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“Il
Quotidiano della Calabria” – Martedì
1 novembre 2005 |
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Legambiente:
il 93% delle amministrazioni locali non fanno abbastanza manutenzione
Prevenzione
questa sconosciuta
Rischio
idrogeologico, Comuni calabresi "fuorilegge"
CROTONE
- Il 57% dei comuni calabresi non svolge una manutenzione ordinaria
dei corsi d’acqua e oltre il 60% non realizza delocalizzazioni
e opere di messa in sicurezza dei fiumi e dei versanti. A riferirlo
è l'indagine “Ecosistema Rischio” realizzata
da Legambiente e dal Dipartimento della Protezione Civile nell'ambito
della campagna nazionale denominata Operazione Fiumi 2005. In
base a quanto emerso dal monitoraggio, che ha preso in esame
32 comuni classificati dal Ministero dell'Ambiente e dall'Unione
province italiane, «il 93% dei comuni della regione svolge
un lavoro per la mitigazione del rischio idrogeologico ben al
di sotto della sufficienza. Oltre la metà delle amministrazioni
locali non ha ancora elaborato un piano d'emergenza e ben due
comuni su tre non lo hanno aggiornato negli ultimi due anni,
trasformandolo così in un'arma spuntata contro le alluvioni
e le frane. Comuni carenti anche nelle attività di informazione
alla popolazione e, soprattutto, nella realizzazione di esercitazioni».
Vibo e Crotone, nella classifica sulla prevenzione del rischio
riservata ai capoluoghi di provincia, superano di poco la sufficienza:
6,5. Infatti, malgrado siano ancora troppe le abitazioni e le
zone industriali in aree a rischio che necessitano di opere
di messa in sicurezza, la situazione è migliore rispetti
a Reggio e Cosenza. La “maglia nera” nelle attività
messe in campo contro il rischio idrogeologico spetta a quattro
comuni: due della provincia di Cosenza, Cervicati e Castroregio;
uno di quella di Reggio, Portigliola e una in provincia di Catanzaro,
Conflenti. «I Comuni della Calabria complessivamente -
afferma Simone Andreotti, portavoce della campagna - ancora
non pongono le tematiche di prevenzione da alluvioni e frane
e di protezione civile tra le priorità del loro lavoro
in una regione dove bastano poche gocce d'acqua per provocare
gravi danni e forti disagi, è improrogabile arrestare
la cementificazione dei corsi d'acqua e realizzare interventi
di delocalizzazione delle abitazioni in aree a rischio di esondazione.
L'urbanizzazione di queste aree - sostiene ancora Andreotti
- non è solo una pesante eredità degli anni passati,
ma una politica di gestione irrazionale del territorio ancora
tristemente attuale che mette troppo spesso a rischio la sicurezza
dei cittadini». Per la presidente regionale di Legambiente,
Lidia Liotta «in una Regione che già ha pagato
a caro prezzo sulla propria pelle le drammatiche conseguenze
della fragilità del territorio da alluvioni e frane nell'ultimo
decennio con le tragedie annunciate di Soverato, di Cerzeto
e di Crotone, i dati presentati oggi sono veramente preoccupanti.
Un'inversione di tendenza per mettere in sicurezza il territorio
calabrese non è neanche all'orizzonte come dimostrano
le opere di messa in sicurezza dell'Esaro a Crotone, mentre
a Reggio Calabria si continua a costruire nelle fiumare. La
sicurezza dei cittadini da frane e alluvione deve diventare
una priorità. Fermare l'abusivismo, la cementificazione
e la rettificazione dei corsi d'acqua, le escavazioni illegali
in alveo sono scommesse che la Calabria non può più
permettersi di perdere».