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 Scrittori e Poeti: Marco Tarantino


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Giorno 22 Dicembre 2005, è stato presentato in Biblioteca un interessante libro (opera prima) del nostro concittadino Marco Tarantino. Lui ama  ironicamente definirsi, giornalista precario, professore precario ed ora scrittore precario. Ma il suo modo di scrivere è unico.

Presentato in Biblioteca un bel libro di un nostro concittadino
Marco Tarantino
"La prima sorsata di sfiga"
e altri profondi dispiaceri della vita

Sono un vecchio (in tutti i sensi) ammiratore di Marco Tarantino. Qualche anno fa, collaborava con la rivista civica Polis e devo confessare che prima di leggere gli articoli che riguardavano gli avvenimenti stattesi, andavo a scovare la pagina di questo bravo giornalista che, in tandem col direttore Dolores Palantoni, trattava spesso di disfunzioni cittadine, e lo faceva con un taglio leggermente surreale e gustoso tanto che alla fine mi rendevo conto che invece di incupirmi, avevo fatto buon sangue, per l’ironia ed il garbo con cui erano state affrontate le questioni stesse. (In fondo a questa pagina, troverete un esempio, che fu inserito in questo sito nel lontano 1998, nella pagina "scrittori e poeti stattesi.)

Poi, qualche serioso e austero cittadino fece notare, che non era giusto sprecare denaro pubblico per degli articoli "poco seri" e la collaborazione dell’ottimo Marco fu sospesa. Tant’è!

E’, quindi, stato bello leggere questo suo libro che, come i precedenti scritti che conoscevo, è stato fonte di belle sorprese. E’ in effetti "un grande libro" in un piccolo volume: tanti idee, fatti, figure, situazioni, concentrate e scolpite in poche pagine. Non è intenzione di chi scrive fare una recensione del libro stesso; ne sono state già fatte di autorevoli e lusinghiere, da critici competenti.
Mi limiterò quindi a proporre delle "istruzioni per l’uso" (ora vanno molto di moda) da lettore a lettore.

· Innanzitutto comprate il libro, altrimenti a che servirebbero le istruzioni?

· Questa istruzione esclude le altre: vi consiglio di leggere il libro senza guardare le recensioni o descrizioni. Sarà piacevole, come vedere un film senza che vi raccontino alcunché, prima di vederlo. Ma se continuate con queste istruzioni, lo fate a vostro rischio e pericolo!

· Leggete con attenzione il risvolto della prima pagina di copertina del libro (presumibilmente opera dello stesso autore): non si poteva scrivere di meglio sul libro stesso!

· Di che parla questo libro? Simpatici personaggi, alcuni veramente sfigati e operosi, altri, sfaccendati, goliardici, amanti del calcio e della vita semi-notturna (non quella delle balere, ma quella del biliardo), sono alle prese con quella che per loro è la difficile quotidianità della vita.
Qualche volta i profondi dispiaceri della vita, consistono nel cercare di renderla goliardicamente difficile agli altri, (come quando fanno fuori un preziosa bottiglia di Porto di un conoscente, molto restio a concederla).
Ma non tutte le sfighe sono uguali!
Ci sono quelle che capitano agli altri, e viste con distacco e divertimento, (ad esempio, le numerose disavventure di don Ciccio e don Carmine) e descritte in 3° persona.
E ci sono le sfighe che coinvolgono anche il personaggio narrante, (descritte in 1° persona, singolare o plurale, e probabilmente autobiografiche) che sembrano coinvolgere lo scrittore più delle prime. Ricordiamo il tentativo, andato male, di scroccare la cena a casa di un amico; l’auto in panne; l’abbordaggio, andato male, a una "tardona" sulla spiaggia; un "incontro" non molto romantico ecc.

· Ma il libro non è solo questo.
La sua originalità non sta tanto sugli argomenti che tratta, ma nella forma con cui lo fa. Che vi posso dire? Ho letto di recente un libro, più o meno sugli stessi argomenti, e che a me è piaciuto molto, ma il confronto col libro di Tarantino è improponibile. Col  primo viaggiavi in pianura e ogni tanto trovavi una cunetta che ti faceva un po’ sussultare; con Tarantino, viaggi su delle "montagne russe", in cui non ti è concesso un attimo di tregua e quando credi di esserti ripreso da un saliscendi mozzafiato ecco che ne arrivano altri e altri ancora.

Sferza i burocrati, irrispettosi della gente (le bocche di vetro); irride ai "falsi poeti", ma anche alla gente snob del "Lion" e alle "ex giovani" ricoperte di "autotreni di cosmetici per guerre ormai perse".
Mascherati pessimismi, ("nasciamo soli e … la paura della solitudine è già solitudine") e delicate nostalgie, si rincorrono incessantemente nella sua "filosofia esistenziale" .
Spesso è anche sensibile e delicato anche se, (per pudore), si maschera dietro il suo stile scanzonato e irriverente. (Le parole che non ti ho detto, il guardiano ecc).
Né mancano, come è nel suo stile, figure metaforiche e misteriose che aleggiano su tutto e tutti, né vecchie reminiscenze e amarcord (nostalgia per i "grattachecca" ), tanto che il passato ed il presente sembrano confondersi.
Come vedete, non esageravo nel parlarvi di "montagne russe" !

