredità di un
passato fatto di abusivismo e urbanizzazione sconsiderata delle
aree a rischio non è ancora stata superata – ha
spiegato Morabito – questo rende ogni anno la situazione
più preoccupante, per cui ad ogni temporale ci si può
attendere una tragedia. Esiste da anni in Regione un piano di
previsione e prevenzione, speriamo che finalmente sia adottato».
Per Matteo Malerba è necessario che le amministrazioni
comunali della provincia adottino al più presto i piani
di emergenza. «I Comuni che lo hanno adottato –
ha detto Malerba – si contano sulle dita di una mano.
L’alluvione, nella sua tragicità, ha posto l’attenzione
sull’aspetto “messa in sicurezza del territorio”
ma c’è ancora molto da fare. Fino a marzo scorso
l’attività preventiva era appannaggio dell’autorità
di bacino, e solo da pochi mesi è passata alla Provincia
che sarà più sensibile a queste problematiche.
Stiamo, inoltre, monitorando gli alvei dei torrenti e in particolare
del Trainiti».
In conclusione, Scalamandrè ha auspicato cambiamenti
nella politica ambientale, e un maggiore interesse della comunità
che può influenzare le scelte del mondo politico-istituzionale.
«Bisogna, inoltre – ha concluso il neo assessore
la cui delega non è stata ancora assegnata – recuperare
i ritardi di anni di abusivismo edilizio e di scelte scellerate
che hanno poi portato al verificarsi di immani tragedie come
quella del 3 luglio scorso».
gl.
p.