Lista dei pesci presenti nello stagno di Carpanea



Il nome "CARPANEA" sembra derivi da CARPA. Infatti, ancora prima che si formasse lo stagno dopo l'abbandono della cava di argilla, quel tratto del fiume Lambro era conosciuto come zona ricca di carpe. La maggior parte dei pesci sotto elencati si riproducono nello stagno, in altri casi, il canale, che collega lo specchio d'acqua col fiume nei momenti di piena di quest'ultimo, ne favorisce lo scambio.

Informazioni gentilmente fornite dal Sig. Marco Donghi.






ALBORELLA.
(Alburnus Alburnus Alborella) 


Allo stato adulto misura una quindicina di centimetri di lunghezza. Le sue squame che si staccano facilmente, sono ricchissime di cristalli di guanina, che conferiscono loro un caratteristico aspetto argenteo. Diffusissimo in tutta Europa, frequenta le acque calme e stagnanti, sempre in gruppi numerosi, e si tiene soprattutto in superficie, preferibilmente in prossimità delle coste. Si nutre di prede minuscole. Dalle squame dell'alborella, triturate e trattate con ammoniaca, si ricava la cosiddetta 'tintura d'Oriente', una sostanza di colore argento che, introdotta in piccole sfere di vetro, le rende assolutamente simili alle perle. Tuttavia, reperire la materia prima per la preparazione della 'tintura d'Oriente' non è tanto semplice: per soli cento grammi di prodotto finito, occorrono, infatti, oltre cinquemila alborelle.

 




ANGUILLA.
(Anguilla anguilla) 


Questa specie, un tempo comune nella maggioranza dei corsi d'acqua, con presenze che arrivavano fino alle zone montane, è oggi in sensibile rarefazione. Attualmente la specie è segnalata con una certa presenza nelle acque della pianura, e solo occasionalmente nelle zone montane, le presenze più consistenti comunque riguardano i tratti dei fiumi prossimi alla foce, o buona parte degli affluenti degli stessi. L'anguilla può raggiungere taglie di oltre 1 mt. e peso superiore a 3 kg.

 




CARPA.
(Ciprynus carpio) 


E' di origine asiatica. Per duemila anni la carpa ha avuto grande importanza come pesce d'allevamento, e indubbiamente, come tale fu introdotta anche in Europa, probabilmente ad opera dei romani. In seguito vi fu una più larga distribuzione in tutta l'Europa dal 1300 al 1500, ovvero nel medioevo. In seguito è stata anche introdotta in America del Nord (nel 1877), dove però si è verificato un effetto negativo di sovrappopolamento in molte acque, compromettendo la loro crescita. Vive in acque ferme di fiumi e laghi, predilige i fondi fangosi in cui grufola in cerca di cibo. È il ciprinide che può raggiungere il maggior peso arrivando sopra i 20 Kg.

 




LUCCIO.
(Esox lucius) 


Il luccio, un tempo ampiamente diffuso nelle acque di pianura è attualmente segnalato con presenza medio-scarsa solo in poche e ristrette zone del piano, o in bacini e laghi del tratto basso collinare della penisola. La forte contrazione numerica della specie è da attribuire al degrado, e spesso alla scomparsa dei siti idonei all'accrescimento e soprattutto alla riproduzione, tra cui fontanili, e forse alla competizione con il persico trota un predatore importato dal nord America alla fine dell'800. Il luccio è un predatore prevalentemente ittiofago che può superare eccezionalmente il metro di lunghezza e i 15 kg di peso.

 




LUCIOPERCA (Sandra).
(Stizostedion lucioperca) 


Corpo allungato; bocca terminale ampia e munita di denti robusti; pinna dorsale doppia la prima parte della quale munita di raggi spinosi; morfologia sostanzialmente simile a quella del pesce persico; colorazione verde-bruna sul dorso con strisce verticali più scure, bianco giallastro sul ventre.
Taglia: 35-55 cm (circa 1 kg) a 5-6 anni, fino a 120 cm (12 kg) a circa 20 anni di età. Accrescimento rapido. Vive in piccoli banchi nelle zone litorali di laghi e fiumi a corrente modesta, senza vegetazione (zona della Carpa e della Tinca). E' un forte predatore di altri pesci, preferibilmente ciprinidi. Introdotto dall'Est Europa. Le prime immissioni in Italia ebbero luogo nei laghi di Comabbio e Pusiano (Lombardia).

