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COMUNICATO
DEL 25 GIUGNO 2004 |
Legambiente
presenta il dossier Mare Monstrum 2004
“
Servono controlli più rigorosi lungo le coste”
Chiaravalloti “pirata
del mare”
Calabria terza negli abusi sul demanio
Assegnata al presidente della Regione la Bandiera nera
Gli ecomostri da Capo Rizzato a Copanello. E le ecovittorie.
Lidia
Liotta: “Il nostro mare sta bene, il problema è la
gestione amministrativa. E diciamo no agli ecofurbi”
Inquinamento, problemi ai sistemi di depurazione, abusi edilizi
sulla costa, infrazioni al codice della navigazione e alla legislazione
in materia di pesca.
Legambiente, anche per il 2004, presenta il suo rapporto Mare
Monstrum. Passata al setaccio l’intera costa italiana,
individua i punti di forza e di debolezza regione per regione,
località per località, spiaggia per spiaggia. E
non trova, purtroppo, significativi momenti di crescita. Certo,
non mancano le soddisfazioni – come nel caso delle demolizioni
di veri e propri ecomostri lungo i litorali – ma restano
in tutta la loro evidenza i problemi del Belpaese. E della nostra
regione.
La Calabria – assieme a Campania, Puglia e Sicilia – detiene
il 55 per cento delle nuove costruzioni abusive: in particolare,
nel dossier 2004, la Calabria occupa il non invidiabile
terzo posto (dopo Lazio e Sicilia) nella classifica degli abusi
edilizi sul demanio. Sono state, infatti, accertate 547 infrazioni, sono
state denunciate o arrestate 605 persone, sono stati effettuati
124 sequestri.
Ecco perché la Legambiente tiene alta la guardia sui possibili
illeciti e le brutture che ci sono lungo le coste calabresi e
guarda con attenzione e segue con molto rigore quanto si sta
verificando nel Cosentino con i casi di Praia a Mare e Diamante.
E la nostra regione si trova al sesto posto nella “classifica
del mare illegale” con 1178 infrazioni accertate,
857 persone denunciate o arrestate e 397 sequestri effettuati
(dati che comunque
sono in lieve diminuzione rispetto all’anno scorso). E
continua ad avere seri problemi nella gestione ambientale tanto
che la Legambiente consegnerà la Bandiera nera
al presidente della Regione Giuseppe Chiaravalloti, nella sua qualità di
commissario delegato per l’emergenza ambientale per la
disastrosa situazione della depurazione delle acque in Calabria.
Certo, non mancano i motivi di soddisfazione. Vanno ricordate
infatti le demolizioni – avvenute nel corso del 2003 – delle
costruzioni abusive di Rossano Calabro.
“Il mare calabrese, nonostante i 52 chilometri di costa in cui è stata
vietata la balneazione nel 2003, è in buone condizioni – spiega
il presidente di Legambiente Calabria,
Lidia Liotta - Le condizioni
territoriali ed economiche hanno permesso di conservare il nostro
mare. Il problema sta tutto nella cattiva gestione amministrativa
e politica, nella scarsa attenzione che le istituzioni dedicano
alla salute delle nostre coste e delle nostre acque marine. E’ per
questo che la nostra associazione ha voluto assegnare la Bandiera
nera al presidente della Regione Giuseppe Chiaravalloti”. “Certo – insiste
il presidente regionale dell’associazione del Cigno verde – è necessario
anche che i cittadini abbiano più cura per una delle principali
risorse della loro terra, ma sono indispensabili controlli serrati,
scelte ponderate: non si possono avvantaggiare gli ecofurbi.
Da parte nostra continueremo nella nostra azione di vigilanza
rigorosa su tutti i casi di presunte illegalità che si
presentano sul territorio. Grande attenzione dedicheremo anche
ai due casi che sono stati segnalati nel Casentino in questi
giorni. Senza sconti per nessuno”.
IL DOSSIER
Pirati all’assalto: le Bandiere nere 2004
Sono le Bandiere meno ambite d’Italia, quelle che segnalano
i “nuovi pirati del mare”: amministrazioni, politici,
imprenditori, società private che si sono contraddistinte
per attacchi o danni all’ambiente marino e costiero. Sono
le Bandiere nere che ogni anno la Legambiente assegna in tutta
la Penisola e che saranno consegnate dalla Goletta verde, l’imbarcazione
del Cigno verde che è salpata proprio ieri per i mari
d’Italia e, per la prima volta, di Francia, Spagna e Croazia.
La Legambiente assegnerà quest’anno la Bandiera
nera anche al Governatore della Calabria Giuseppe Chiaravalloti. “..in
qualità di Commissario delegato per l’emergenza
ambientale in Calabria, perché in quasi sette anni di
attività e nonostante centinaia di miliardi di vecchie
lire spesi per costruire depuratori e fognature, ha clamorosamente
fallito l’obiettivo, così come si evince da una
recente relazione della Corte dei Conti”.
