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COMUNICATI
 
4 Luglio 2006
Comunicato stampa
 

MALTEMPO: IN CALABRIA IL 90% DEI COMUNI COSTRUISCE IN AREE A RISCHIO

La solidarietà di Legambiente che auspica interventi di qualità per mettere in sicurezza il territorio

L’alluvione che ieri ha devastato la provincia di Vibo Valentia evidenzia ancora una volta una regione dai piedi d’argilla. A sei anni dalla tragedia di Soverato, i lutti di ieri ci ricordano drammaticamente quanto il territorio calabrese sia fragile. Fiumi, torrenti e fiumare abbandonate a se stesse, in balia dell’abusivismo, dell’urbanizzazione delle aree golenali e di greti trasformati in discariche. Non solo una pesante eredità del passato, ma anche una scadente politica di gestione del territorio che resta di drammatica attualità. In Calabria infatti il 90% dei comuni ha abitazioni in aree di esondazione e appena il 13% realizza un positivo lavoro di prevenzione e cura del territorio per contrastare le alluvioni.
«Ancora una volta la protezione civile deve accorrere per salvare il salvabile, un intervento tempestivo ed efficace che ha permesso di non aggiungere tragedia a tragedia - spiega Francesco Ferrante, direttore generale Legambiente – non è pensabile di rimandare una seria politica di messa in sicurezza di questi territori abbandonati, soprattutto di quei piccoli torrenti e fiumare che normalmente sono a secco – continua Ferrante – ma che possono trasformarsi in veri fiumi in piena».
Eppure di fondi per la messa in sicurezza del territorio calabrese ne sono stati concessi negli anni. Finanziamenti che raramente hanno portato ad un concreto risultato per la sicurezza dei cittadini e dei loro beni. E’ improrogabile passare dalla logica dei finanziamenti a pioggia a quelli mirati ad interventi di messa in sicurezza di qualità, realmente efficaci. «La Regione non può rimandare oltre un serio monitoraggio su quali e quante abitazioni esistono nelle aree a rischio – spiega Ferrante - e programmare una politica di prevenzione per renderle sicure, ricorrendo anche all’abbattimento degli abusi. Il governo può e deve trovare fondi per mettere la parola fine alla fragilità calabrese – conclude Ferrante - senza buttarli in opere di dubbia efficacia. Per questo parliamo di finanziamento diretto alla delocalizzazione delle strutture in aree a rischio e a interventi di qualità di cui sia verificata in sede di collaudo l’efficacia».

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