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LE NOTIZIE
 
“Il Quotidiano della Calabria” – Mercoledì 1 novembre 2006 - pag. 20

 

Solo il 32% dei Comuni ha aggiornato il piano d’emergenza.
Nessun segnale di recupero nell’area di Crotone

Rischio idrogeologico per l’83% delle case

Diffusi i dati di Legambiente: le situazioni peggiori a Cosenza, Spezzano A. e Mammola


VIBO VALENTIA - Tra i Comuni della Calabria, tutti classificati ad alto pericolo di alluvioni e frane, l’83% ha abitazioni in aree a rischio idrogeologico e la metà presenta in tali aree addirittura interi quartieri. Due comuni su tre vi vedono sorgere fabbricati industriali, che comportano in caso di esondazione, oltre al rischio per le vite dei dipendenti, anche lo sversamento di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni, come l’alluvione di Vibo Marina ha largamente dimostrato.
A fronte di un territorio così marcatamente fragile soltanto un comune su dieci ha iniziato ad intraprendere la delocalizzazione di strutture presenti in zone a rischio e nel 46% non si svolge una manutenzione ordinaria dei fiumi, dei torrenti, delle fiumare e delle opere di difesa idraulica.
Carente la situazione anche per quanto riguarda le attività di protezione civile a livello comunale per rispondere all’emergenza in corso. Solo il 66% dei comuni si è dotato di un piano di emergenza e appena il 32% lo ha aggiornato negli ultimi due anni. Complessivamente solo il 14% dei comuni svolge un positivo lavoro di mitigazione del rischio idrogeologico e due comuni su tre addirittura non fanno praticamente nulla per la prevenzione dalle frane e dalle alluvioni.
Questi sono solo alcuni dati di “Ecosistema Rischio 2006”, l’indagine inedita di Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile presentati ieri a Vibo Valentia durante la conferenza stampa organizzata nel corso della tappa calabrese di “Operazione fiumi 2006”. Alla conferenza stampa sono intervenuti Simone Andreotti, portavoce nazionale di “Operazione fiumi” e Antonio Morabito, presidente di Legambiente Calabria. Con “Ecosistema rischio” Legambiente ha concentrato l’attività di monitoraggio proprio sui 409 comuni calabresi classificati a rischio da Ministero dell’Ambiente e UPI nel 2003, per verificare cosa facciano realmente le amministrazioni per prevenire il pericolo a cui sono esposti territorio e cittadini. «In una regione martoriata da alluvioni e frane come la Calabria – spiega Simone Andreotti portavoce della campagna – è incredibile quanto ritardo abbiano accumulato i Comuni nella prevenzione e nell’organizzazione locale di protezione civile.
I piani d’emergenza che permettono alla popolazione di sapere cosa fare e dove andare in caso di pericolo e di organizzare soccorsi tempestivi, sono pochi e troppo spesso datati».
«Gli abbattimenti e le delocalizzazioni delle strutture a rischio – ha detto ancora Andreotti - sono al palo mentre continuano a crescere strutture abusive sin dentro le fiumare. Una situazione evidentemente pesante su cui a dieci anni dall’alluvione dell’Esaro a Crotone non vediamo segnali significativi di recupero».
Con voti così bassi assegnati in Calabria, le scarne sufficienze di poche amministrazioni non permettono di evidenziare buone pratiche territoriali da porre ad esempio per i troppi comuni ancora in ritardo. Maglie nere in Calabria ai comuni di Spezzano Albanese (Cosenza), Cosenza e Mammola (Reggio Calabria) che, pur avendo interi quartieri in zone a rischio, non hanno messo in campo praticamente nessuna azione nella mitigazione del rischio idrogeologico.
Tra gli altri capoluoghi della regione, Reggio Calabria e Catanzaro, che lo scorso anno erano risultati sotto la sufficienza con rispettivamente un voto in pagella di 1,5 e 5 e mezzo, non hanno risposto all’indagine, mentre Crotone e Vibo Valentia ottengono un magro scarso.
Legambiente, che già a luglio era in prima linea a Vibo Marina per portare i soccorsi alla popolazione colpita dall’alluvione, con Operazione Fiumi rilancia il suo impegno per la realizzazione di una seria politica di risanamento di un territorio che risulta ogni anno più fragile, per non dover mai più assistere a frane o inondazioni annunciate.
«Nella nostra regione la pesante eredità di un passato fatto di abusivismo e urbanizzazione sconsiderata delle aree a rischio non è ancora stata superata – spiega Antonio Morabito, Presidente di Legambiente Calabria – questo rende ogni anno la situazione più preoccupante, per cui ad ogni temporale ci si può attendere una tragedia.
Esiste da anni in Regione un piano di previsione e prevenzione, speriamo che finalmente sia adottato per passare velocemente ad un sistema di vincoli urbanistici e di opere concrete ed efficaci di messa in sicurezza idraulica e dei versanti, per non dover mai più assistere a tragedie annunciate. Proprio la ricostruzione a Vibo Marina è il banco di prova per realizzare interventi tempestivi che rendano questi luoghi più sicuri. Una scommessa che Regione, Provincia e Comune – conclude Morabito – non possono permettersi di ritardare e di perdere».

Il Quotidiano della Calabria - www.ilquotidianodellacalabria.it

 

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