In
Italia non si è mai visto nulla di simile. Né
per le dimensioni dell'investimento - 10 miliardi di euro
- e né per l'estensione di questo colosso turistico
che dovrebbe sorgere in una "zona a protezione speciale",
vincolo imposto dall'Unione europea lungo la costa dove
il Neto si butta nello Jonio. E' un'opera gigantesca:
un milione e 397 mila 550 metri quadrati di edifici su
1200 ettari di macchia mediterranea. Per immaginare quanto
cemento sarà rovesciato su quelle spiagge calabresi,
basta prendere a paragone quella che fu la "saracinesca"
di Punta Perotti a Bari e moltiplicare per almeno quindici
volte i suoi metri cubi.
«E'
un mostro spaventoso», denunciano quelli di Legambiente
che stanno cominciando un'altra delle loro battaglie.
«E' una straordinaria opportunità per la
Calabria», replicano a Crotone. Tutti: a destra,
a sinistra e anche i Verdi. In queste ultime settimane
il progetto di Europaradiso è "all'esame"
della Regione. Alla fine dell'estate, a Catanzaro decideranno
se e quando aprire i primi cantieri alla foce del Neto.
Ci
sarà pure uno stadio, a Europaradiso. Da trentamila
posti. Stanno facendo le cose in grande quegli israeliani
arrivati in Calabria un paio di anni fa per presentare
le loro carte e le loro idee, un gruppo di imprenditori
a capo dei quali c'era quel David Appel che alla fine
del 1997 era scivolato in un grosso guaio. Uno scandalo
che aveva sfiorato anche il governo di Tel Aviv. Voleva
fare un'altra Europaradiso in Grecia, voleva trasformare
in una città delle vacanze l'isola di Patroklos.
Per sponsorizzare quel suo progetto, Appel fece pressioni
- e secondo la polizia israeliana pagò anche tangenti
- su alcuni personaggi politici vicini all'ex premier
Ariel Sharon. Della città vacanze sull'isola di
Patroklos e dello scandalo se ne dimenticarono presto
a Tel Aviv, fino a quando un giorno David Appel è
sbarcato in Calabria con un baule pieno di mappe e la
promessa di 10 miliardi di euro.
A
Crotone lo hanno accolto come un benefattore. Prima quelli
della giunta di centrodestra, poi gli altri del centrosinistra.
E alle ultime amministrative, i Verdi locali avevano un
solo slogan sui manifesti: "Sì a Europaradiso".
Tutti d'accordo per avere un'altra Crotone di luci e di
specchi, tutti uniti anche in quel consiglio comunale
del 21 giugno 2005 quando si votò il via libera
al mega progetto. «E' un'occasione senza precedenti
e non solo per Crotone ma per l'intera Calabria»,
spiega il sindaco della Margherita Peppino Vallone. E
aggiunge: «Non trascuriamo certo l'impatto ambientale,
ma Europaradiso ci porterà almeno 10 mila posti
di lavoro».
Un
raddoppio della città, nuovi centri commerciali,
una metropolitana di collegamento con la "vecchia"
Crotone, una linea ferroviaria per l'aeroporto.
Ogni pilone di cemento e ogni vetrina ricadrà su
un territorio tutelato dall'Unione Europea, una vasta
area paludosa che il 26 giugno dell'anno scorso - appena
cinque giorni dopo che il consiglio comunale di Crotone
aveva avviato le prime procedure per far nascere Europaradiso
- la Regione faceva diventare "zona di protezione
speciale". Sulla carta è un'oasi dove non
si può costruire più, qualcuno però
sta già pensando di ridisegnare i confini dei suoi
vincoli. Così, un anno dopo, a Catanzaro aspettano
la "valutazione di impatto ambientale" per il
primo lotto di lavori. Sono 6 alberghi con una capienza
di 1500 posti letto ciascuno, 478 mila metri cubi di cemento
da scaricare su 140 ettari.
Come
finirà? «Quello non è un europardiso
ma un euroinferno o un euroimbroglio», accusano
gli ambientalisti. «Nessuno in Calabria si è
ancora preoccupato di verificare la solidità finanziaria
di Appel, invece di sognare un Eldorado bisognerebbe stare
bene con gli occhi aperti», risponde Antonino Morabito,
il coordinatore regionale di Legambiente. Loro, quelli
di Legambiente, per il momento sono i soli schierati contro
l'imponente città delle vacanze di Appel. «Europaradiso
non ha nulla a che vedere con lo sviluppo e le risorse
del luogo», va all'attacco il presidente nazionale
Roberto Della Seta, «la Regione deve scegliere se
avviare realmente un nuovo corso come sta facendo la Puglia
con l'abbattimento di Punta Perotti e la Sardegna con
la legge salva coste, oppure continuare a distruggere
spiagge e aree vincolate».
Tanti
sono gli imbarazzi alla Regione Calabria. E tantissime
le tentazioni. Il primo che parla è l'assessore
all'Ambiente Diego Tommasi, che proprio da Legambiente
proviene. Che ne pensa del progetto di costruire un'altra
città? «E' una partita estremamente delicata,
in una regione come la nostra non è facile scegliere
cosa è più giusto. Da una parte c'è
un'area con vincoli di edificabilità, dall'altra
migliaia e migliaia di posti di lavoro che potrebbero
arrivare».
Più
possibilista l'assessore al Turismo Beniamino Donnici:
«Certo, dobbiamo salvaguardare le coste ma dobbiamo
anche essere aperti, non avere paura delle idee degli
altri e delle contaminazioni». E l'assessore Donnici
intanto annuncia cosa si farà ancora lì,
sulle spiagge dello Jonio. A pochi chilometri da quella
che un giorno forse diventerà Europaradiso, apparirà
anche un'altra città. Tutta cinese. Con i suoi
ristoranti, le sue case in stile Pechino, i suoi negozi.
Una Chinatown nella Magna Grecia. Gli investitori si sono
già presentati a Catanzaro. E con un sacco di soldi.
Attilio
Bolzoni
|