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“Il
Quotidiano della Calabria”
– Venerdì 1 febbraio 2008
- pag. 19 |
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Promosso
dalla Provincia sarà realizzato
da una ditta specializzata. Poi toccherà ai Comuni intervenire
Antenne e ripetitori: quanti sono?
Un progetto per monitorare fonti e livelli delle radiazioni
Il problema dell’inquinamento elettromagnetico è di
quelli particolarmente sentiti dalla gente, che, di fronte
al costante proliferare di antenne di ogni tipo (senza dimenticare
la presenza degli elettrodotti) si chiede, a giusta ragione,
se da questi simboli del progresso tecnologico non derivino
rischi, per la salute pubblica.
La legge fissa i livelli massimi consentiti delle radiazioni
elettromagnetiche, monitorare dunque le emissioni di tali impianti
e la loro concentrazione sul territorio diventa un’esigenza
prioritaria per dare ai cittadini risposte serie, basate su
dati concreti. Muove da questa logica l’iniziativa, presentata
ieri mattina dalla Provincia, di procedere alla mappatura del
rischio di inquinamento elettromagnetico, con il censimento
delle fonti, in particolare, elettrodotti, cabine di trasformazione,
ripetitori e antenne per la telefonia mobile.
Il progetto, dell’importo di 110 mila euro, è stato
illustrato dall’assessore all’Ambiente Matteo Malerba,
presenti il coordinatore provinciale di Legambiente, Franco
Saragò, Teresa Valelà, funzionario responsabile
del procedimento e il consigliere comunale di Vibo Pino Gambardella,
presidente del Comitato per la salute pubblica, costituito
nei giorni scorsi. «Nessun allarmismo – ha precisato
Malerba – ma solo la volontà di fare chiarezza
in questa, che è diventata ormai un’autentica
giungla, stabilendo, con rilevazioni scientifiche i livelli
delle emissioni consentendo così ai Comuni di agire
di conseguenza».
Ad aggiudicarsi l’appalto pubblico è stata un’impresa
laziale specializzata, la Eco Engineering, che nel giro di
sei mesi censirà tutte le fonti di elettrosmog su tutto
il territorio provinciale, con la rilevazione dei livelli di
radiazione in alta e bassa frequenza. Finora la Provincia non
ha potuto procedere alla consegna dei lavori perché si è in
attesa della necessaria certificazione antimafia che ancora,
nonostante i solleciti dell’Ente, tarda a giungere da
Roma. Al termine l’assessorato invierà un dossier
ai comuni che, avendo il quadro esatto della situazione, potranno
intervenire con cognizione di causa.
Questo progetto è il primo che viene avviato nel Vibonese:
lo ha ricordato lo stesso Malerba, ad avviso del quale i Comuni
hanno un ruolo determinante: «Questa ricerca offrirà loro
uno strumento di grande utilità, perché li metterà in
grado di valutare con precisione i rischi causati dalle emissioni
fuorilegge».
Soddisfazione per l’avvio della mappatura è stato
espresso dal consigliere Gambardella il quale, al riguardo,
ha ricordato la preoccupante incidenza di tumori nei posti
in cui maggiore è la presenza di impianti elettromagnetici,
citando al riguardo, quanto al capoluogo, la zona di viale
Accademie Vibonesi ed ha concluso che «se il progresso
deve comportare simili pericoli, meglio farne a meno».
Malerba ha incassato anche il plauso del rappresentante di
Legambiente, Saragò che, in particolare, ha sottolineato
ulteriormente il ruolo dei Comuni, auspicando, inoltre, che
l’iniziativa sia il primo passo verso l’istituzione
di un catasto delle fonti elettromagnetiche che renda sistematico
e organico il loro monitoraggio.
A margine dell’incontro il presidente Bruni ha rimarcato
l’importanza del progetto: «Il nostro intento è quello
di tutelare la salute dei cittadini i quali hanno tutto il
diritto di sapere se e quali rischi derivino dalle emissioni
elettromagnetiche presenti sul territorio. Tutto ciò nel
quadro, anche, di quell’ecosostenibilità che rappresenta
ormai un imperativo ineludibile».
Francesco Prestia