 |
“Gazzetta
del Sud”
– Mercoledì 1 agosto 2007
- pag. 46 |
 |
Tropea. Confortanti i dati forniti dai responsabili
di Goletta Verde
Da Legambiente arriva la lieta novella: la salute del mare
sta migliorando
Saragò punta
il dito contro la cementificazione selvaggia che sta devastando
la Costa degli Dei
TROPEA – Fotografato,
come ogni anno, lo stato di salute delle acque del litorale
tirrenico nella conferenza stampa
a bordo della Goletta Verde di Legambiente, attraccata due
giorni fa al porto di Tropea. A divulgare i dati «sulla
qualità delle acque delle province calabresi, che risulta
nel complesso discreta», la portavoce di
Goletta Verde Rina Guadagnini, affiancata da Antonino Morabito,
presidente Legambiente Calabria, e da Franco Saragò segretario
regionale di Legambiente Calabria, alla presenza, tra gli altri,
dell’assessore al Turismo di Tropea Michele Accorinti,
del sindaco di Ricadi Domenico Laria, dell’assessore
provinciale all’Ambiente Matteo Malerba e dal comandante
dell’ufficio marittimo di Tropea, Pino Colloca.
Un trend decisamente migliore di quello dello scorso anno.
Infatti il controllo che Goletta Verde ha realizzato analizzando
le acque delle province calabresi in punti di campionamento
stabiliti, ha accertato una discreta salute delle acque sul
versante tirrenico calabrese, mentre sul versante jonico meridionale
le indagini effettuate hanno riscontrato un numero maggiore
di situazioni critiche. «Il tratto di litorale calabrese
che abbiamo monitorato – ha dichiarato Rina Guadagnini,
portavoce di Goletta Verde – risulta complessivamente
in buona salute. Tuttavia, siccome le nostre analisi non giudicano
la qualità complessiva di una località balneare,
chiediamo alle istituzioni preposte di vigilare e prendere
provvedimenti per migliorare lo stato di salute del mare».
Legambiente non si ferma però al solo controllo delle
acque e punta, quindi, il dito sui problemi riscontrati alle
foci dei fiumi, legati a impianti di depurazione tuttora obsoleti
se non addirittura assenti. La situazione di inquinamento più grave
dal punto di vista microbiologico, è come sempre riscontrata
alla foce del fiume Mesima. «A determinare il pessimo
stato di salute del fiume Mesima – ha dichiarato Franco
Saragò, coordinatore provinciale Legambiente Calabria – sono
i reflui non depurati dei comuni dell’entroterra che
finiscono nelle fiumare». Saragò mette il dito
su una piaga, quella della depurazione, con la quale le coste
calabresi continuano a fare i conti, sia per il cattivo funzionamento
degli impianti di depurazione già esistenti, sia per
i numerosi scarichi a mare abusivi che certo non giovano alla
qualità delle acque. E proprio sul tratto di mare che
interessa Tropea e Capo Vaticano si è puntata l’attenzione
del sindaco di Ricadi Laria che, in collaborazione con la capitaneria
di Porto di Tropea, sta conducendo un attento monitoraggio
per scoprire se vi siano operatori che scaricano abusivamente
a mare.
Sono agli sgoccioli, poi, i lavori di collettamento sottomarino
del depuratore “Argani” di Tropea, e bisognerà aspettare
davvero poco perché l’impianto possa essere messo
in funzione. Ma non sono solo la corretta depurazione e la
lotta agli scarichi illegali gli obiettivi a cui mira la campagna
di Legambiente, che contestualmente continua a dare battaglia
agli ecomostri, alla cementificazione selvaggia e ai pirati
del mare. Situazioni critiche che minacciano l’integrità e
l’equilibrio ambientale e da cui la Costa degli Dei non è certo
indenne. «La cementificazione selvaggia – sottolinea
a tal proposito Saragò – nel comune di Ricadi è purtroppo
ancora legalizzata da un Piano regolatore che consente di edificare
a 30 metri dalla costa, alimentando una pressione antropica
eccessiva. Il territorio va tutelato e il Piano regolatore
modificato – ha aggiunto ancora l’ambientalista – perché l’assalto
edilizio non fa che aumentare il rischio idrogeologico cui è già soggetto
il territorio vibonese». Saragò ha quindi aperto
una piccola parentesi sul «consistente calo di presenze
che tutti, ad occhio, abbiamo notato sulle spiagge»,
disapprovando anche l’elevato numero di concessioni ai
lidi che occupano chilometri di arenile, mentre le spiagge
libere sono dei veri e propri “fazzoletti”. E’ toccato
quindi ad Antonino Morabito indicare nella «insoddisfacente
politica di tutela e programmazione la causa prima di tutti
questi danni ambientali, in una regione che dovrebbe custodire
il territorio come il tesoro più prezioso e finisce
invece per essere schiacciata dal cemento abusivo». I
responsabili di Legambiente hanno lanciato anche un monito
agli amministratori, affinché operino una gestione più oculata
del territorio.
Franca Maccarone