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“Il
Giornale di Calabria” – Mercoledì 1
agosto 2007- pag. 14 |
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E’
quanto emerge dalle indagini portate avanti da Goletta Verde.
Problemi alle foci dei fiumi
«Migliora
la situazione del Tirreno»
TROPEA
- È “discreta” - e in netto miglioramento
rispetto allo scorso anno - la qualità delle acque di
balneazione nella fascia tirrenica calabrese. Ad attestarlo
sono i risultati delle rilevazioni di Goletta Verde di Legambiente
che ha presentato i dati relativi alle province di Cosenza,
Catanzaro, Reggio Calabria e Vibo Valentia.
Le acque sottoposte a controllo sono risultate pulite per il
74%, leggermente inquinate per il 18%, inquinate per il 2% e
gravemente inquinate per il 6%. Sono stati 17 i punti di campionamento
analizzati dai biologi di Goletta Verde. «Dal monitoraggio
- è scritto in un comunicato - sono emersi problemi alle
foci dei fiumi: inquinato il fiume Aron fuori coliformi e streptococchi,
al limite le escherichia coli. Leggermente inquinato il Fiume
Lao, fuori dai limiti di legge solo con i coliformi fecali.
Reiterata la situazione alla foce del fiume Mesima, gravemente
inquinato dal punto di vista microbiologico. Oltre i limiti
di legge anche il risultato di Bagnara, che risulta così
leggermente inquinata». «Campionamenti extra - prosegue
la nota - sono stati effettuati a Briatico, Mulino delle Rocchette.
La spiaggia era piena di rifiuti, ma il campione è risultato
pulito. Gravemente inquinato, invece, l’altro punto di
prelievo extra a Bivona di Vibo Valentia, in considerazione
dell’alluvione avvenuta nella zona lo scorso anno, in
prossimità del Canale Piazza Marinella, dove non compare
alcun divieto di balneazione».
«Il tratto di litorale calabrese che abbiamo monitorato
- ha detto Rina Guadagnini, portavoce di Goletta
Verde - risulta complessivamente in buona salute». I risultati
delle analisi delle province di Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria
e Vibo Valentia sono stati presentati oltre che da Rina Guadagnini
anche, tra gli altri, da Antonino Morabito, presidente Legambiente
Calabria, Franco Saragò, coordinatore provinciale di
Vibo di Legambiente Calabria e Matteo Malerba, assessore all’Ambiente
della Provincia di Vibo.
«A determinare il pessimo stato di salute del fiume Mesima
- ha affermato Saragò - sono i reflui
non depurati dei Comuni dell’entroterra che finiscono
nelle fiumare. La situazione è aggravata dalla cementificazione
selvaggia, che nel Comune di Ricadi è purtroppo ancora
legalizzata da un Piano regolatore che consente di edificare
a 30 metri dalla costa, e che alimenta una pressione antropica
eccessiva. Il territorio va tutelato e il Piano Regolatore modificato.
L’assalto edilizio non fa che aumentare il rischio idrogeologico
cui è già soggetto il territorio vibonese».
Il presidente di Legambiente Calabria, Morabito ha citato i
dati del rapporto Mare Monstrum 2007 che vede l’abusivismo
edilizio sul demanio come principale dei reati contro l’ambiente
marino e costiero calabrese con 1.737 infrazioni, 2,4 per ognuno
dei 715 chilometri di costa, 380 sequestri effettuati dalle
forze dell’ordine e 243 persone denunciate nell’arco
dell’ultimo anno.
«Questi i numeri del mare illegale della Regione - è
scritto nel comunicato - che si attesta al quarto posto della
classifica nazionale, preceduta dalle altre tre regioni a tradizionale
presenza mafiosa: nell’ordine Campania, Puglia e Sicilia».
«Una conferma di una errata impostazione delle politiche
di sviluppo e di controllo - ha sostenuto Morabito
- arriva anche dal Rapporto Ecomafia di Legambiente, che attesta
la regione Calabria al secondo posto nella classifica sulle
infrazioni legate al ciclo del cemento: con più di mille
illeciti accertati dalle forze dell’ordine. Solo la Campania
ha fatto peggio. Una Regione che dovrebbe vivere di turismo
di qualità e custodire il territorio come il tesoro più
prezioso, finisce invece per essere schiacciata dal cemento
abusivo».