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Mare Monstrum 2004 in Calabria

“Servono controlli più rigorosi lungo le coste”

Chiaravalloti “pirata del mare”
Assegnata al presidente della Regione la Bandiera Nera

Calabria terza negli abusi sul demanio

La Calabria – assieme a Campania, Puglia e Sicilia – detiene il 55 per cento delle nuove costruzioni abusive: in particolare, nel dossier 2004, la Calabria occupa il non invidiabile terzo posto (dopo Lazio e Sicilia) nella classifica degli abusi edilizi sul demanio. Sono state, infatti, accertate 547 infrazioni, sono state denunciate o arrestate 605 persone, sono stati effettuati 124 sequestri.
Ecco perché la Legambiente tiene alta la guardia sui possibili illeciti e le brutture che ci sono lungo le coste calabresi e guarda con attenzione e segue con molto rigore quanto si sta verificando nel Cosentino con i casi di Praia a Mare e Diamante.
E la nostra regione si trova al sesto posto nella “classifica del mare illegale” con 1178 infrazioni accertate, 857 persone denunciate o arrestate e 397 sequestri effettuati (dati che comunque sono in lieve diminuzioni rispetto all’anno scorso). E continua ad avere seri problemi nella gestione ambientale tanto che la Legambiente consegnerà la Bandiera nera al presidente della Regione Giuseppe Chiaravalloti, nella sua qualità di commissario delegato per l’emergenza ambientale per la disastrosa situazione della depurazione delle acque in Calabria.
Certo, non mancano i motivi di soddisfazione. Vanno ricordate infatti le demolizioni – avvenute nel corso del 2003 – delle costruzioni abusive di Rossano Calabro.
“ Il mare calabrese, nonostante i 52 chilometri di costa in cui è stata vietata la balneazione nel 2003, è in buone condizioni – spiega il presidente di Legambiente Calabria, Lidia Liotta - Le condizioni territoriali ed economiche hanno permesso di conservare il nostro mare. Il problema sta tutto nella cattiva gestione amministrativa e politica, nella scarsa attenzione che le istituzioni dedicano alla salute delle nostre coste e delle nostre acque marine. E’ per questo che la nostra associazione ha voluto assegnare la Bandiera nera al presidente della Regione Giuseppe Chiaravalloti”. “Certo – insiste il presidente regionale dell’associazione del Cigno verde – è necessario anche che i cittadini abbiano più cura per una delle principali risorse della loro terra, ma sono indispensabili controlli serrati, scelte ponderate: non si possono avvantaggiare gli ecofurbi. Da parte nostra continueremo nella nostra azione di vigilanza rigorosa su tutti i casi di presunte illegalità che si presentano sul territorio. Grande attenzione dedicheremo anche ai due casi che sono stati segnalati nel Casentino in questi giorni. Senza sconti per nessuno”.

IL DOSSIER
Pirati all’assalto: le Bandiere nere 2004
Sono le Bandiere meno ambite d’Italia, quelle che segnalano i “nuovi pirati del mare”: amministrazioni, politici, imprenditori, società private che si sono contraddistinte per attacchi o danni all’ambiente marino e costiero. Sono le Bandiere nere che ogni anno la Legambiente assegna in tutta la Penisola e che saranno consegnate dalla Goletta verde, l’imbarcazione del Cigno verde che è salpata proprio ieri per i mari d’Italia e, per la prima volta, di Francia, Spagna e Croazia.
La Legambiente assegnerà quest’anno la Bandiera nera anche al Governatore della Calabria Giuseppe Chiaravalloti. “..in qualità di Commissario delegato per l’emergenza ambientale in Calabria, perché in quasi sette anni di attività e nonostante centinaia di miliardi di vecchie lire spesi per costruire depuratori e fognature, ha clamorosamente fallito l’obiettivo, così come si evince da una recente relazione della Corte dei Conti”.