· Non fatevi impressionare dal primo capitolo, "Un coltello nel borsello", perché è semplicemente "una dichiarazione d’intenti". Sembra anticipare: il mondo è pieno di lestofanti, imbroglioni e prepotenti, scherzeremo su tutto e tutti, ma manterremo un giudizio molto severo e intransigente su questa gente; faremo in modo di premunirci contro di loro (soprattutto se rivestono cariche ed impieghi pubblici) e, all’occorrenza, reagiremo senza debolezza.

· Non fatevi impressionare dal suo linguaggio, a volte, enigmatico: lo fa apposta perché ci prende gusto! Quando, avrete letto le prime pagine, vi sarete vaccinati ma vi sarete anche divertititi, scoprendo sempre qualcosa dietro "l'arcana prosa".

· Trovate che queste "istruzioni per l’uso" siano state ovvie, lunghe, inutili e noiose? Beh! Vi avevamo avvertiti!

· Un’ultima istruzione: leggete il libro una seconda volta. Vi troverete delle cose interessanti che vi sono sfuggite alla prima e che vi faranno riflettere, ma vi accorgerete che è anche un vademecum per affrontare col migliore stato d’animo possibile, le piccole contrarietà della vita.
A Marco un grosso "in bocca al lupo" e a noi tutti: Buona lettura, anzi: buon divertimento!

Leonardo Del Giudice

 
L'articolo che segue,  di Marco Tarantino, è stato pubblicato su "Polis" N° 4 del Febbraio 1998.
I
n una  rubrica Croce e Delizia il Direttore  faceva notare la mancanza totale di privacy negli uffici postali dove tutti potevano vedere (e sentire)  le operazioni eseguite allo sportello.
L
'articolo stesso, illustrava il problema (insieme ad altri) ma con un'angolazione più leggera.
PS Notare che il problema posto dal direttore e che auspicava l'applicazione di una linea a terra per questione di privacy è stato risolto con la  ristrutturazione dell'ufficio Postale.
 

Tra banche e Uffici Postali è dura la vita per il povero utente
Amo gli uffici postali, e la dolente umanità che li popola. Non dovrei essere così generico, per la verità, a Roma o a Bari e Lecce o Taranto non ho mai ritrovato la stessa intimità che invece mi coglie quando varco la soglia dell'ufficio stattese.
File lunghe, ma immote. Personaggi di grande fissità, da questa parte del vetro e da quella. Allora, col rispetto che si deve a un rito che sia tale, e questo lo è, mi immergo e mi accodo.

L'altro giorno il concetto di fissità stava diventando un po' troppo solenne, e a occhio e croce eravamo praticamente fermi da almeno venti minuti, sicché un vecchierello intruppato, beato lui, nel centroclassifica ha ritenuto di doverci spiegare il perchè. "La fila si abblocca quando c'è uno col libbretto".
Sospettavo da un pezzo, sinceramente, che se dipendesse dall'impegno proposto dagli indefettibili bollettari come me la fila non si abbloccherebbe mai, ma perché ridurre tutto a un unico fattore? Ci sono pur sempre le fate, o gli elfi, ma generalmente le fate, dall'altra parte dello specchio, pardon, del vetro.
Comunque, come Dio vuole abbiamo preso a muoverci. Giunto il turno del vecchio, questo non ti tira fuori un autentico, ordinato, indubitabile libbretto, persino con una "b" in più? Girandosi verso di noi della zona retrocessione, ci ha anche sorriso: che uomo amabile!

Certo doveva essere ispessito dalla vita quell'altro mio coinquilino della coda, verso l'entrata, perché ha sentenziato ad alta voce:"nonno, bisognerebbe impiccarti".
E' delizioso quando volteggia l'idea di corda e sapone, all'ufficio postale. Maschere levigate da un'esistenza di ovatta compongono le colonne umane, all'ufficio postale. Privacy, e che esigenza è?

Ammetto che non mi succede di dover ritirare ne' depositare soldi; anzi, siccome agli altri succede, noi delle prime file non manchiamo mai di calcolare l'ammontare delle mazzette, in genere leggendo dalle labbra dell'impiegato, ma anche contando personalmente: un giorno di questi allestisco un'innocente scommessina, a pensarci meglio, tipo i fagioli di Raffaella, quanto ha riscosso questo disgraziato ex Ilva?
Tutti sanno tutto di tutti, per questo mi reco con cuore leggero: mi sento parte di un contesto. Quest'anno, oltretutto, dovrò dare delle spiegazioni, dato che la tassa per l'ordine dei giornalisti è aumentata di Lit.50 mila e qualche compagno di colonna potrebbe farmi notare gli importi precedenti.
Ma ci sono altri e sfaccettati modi di migliorarsi, lavorando su se stessi e/o prendendo dalla saggezza altrui. La pazienza dell'attendere il proprio turno avvicina ai fondamenti Zen, per esempio....
Sudiamo, e qualcuno, certo, sacramenta con esagerata dedizione, ma considerate anche la dolcezza di quelli che vi fanno vento col mazzo di bollette, altro che aria condizionata; oppure soffiandovi pietosamente sul volto il loro alito di ciclamino.
E' formidabile quando schioppano i primi svenuti, d'estate, all' ufficio postale.
Marco Tarantino


 

Uno scrittore non sceglie i suoi argomenti, sono questi ultimi a sceglierlo.(Mario Vargas Llosa)
Pagina
Aggiornata
21-09-2006
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Leonardo Del Giudice Web Designer
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