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“La Repubblica” – Martedì 1 agosto 2006

 

Progetto per una faraonica città dei divertimenti lungo sei km di costa protetta: hotel, parchi a tema, stadio da 30 mila posti

Crotone, un "Paradiso" di cemento
entusiasmi e proteste ambientaliste

Ora si aspetta solo la valutazione di impatto ambientale
"Porterà 10 mila posti di lavoro" dicono i sostenitori

 

SARÀ tutta sul mare. Con i suoi palazzoni luccicanti e i suoi campi da golf, gli alberghi a cinque stelle, i parchi, i cinema, i Disney village e quelle piscine che si inseguono per sei chilometri sino alla foce del fiume. Un nome gliel'hanno già dato: Europaradiso. Lì dentro ci faranno passare anche i treni. E' la nuova città che sta nascendo in Calabria, ci abiteranno in 60 mila, suppergiù sarà grande come Crotone. E, proprio davanti Crotone, verrà costruita fra dune di sabbia e pantani. La vogliono tutti Europaradiso. E a tutti i costi.

In Italia non si è mai visto nulla di simile. Né per le dimensioni dell'investimento - 10 miliardi di euro - e né per l'estensione di questo colosso turistico che dovrebbe sorgere in una "zona a protezione speciale", vincolo imposto dall'Unione europea lungo la costa dove il Neto si butta nello Jonio. E' un'opera gigantesca: un milione e 397 mila 550 metri quadrati di edifici su 1200 ettari di macchia mediterranea. Per immaginare quanto cemento sarà rovesciato su quelle spiagge calabresi, basta prendere a paragone quella che fu la "saracinesca" di Punta Perotti a Bari e moltiplicare per almeno quindici volte i suoi metri cubi.

«E' un mostro spaventoso», denunciano quelli di Legambiente che stanno cominciando un'altra delle loro battaglie. «E' una straordinaria opportunità per la Calabria», replicano a Crotone. Tutti: a destra, a sinistra e anche i Verdi. In queste ultime settimane il progetto di Europaradiso è "all'esame" della Regione. Alla fine dell'estate, a Catanzaro decideranno se e quando aprire i primi cantieri alla foce del Neto.

Ci sarà pure uno stadio, a Europaradiso. Da trentamila posti. Stanno facendo le cose in grande quegli israeliani arrivati in Calabria un paio di anni fa per presentare le loro carte e le loro idee, un gruppo di imprenditori a capo dei quali c'era quel David Appel che alla fine del 1997 era scivolato in un grosso guaio. Uno scandalo che aveva sfiorato anche il governo di Tel Aviv. Voleva fare un'altra Europaradiso in Grecia, voleva trasformare in una città delle vacanze l'isola di Patroklos. Per sponsorizzare quel suo progetto, Appel fece pressioni - e secondo la polizia israeliana pagò anche tangenti - su alcuni personaggi politici vicini all'ex premier Ariel Sharon. Della città vacanze sull'isola di Patroklos e dello scandalo se ne dimenticarono presto a Tel Aviv, fino a quando un giorno David Appel è sbarcato in Calabria con un baule pieno di mappe e la promessa di 10 miliardi di euro.

A Crotone lo hanno accolto come un benefattore. Prima quelli della giunta di centrodestra, poi gli altri del centrosinistra. E alle ultime amministrative, i Verdi locali avevano un solo slogan sui manifesti: "Sì a Europaradiso". Tutti d'accordo per avere un'altra Crotone di luci e di specchi, tutti uniti anche in quel consiglio comunale del 21 giugno 2005 quando si votò il via libera al mega progetto. «E' un'occasione senza precedenti e non solo per Crotone ma per l'intera Calabria», spiega il sindaco della Margherita Peppino Vallone. E aggiunge: «Non trascuriamo certo l'impatto ambientale, ma Europaradiso ci porterà almeno 10 mila posti di lavoro».

Un raddoppio della città, nuovi centri commerciali, una metropolitana di collegamento con la "vecchia" Crotone, una linea ferroviaria per l'aeroporto.
Ogni pilone di cemento e ogni vetrina ricadrà su un territorio tutelato dall'Unione Europea, una vasta area paludosa che il 26 giugno dell'anno scorso - appena cinque giorni dopo che il consiglio comunale di Crotone aveva avviato le prime procedure per far nascere Europaradiso - la Regione faceva diventare "zona di protezione speciale". Sulla carta è un'oasi dove non si può costruire più, qualcuno però sta già pensando di ridisegnare i confini dei suoi vincoli. Così, un anno dopo, a Catanzaro aspettano la "valutazione di impatto ambientale" per il primo lotto di lavori. Sono 6 alberghi con una capienza di 1500 posti letto ciascuno, 478 mila metri cubi di cemento da scaricare su 140 ettari.

Come finirà? «Quello non è un europardiso ma un euroinferno o un euroimbroglio», accusano gli ambientalisti. «Nessuno in Calabria si è ancora preoccupato di verificare la solidità finanziaria di Appel, invece di sognare un Eldorado bisognerebbe stare bene con gli occhi aperti», risponde Antonino Morabito, il coordinatore regionale di Legambiente. Loro, quelli di Legambiente, per il momento sono i soli schierati contro l'imponente città delle vacanze di Appel. «Europaradiso non ha nulla a che vedere con lo sviluppo e le risorse del luogo», va all'attacco il presidente nazionale Roberto Della Seta, «la Regione deve scegliere se avviare realmente un nuovo corso come sta facendo la Puglia con l'abbattimento di Punta Perotti e la Sardegna con la legge salva coste, oppure continuare a distruggere spiagge e aree vincolate».

Tanti sono gli imbarazzi alla Regione Calabria. E tantissime le tentazioni. Il primo che parla è l'assessore all'Ambiente Diego Tommasi, che proprio da Legambiente proviene. Che ne pensa del progetto di costruire un'altra città? «E' una partita estremamente delicata, in una regione come la nostra non è facile scegliere cosa è più giusto. Da una parte c'è un'area con vincoli di edificabilità, dall'altra migliaia e migliaia di posti di lavoro che potrebbero arrivare».

Più possibilista l'assessore al Turismo Beniamino Donnici: «Certo, dobbiamo salvaguardare le coste ma dobbiamo anche essere aperti, non avere paura delle idee degli altri e delle contaminazioni». E l'assessore Donnici intanto annuncia cosa si farà ancora lì, sulle spiagge dello Jonio. A pochi chilometri da quella che un giorno forse diventerà Europaradiso, apparirà anche un'altra città. Tutta cinese. Con i suoi ristoranti, le sue case in stile Pechino, i suoi negozi. Una Chinatown nella Magna Grecia. Gli investitori si sono già presentati a Catanzaro. E con un sacco di soldi.

Attilio Bolzoni

 

La Repubblica - www.repubblica.it

 

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