Gli ecomostri
Tra le vecchie conoscenze, nella nostra Regione continuiamo purtroppo a registrare i casi:
Riserva marina di Capo Rizzuto
Ben 57 costruzioni abusive (10 nel comune di Crotone e 47 in quello di Capo Rizzuto) per 48.600 metri cubi, sono state individuate dalla Capitaneria di porto di Crotone, nell’area di demanio costiero della Riserva di Capo Rizzuto e nella fascia di rispetto che interessa ben 38 km di costa. Insomma, sono circa 16.100 i mc abusivi nell’area demaniale e il doppio, 32.500 mc, nella fascia dei 30 metri dal limite demaniale.
Per intenderci, nel crotonese gli interventi più rilevanti sono quelli attorno al borgo marinaro di Cariati, Cirò Marina, la Marina Melissa e Strongoli, Capo Colonna a Crotone, Le Cannella, Capo Rizzuto, Capo Piccolo, e Le Castella ad Isola Capo Rizzuto ed infine il cosiddetto Steccato di Cutro. Una morsa di cemento illegale, fatto di moli che si protendono in mare, porticcioli, fabbricati, muri di recinzione, piattaforme in cemento armato, porticati, che stringe e avvolge la stupenda riserva marina di Capo Rizzuto, in provincia di Crotone.
Tutte le gare fatte finora per demolire gli immobili sono andate deserte e nessuno, a cominciare dall’Ente gestore della Riserva, ha risposto alla stessa Capitaneria di Porto, che aveva dato la propria disponibilità a provvedere agli abbattimenti. E ancora oggi non si registrano novità volte a liberare questi luoghi. La Riserva interessa circa 38 Km di costa tra i comuni di Crotone ed di Isola di Capo Rizzuto. Quest’ultimo è quello maggiormente interessato per estensione.
Baia di Copanello
Siamo nel Comune di Stalettì, in provincia di Catanzaro, sulla costa ionica della Calabria. In uno scenario di straordinaria bellezza, “convivono” i due estremi, negativi e positivi, di tante aree del Mezzogiorno: l'ecomostro di cemento di Villaggio Lo Pilato, che con i suoi 16mila metri cubi deturpa la baia da oltre vent'anni; la tomba di Cassiodoro, il grande senatore e letterato romano del Vivarium, abbandonata a sé stessa nella più totale incuria e a pochi metri da un “illuminante” caso di scempio urbanistico. Sul Villaggio pende una ordinanza di demolizione del 1987, mai eseguita, e una gara di demolizione andata deserta. Sulla vicenda Legambiente ha presentato una denuncia le cui indagini sono ancora in corso.
Il cemento in spiaggia a Falerno Scalo
“ Palafitta” e “trenino” non sono i nomi di due personaggi di una nuova serie di cartoni animati, ma bensì i nomignoli con cui i cittadini e i turisti di Falerno Scalo, in provincia di Catanzaro, hanno soprannominato le due costruzioni realizzate sul bagnasciuga della costa calabrese. “Palafitta” con i suoi tre piani sfida continuamente le onde essendo stato costruito direttamente sulla battigia e nei giorni di mare leggermente mosso sembra che galleggi sul mare. “Trenino”, invece, con i suoi appartamenti a schiera realizzati direttamente sul bagnasciuga viene invaso dalla sabbia che spesso riempie completamente il piano terra. Si tratta di due esempi scellerati di aggressione al patrimonio costiero, sperando che al più presto il buon senso liberi questo pezzo di costa calabrese dal cemento selvaggio.

Ma Mare Monstrum nel corso degli anni ha raggiunto anche importanti vittorie. Anche in Calabria. Due sono i casi nel 2003.
L’ecomostro di Punta Alice a Cirò marina (Crotone)
E’ stato demolito a Ciro Marina, l’alto fabbricato, edificato negli anni Settanta e mai del tutto finito, prospiciente le spiagge di Punta Alice. L’ecomostro, su cui Legambiente aveva puntato i riflettori, è caduto sotto l’urto delle ruspe dopo che il Comune del crotonese aveva emanato un’ordinanza di demolizione. La costruzione, che avrebbe dovuto ospitare uno stabilimento balneare, era stata realizzata in assenza di concessione edilizia e insisteva su un’area demaniale. La struttura portante in cemento armato era alta una quindicina di metri e presentava tre piani, un attico, due corpi di fabbrica a piano terra e una passerella. L’ultimo proprietario dell’immobile non si è opposto alla demolizione.
Stalettì (Catanzaro)
In questo caso si tratta di una vittoria parziale, perché l’ecomostro di Villaggio Lo Pilato con i suoi 16mila metri cubi continua a deturpare la Baia di Copanello di Stalettì, sul versante ionico catanzarese, ma comunque di vittoria si tratta perché la parte più evidente, uno scheletro di tre piani costruito proprio sulla scogliera è caduto sotto i colpi delle ruspe. La demolizione è avvenuta in tempi molto rapidi grazie anche allo stanziamento di 40.000 euro messi a disposizione dal ministero per l’Ambiente e la Tutela del territorio.

 

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