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Luglio 2006 |
Comunicato
stampa |
MALTEMPO:
IN CALABRIA IL 90% DEI COMUNI COSTRUISCE IN AREE A RISCHIO
La
solidarietà di Legambiente che auspica interventi di
qualità per mettere in sicurezza il territorio
L’alluvione
che ieri ha devastato la provincia di Vibo Valentia evidenzia
ancora una volta una regione dai piedi d’argilla. A sei
anni dalla tragedia di Soverato, i lutti di ieri ci ricordano
drammaticamente quanto il territorio calabrese sia fragile.
Fiumi, torrenti e fiumare abbandonate a se stesse, in balia
dell’abusivismo, dell’urbanizzazione delle aree
golenali e di greti trasformati in discariche. Non solo una
pesante eredità del passato, ma anche una scadente politica
di gestione del territorio che resta di drammatica attualità.
In Calabria infatti il 90% dei comuni ha abitazioni in aree
di esondazione e appena il 13% realizza un positivo lavoro di
prevenzione e cura del territorio per contrastare le alluvioni.
«Ancora una volta la protezione civile deve accorrere
per salvare il salvabile, un intervento tempestivo ed efficace
che ha permesso di non aggiungere tragedia a tragedia - spiega
Francesco Ferrante, direttore generale Legambiente – non
è pensabile di rimandare una seria politica di messa
in sicurezza di questi territori abbandonati, soprattutto di
quei piccoli torrenti e fiumare che normalmente sono a secco
– continua Ferrante – ma che possono trasformarsi
in veri fiumi in piena».
Eppure di fondi per la messa in sicurezza del territorio calabrese
ne sono stati concessi negli anni. Finanziamenti che raramente
hanno portato ad un concreto risultato per la sicurezza dei
cittadini e dei loro beni. E’ improrogabile passare dalla
logica dei finanziamenti a pioggia a quelli mirati ad interventi
di messa in sicurezza di qualità, realmente efficaci.
«La Regione non può rimandare oltre un serio monitoraggio
su quali e quante abitazioni esistono nelle aree a rischio –
spiega Ferrante - e programmare una politica di prevenzione
per renderle sicure, ricorrendo anche all’abbattimento
degli abusi. Il governo può e deve trovare fondi per
mettere la parola fine alla fragilità calabrese –
conclude Ferrante - senza buttarli in opere di dubbia efficacia.
Per questo parliamo di finanziamento diretto alla delocalizzazione
delle strutture in aree a rischio e a interventi di qualità
di cui sia verificata in sede di collaudo l’efficacia».
L’Ufficio
Stampa
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