La
Gravina di Leucaspide e il territorio di Silvia De Vitis
Il territorio attualmente compreso nei limiti del Comune di Statte
mostra una serie di evidenze archeologiche, storiche e ambientali di estremo interesse.
Fra queste la gravina di Leucaspide risalta, sia per la suggestione
dei luoghi, sia in fine, per una serie di aneddoti e memorie care alla comunità che
ancora le tramanda.
La gravina offre infatti un modello campione di quelle che sono
state nel corso dei secoli le forme dell'occupazione umana di questo sito.
Inoltre il suo paesaggio è rimasto grosso modo inalterato, in
quanto poco adatto ad una forma di sfruttamento delle risorse, di tipo distruttivo.
Analoga sorte hanno avuto, in genere, le aree adiacenti alla stessa
che conservano appunto numerose evidenze.
Solo una ricerca archeologica articolata in una serie di indagini di
archeologia del paesaggio (ricognizioni di superficie, scavi archeologici, sondaggi e
prelievi paleobotanici e geo -pedologici) potrà darci linee guida meno generiche.
La gravina come forma di insediamento sembra invece avere avuto due
momenti principali: l'età neolitica, nella quale alcune grotte sembra siano state
frequentate per scopi funerari e culturali - e il medioevo, per il quale si assiste,
nell'intera provincia ionica, al sorgere degli abitati in rupe.
Sui pianori limitrofi, troviamo anche numerose tracce monumentali
riferibili a diversi momenti storici. I due dolmen di Leucaspide e di Accettulla, scavati
nel 1884 e pubblicati nel 1912, insistono entrambi nelle vicinanze della stessa, a poca
distanza uno dall'altro. Dalla zona sono stati segnalati altri resti megalitici, la cui
reale entità e definizione è tuttora in corso di verifica.
I dolmen sono monumenti funerari imponenti, con un a lunga galleria
che terminava in una camera sepolcrale.
Quello di Leucaspide, detto anche di San Giovanni della Masseria,
che sorge nei pressi, si erge nel sottobosco, a poca distanza della gravina.
E' costituito da quattro lastroni monolitici posti di taglio
nel terreno e coperto da un monolito largo tre metri e spesso circa 50 centimetri.
L'ingresso della cella è rivolto ad est ed in origine doveva presentare un corridoio
d'accesso, mentre due lastre ne costituivano il piano pavimentale. E' databile alla Media
Età del Bronzo.
Un altro dolmen è tuttora visibile, in parte giacente al suolo e
dista circa tre chilometri dall'altro. E posto quasi sul ciglio di un ramo minore della
Gravina di Leucaspide nei pressi della Masseria di Accettulla o di Accetta Piccola ed è
riferibile alla stessa fase cronologica e culturale del dolmen precedente.
Ricognizioni di superficie ci permettono di affermare che tutta la
fascia adiacente la gravina di Leucaspide deve essere stata interessata da un denso
insediamento di età protostorica: vi si trovano infatti numerosi frammenti, anche se
spesso di dimensioni assai ridotte, di ceramica d'impasto databile all'Età del Bronzo o
agli inizi di quella del Ferro.
La presenza delle tombe a galleria, inoltre, riflette assai bene il
tipo di occupazione del territorio di queste comunità protostoriche, che dovevano certo
essere dedite di gran misura alla pastorizia, per la quale l'ambiente delle Murge
costituiva certo un habitat ideale.
Più complesso da definire, anche se le ricerche sono in continuo
progresso, è il ruolo che l'area della gravina dovette assumere in età greca. Bisogna
infatti determinare se essa fosse inclusa o meno nella Choria tarentina, vale a
dire in quel territorio posto sotto il diretto predominio dei coloni greci.
La presenza, al confine del territorio di Statte con quello di
Crispiano, dell'insediamento greco di Lamastuola ci fa propendere per una risposta
affermativa.
Il piccolo avamposto di Lamastuola doveva inoltre, trovare nella
gravina un elemento difensivo e probabilmente un utile luogo di approvvigionamento idrico.
I dati tacciono, come si è detto, per l'età romana, ma è probabile che le grandi
proprietà latifondistiche includessero marginalmente anche le gravine.
L'alto medioevo vede invece sorgere la cosiddetta "civiltà
rupestre", nella quale le abitazioni sono scavate lungo i fianchi delle gravine e
delle lame. Anche se i resti abitativi della gravina di Leucaspide non sono stati oggetto,
almeno sino ad ora, di studio approfondito, possiamo dire che essi sono una traccia di
quei "cumuli rurali" bizantini chiamati dalle fonti "choria".
Anche se la ricerca specifica sull'insediamento di Leucaspide è
ancora da compiere, in genere questi casali vengono spopolati fra il XI e il XII secolo,
per essere successivamente inglobati in grandi proprietà, i cui proprietari spesso
utilizzavano le chiesette della scomparsa comunità come luogo di culto e di sepoltura
privati.
Un'evoluzione certo simile è toccata anche a Leucaspide, presso la
quale, la moderna masseria e la chiesetta detta di "Mater Domini" perpetuano le
antiche forme di insediamento e di utilizzazione del territorio. |