Gli ecomostri
Tra le vecchie conoscenze, nella nostra Regione continuiamo purtroppo
a registrare i casi:
Riserva marina di Capo Rizzuto
Ben 57 costruzioni abusive (10 nel comune di Crotone e 47 in
quello di Capo Rizzuto) per 48.600 metri cubi, sono state individuate
dalla Capitaneria di porto di Crotone, nell’area di demanio
costiero della Riserva di Capo Rizzuto e nella fascia di rispetto
che interessa ben 38 km di costa. Insomma, sono circa 16.100
i mc abusivi nell’area demaniale e il doppio, 32.500 mc,
nella fascia dei 30 metri dal limite demaniale.
Per intenderci, nel crotonese gli interventi più rilevanti
sono quelli attorno al borgo marinaro di Cariati, Cirò Marina,
la Marina Melissa e Strongoli, Capo Colonna a Crotone, Le Cannella,
Capo Rizzuto, Capo Piccolo, e Le Castella ad Isola Capo Rizzuto
ed infine il cosiddetto Steccato di Cutro. Una morsa di cemento
illegale, fatto di moli che si protendono in mare, porticcioli,
fabbricati, muri di recinzione, piattaforme in cemento armato,
porticati, che stringe e avvolge la stupenda riserva marina di
Capo Rizzuto, in provincia di Crotone.
Tutte le gare fatte finora per demolire gli immobili sono andate
deserte e nessuno, a cominciare dall’Ente gestore della
Riserva, ha risposto alla stessa Capitaneria di Porto, che aveva
dato la propria disponibilità a provvedere agli abbattimenti.
E ancora oggi non si registrano novità volte a liberare
questi luoghi. La Riserva interessa circa 38 Km di costa tra
i comuni di Crotone e di Isola di Capo Rizzuto. Quest’ultimo è quello
maggiormente interessato per estensione.
Baia di Copanello
Siamo nel Comune di Stalettì, in provincia di Catanzaro,
sulla costa ionica della Calabria. In uno scenario di straordinaria
bellezza, “convivono” i due estremi, negativi e positivi,
di tante aree del Mezzogiorno: l'ecomostro di cemento di Villaggio
Lo Pilato, che con i suoi 16mila metri cubi deturpa la baia da
oltre vent'anni; la tomba di Cassiodoro, il grande senatore e
letterato romano del Vivarium, abbandonata a sé stessa
nella più totale incuria e a pochi metri da un “illuminante” caso
di scempio urbanistico. Sul Villaggio pende una ordinanza di
demolizione del 1987, mai eseguita, e una gara di demolizione
andata deserta. Sulla vicenda Legambiente ha presentato una denuncia
le cui indagini sono ancora in corso.
Il cemento in spiaggia a Falerna Scalo
“Palafitta” e “trenino” non sono i nomi di due
personaggi di una nuova serie di cartoni animati, ma bensì i
nomignoli con cui i cittadini e i turisti di Falerno Scalo, in
provincia di Catanzaro, hanno soprannominato le due costruzioni
realizzate sul bagnasciuga della costa calabrese. “Palafitta” con
i suoi tre piani sfida continuamente le onde essendo stato costruito
direttamente sulla battigia e nei giorni di mare leggermente
mosso sembra che galleggi sul mare. “Trenino”, invece,
con i suoi appartamenti a schiera realizzati direttamente sul
bagnasciuga viene invaso dalla sabbia che spesso riempie completamente
il piano terra. Si tratta di due esempi scellerati di aggressione
al patrimonio costiero, sperando che al più presto il
buon senso liberi questo pezzo di costa calabrese dal cemento
selvaggio.
Ma Mare
Monstrum nel corso degli anni ha raggiunto anche importanti
vittorie. Anche in Calabria. Due sono i casi nel 2003.
L’ecomostro di Punta Alice a Cirò marina
(Crotone)
E’ stato demolito a Ciro Marina, l’alto fabbricato,
edificato negli anni Settanta e mai del tutto finito, prospiciente
le spiagge di Punta Alice. L’ecomostro, su cui Legambiente
aveva puntato i riflettori, è caduto sotto l’urto
delle ruspe dopo che il Comune del crotonese aveva emanato un’ordinanza
di demolizione. La costruzione, che avrebbe dovuto ospitare uno
stabilimento balneare, era stata realizzata in assenza di concessione
edilizia e insisteva su un’area demaniale. La struttura
portante in cemento armato era alta una quindicina di metri e
presentava tre piani, un attico, due corpi di fabbrica a piano
terra e una passerella. L’ultimo proprietario dell’immobile
non si è opposto alla demolizione.
Stalettì (Catanzaro)
In questo caso si tratta di una vittoria parziale, perché l’ecomostro
di Villaggio Lo Pilato con i suoi 16mila metri cubi continua
a deturpare la Baia di Copanello di Stalettì, sul versante
ionico catanzarese, ma comunque di vittoria si tratta perché la
parte più evidente, uno scheletro di tre piani costruito
proprio sulla scogliera è caduto sotto i colpi delle ruspe.
La demolizione è avvenuta in tempi molto rapidi grazie
anche allo stanziamento di 40.000 euro messi a disposizione dal
ministero per l’Ambiente e la Tutela del territorio.
Ufficio stampa
Legambiente Calabria