PIANA CRIXIA
La denominazione latina Crixia, che dal 1863 completa il nome del piccolo Comune valbormidese, lascia intuire l'origine romana dell'insediamento.
Da recenti scavi, infatti, sono emerse le tracce dell'antica mansio di «Crixia» che sorgeva lungo il tracciato della via Aemilia (da Vado Sabazia a Tortona).
Dalle ricerche archeologiche in loco sono emersi pure indizi dell'esistenza di un villaggio preromano degli antichi Liguri (Ligures Montan); che la zona sia stata frequentata in epoca neolitica è attestato da ritrovamento casuali di asce e strumenti in pietra levigata.
Dell'età medievale restano i ruderi, sul Bric Foresto, del castello pianese, in relazione al quale sorgeva l'antica chiesa dedicata a S. Corona dipendente dal Monastero di Spigno.
La più antica citazione di Piana compare in un documento del 991 (Plana cum castro et capello).
Ecclesiasticamente la parrocchia di Piana dipese dalla diocesi di Savona fino al 1805, quando passò ad Acqui Terme.
Il territorio comunale di Piana Crixia si estende per 29 kmq. coprendo la superficie dell'estremo entroterra della provincia di Savona in prossimità del confine con il Piemonte.
Gli abitanti superano di poche decine gli 800. Le case di abitazione sono raccolte in diverse frazioni (gli autori del secolo scorso ne citano sette), tra cui Borgo, Villa, Praie, Pontevecchio, Pareta, Lodisio e San Massimo (già Cagna).
La bella chiesa
parrocchiale, che sorge nel Borgo è dedicata ai Santi Eugenio Vittore e Corona.
Fu costruita fra il 1733 ed il 1754 (nel 1766 si completò pure la cupola).
CARTINA AREA PROTETTA DI PIANA
CRIXIA
Il territorio di Piana Crixia si presenta
interessante soprattutto per il fatto che rappresenta un lembo di Langa
appartenente alla giurisdizione amministrativa ligure e come tale inserito in
una specifica area protetta istituita con Legge Regionale del 27 febbraio 1985
sotto la denominazione <<Langhe di Piana Crixia>>.
PANORAMA TERRITORIO DI PIANA CRIXIA
Con l'istituzione dell'Area Protetta regionale si
è voluto provvedere a garantire l'integrità del territorio tutelando e
riqualificando l'ambiente nelle sue componenti naturalistiche, geomorfologiche
e storico architettoniche e concorrere allo sviluppo sociale ed economico delle
popolazioni locali.
Il Comune di Piana Crixia, quale ente gestore
dell'Area Protetta, si propone di perseguire le finalità sopra citate,
promuovendo con apposite iniziative anche la conoscenza e la fruizione del
territorio interessato a fini scientifici, culturali e didattici dei beni
ambientali.
Civiltà Locale
«Nelle colline buone delle Langhe sul grigio della
pietra tufacea l'uomo da tempo ha distribuito i suoi campi di grano, d'avena,
d'erba da pascolo, disegnando pezze di colore dai mille toni. Poi ha costruito
le sue case, i pozzi coperti, le vasche per abbeverare le bestie, e i mille
sentieri, divenuti strade per raggiungere il lavoro». Così Piero Vado cantava
il paesaggio naturale di Piana Crixia, Langhe che sono ancora Liguria,
leggendovi l'opera incisiva del lavoro dell'uomo, che dall'antichità ha
coltivato questa terra.
L'agricoltura è stata l'attività principale dei
pianesi sino ai primi decenni del nostro secolo, affiancata dall'allevamento e
dall'artigianato. Oggi che l'occupazione principale e la fonte di maggior
reddito è il lavoro nell'industria o nel terziario, l'attività agricola non è
del tutto scomparsa, viene praticata hobbisticamente o part-time e da alcuni
anche a titolo principale
Accanto a molte colture ormai scomparse (canapa,
bachi da seta) qui come nei rimanenti paesi della vallata, si trovano ancora
alcuni vigneti che producono discreto dolcetto, cosa ormai rara nella Val
Bormida savonese. Anche il bosco è ancora coltivato, costituendo fonte di
reddito. Tra i prodotti dei sottobosco, si segnalano i prelibati funghi e
tartufi (tartufo bianco d'Alba e nero pregiato).
Fra le attività artigianali che un tempo fiorivano
a Piana, si segnalava la rinomata produzione di ruote per carri costruite in
legno duro con cerchione di ferro (lamòn).
Nel parco della villa già dei Marchesi Incisa, nel centro
dell'abitato attraversato dalla Statale 29, è ancora visibile una grande
ghiacciaia (sec. XVIII) in cui il ghiaccio prodotto in inverno veniva
conservato in grande quantità per essere utilizzato o venduto nella stagione
calda.
Funzionava un tempo una fornace di mattoni e
mulini ad acqua, di cui restano interessanti ruderi in località Pian del Nasso.
Goffredo Casalis riferisce pure dell'esistenza in Piana agli inizi del secolo
scorso di una filanda: «Evvi una filatura della seta, che viene alimentata dai
bozzoli raccolti in questa e nelle circonvicine terre». Agli inizi
dell'800 il prefetto del Dipartimento di Montenotte, Conte Chabrol del Volvic,
fece eseguire nel territorio di Piana alcuni scavi per l'estrazione di amianto,
attività che però non ebbe seguito. La gastronomia locale, con pietanze di
influenza piemontese, è ricca e genuina. I piatti tipici si possono gustare
presso i rinomati ristoranti del paese.