 




PERSICO REALE.
(Perca fluviatilis) 


Il persico reale ha il corpo allungato con dorso pronunciato e decisamente incurvato ed un muso smussato. La sua livrea è grigio-verde, sui suoi fianchi ci sono 6-9 bande verticali scure, il ventre è bianco. La pinna dorsale termina con una macchia nera, le pinne ventrali e caudali spesso sono bordate di rosso-arancio. Vive in acque di fiumi e di laghi, trasparenti e con deboli correnti. In fase giovanile è un pesce gregario mentre allo stato adulto è solitario. Si riproduce tra marzo e maggio, le uova sono attaccate ad ostacoli sommersi come alghe o pietre in lunghi filamenti gelatinosi. La loro dieta è costituita da invertebrati, uova di pesce e pesci.

 




PERSICO SOLE.
(Lepomis gibbosus) 


Vive nelle zone litorali ricche di vegetazione di ambienti lacustri e di lanca, con fondali sabbiosi o melmosi. In condizioni particolarmente favorevoli può raggiungere i 20 cm di lunghezza. Si ciba di invertebrati bentonici ed associati alla vegetazione acquatica ed anche piccoli pesci.

 




PERSICO TROTA.
(Micropterus salmoides) 


Nonostante il nome, il persico trota appartiene ad una famiglia diversa da quella del persico reale. Questo pesce è stato introdotto in Italia alla fine dell'800 dall'America settentrionale (Black-bass). Nelle nostre acque interne può raggiungere al massimo 40-60 cm di lunghezza e 3 kg di peso, e si ritrova generalmente nel basso corso dei fiumi del piano, nei canali, e nei bacini o laghi del fondovalle. Questo pesce preferisce specchi d'acqua ferma e limpida, con abbondante vegetazione, ed essendo un vorace predatore di altre specie di pesci, entra talvolta in competizione alimentare con il luccio.

 




PESCE GATTO.
(Ictalurus melas) 


Il pesce gatto supera di rado nelle nostre acque i 35-40 cm di lunghezza. Originario del Nord America. Vive in acque stagnanti o debolmente correnti, con fondi melmosi e ricchi di vegetazione. E' molto resistente e sopravvive egregiamente in acque povere di ossigeno e, infossandosi nella melma, può sopportare anche brevi periodi di siccità. Vive sul fondo predando invertebrati, uova e avannotti di altre specie di pesci, girini ed altri piccoli invertebrati.

 




SCARDOLA.
(Scardinius erythrophthalmus) 


La scardola è un tipico pesce delle acque lente di pianura, ricche di vegetazione acquatica indispensabile per la sua alimentazione e riproduzione. Comune nei tratti planiziari di numerosi corsi d'acqua del territorio, e lungo i canali di bonifica e di irrigazione, è frequente anche nei fontanili. La presenza della scardola nei corpi idrici montani, e collinari è da imputarsi a immissioni eseguite ignorando del tutto le esigenze ecologiche delle specie rilasciate. La scardola può raggiungere oltre 25-30 cm di lunghezza, e 800 gr di peso.

 




TINCA.
(Tinca tinca) 


La tinca che tollera tenori di ossigeno anche estremamente bassi, è specie tipica delle acque di pianura, ferme o debolmente correnti e ricche di vegetazione. Può raggiunger 40-50 cm di lunghezza, e 2-3 kg di peso. La tinca è onnivora ma predilige gli invertebrati del fondo, ed in particolare i molluschi.

 




TRIOTTO.
(Rutilus rubilio) 


Il triotto è un pesce di piccole dimensioni, non superando di norma i 20 cm di lunghezza. Vive in acque stagnanti, o a corso lento; il suo areale naturale è quindi limitato alle zone di pianura. La specie è presente in quasi tutti i corsi d'acqua del piano, e i quasi tutti gli affluenti; si rinviene comunemente anche nei canali di irrigazione o di bonifica. In molte zone del territorio è presente anche in tratti più elevati, fino alla bassa montagna a causa di immissioni di materiale ittico prelevato in pianura.

 


Ritorna alla pagina delle nuove iniziative Pagina base