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L'Orologio della piazza
Fermo muto ed
intristito,
l'ingranaggio arrugginito,
con lancette anchilosate,
hai trascorse le giornate.
Con il tempo fisso all'una
tu non davi gioia alcuna,
a chi ti volgea lo sguardo;
eri proprio un bel bugiardo!
Ossidate le campane,
melanconiche ma sane,
e vogliose di scandire,
tosto l'ore, e di gioire.
E la gente te ha seguito;
ed il tempo impoverito,
ha trascorso, qui negli anni,
come te, con gravi affanni.
Ma il prodigio s'è compiuto,
Il ripristino hai avuto,
e le ore segni esatte,
nella piazza, qui a Statte.
E il rintocco delle ore,
dà a tutti buon umore,
le lancette allegramente
gaie giran, sì la gente!
Un più lieto tempo aspetta,
questa cittadin diletta,
che con te s'è risvegliata,
e che sembra ormai cambiata.
Non ci fare il tradimento,
si preciso, molto attento!
segui tu gli avvenimenti,
degli ambiti nostri intenti.
Sia il suono tuo segno,
del ripreso nostro impegno,
stattarulo sii di razza,
oh, Orologio della Piazza!
Gino Del Giudice |