Caratteristica pianese è la Festa del torrone, che
ha luogo ogni anno l'8 Dicembre in località Praie.
Da più di dieci anni viene organizzata, fra giugno
e luglio, una mostra mercato dell'artigianato e del commercio, con buona
partecipazione di espositori e crescente interesse nel pubblico.
Geomorfologia
Relativamente all'aspetto geologico si evidenziano
nell'area pianese alcuni fenomeni particolari di erosione, i calanchi, caratteristici
di aree a substrato composto da rocce sedimentarie argillose e marnose (dette
volgarmente «tufo»).
L'origine dei calanchi è da collegarsi con la
formazione del «Bacino Terziario Ligure-Piemontese».
Le acque di ruscellamento dilavando ed impedendo
la formazione di humus, hanno inibito la crescita di vegetazione protettiva e
provocato l'arretramento dei cigli dei calanchi.
Oltre ai calanchi nell'area pianese, un'unità
territoriale orograficamente ben definita, sono presenti altri fenomeni
interessanti, come meandri incassati lungo il Rio Micheletto ed il Rio
Rolando e paleofrane provocate da scompensi geomorfologici di grande
portata che hanno creato erosione ai piedi dei versanti dando origine a
caratteristici accurnuli, oggetto in seguito di impianti agricoli.
Geologicamente sono interessanti poi i sedimenti
alluvionali pensili in quota, presenti nell'Area Protetta di Piana Crixia,
e soprattutto il Fungo di pietra, forma di
erosione particolare: nell'ambito della formazione dei conglomerati
oligocenici, un grande masso ofiolitico ha protetto dalle acque di dilavamento
i sottostanti elementi meno grossolani che lo sorreggono.
PRIMA FOTO FUNGO DI PIANA CRIXIA
Si è creata così una forma dei tutto eccezionale
per l'ambiente ligure piemontese.
Il Fungo di pietra si innalza 15 metri dalla base.
Il masso ofiolitico del cappello, ha un peso
stimato in 160.000 kg, mentre il peso del piedritto in puddinga si
aggira su 2.500 quintali.
SECONDA FOTO FUNGO DI PIANA CRIXIA
Leggende locali
La tradizione pianese riferisce alcune leggende,
una legata al fiume Bormida e altre circa la nota «pietra del collo» o Fungo
di Piana.
In un'insenatura del fiume a sud del centro di
Piana Crixia l'acqua del Bormida forma un piccolo lago, in parte coperto da uno
scoglio un tempo noto col nome Papalino (secondo G. Casalis). Si narra che
tempi addietro un abitante di Piana di nome Zagaglia per primo ebbe il coraggio
di addentrarsi nella cavità in cui finiva il lago per pescare la ricca fauna
ittica che vi si trovava. Il temerario pescatore compì la sua impresa di sera,
entrando a nuoto nella caverna naturale. Sopraggiunta la notte non gli fu più
possibile trovare l'uscita «quantunque avesse affidato prima ad una pianta una
fune, che teneva legata ad un piede». Sicché Zagaglia dovette rimanere per
tutta la notte all'interno dell'antro, dove tuttavia aveva possibilità di
respirare e <<non ebbe a soffrirne alcun grave nocumento>>.
Conclude il Casalis, riferendo il racconto che «appena entrò là dentro il primo
raggio di luce egli poté riconoscere l'uscita e scampò dal labirinto di quella
sinuosa caverna portando seco una smisurata quantità di buoni pesci».
Da allora quello venne denominato «Lago Zagaglia».
La singolare pietra a forma di fungo che sorge sul
dirupo ai piedi del Borgo di Piana Crixia, secondo la tradizione popolare ebbe
origine dal Diluvio Universale.
La leggenda poi, parla dell'intervento di un
fulmine che scalfi ortogonalmente una spaccatura trasversale della roccia dando
origine ad una croce, sulla parte del cappello del fungo verso il monte. Da
quella croce nella roccia incominciò prodigiosamente a gocciolare dell'olio,
che si prese a raccogliere per alimentare la lampada del Santissimo, nella
vicina parrocchiale.
Avvenne che un giorno, secondo la narrazione, una
donna del posto, avendo la scrofa ammalata, pensò di raccogliere un po' di
quell'olio, creduto miracoloso, per guarire il suo animale. Ma da quel momento
la scaturigine seccò e non sgorgò mai più il prodigioso balsamo.
Un ulteriore elemento leggendario è connesso al
passaggio delle truppe dell'esercito francese in Val Bormida. Volendo Napoleone
appropriarsi del Fungo di Piana, come era solito fare con quanto di bello
trovava sul suo cammino, ma non essendovi modo di asportarlo, si dice abbia
deciso di demolire il megalito.
Quando già i cannoni erano piazzati sul colle
prospicente il Fungo, pronti a far fuoco, dal sottostante fiume Bormida salì
una fitta nebbia che avvolse tutta la montagna impedendo la vista del litico
obiettivo.
Il fatto venne subito interpretato come presagio
naturale e la folle intenzione distruttiva fu abbandonata e ancora oggi fa
bella mostra di sé il megalitico Fungo di Piana, inserito nell'Area Protetta
Regionale «Langhe di Piana Crixia».