rockit

di Faustiko (e-mail: faustiko@rockit.it)

Intitolato emblematicamente “0”, come a voler significare che di fatto si è ancora lontani dal primo vero cd, i Leben realizzano il loro esordio tradendo palesemente buona parte dei loro ascolti (anche perché basta dare un occhio alla tracklist del loro sito). E se di fatto sono domiciliati in quel di Bologna, molto hanno assorbito di quel sound di cui Chicago negli ultimi anni è stata città simbolo, come anche da molte altre realtà che nella regione si sono in distinte positivamente nel genere (dai Giardini Di Mirò ai Brother James, passando per Reflue e The Juniper Band).
L’aspetto fondamentale, però, è che siano riusciti a centrare il bersaglio al primo tentativo, impresa che il 90% dei gruppi fallisce regolarmente; ovvero trovare una personale interpretazione degli ‘schemi’, elaborado così 4 tracce spesso affascinanti e mai banali. Anzi, una volta protesi all’ascolto, riscontrete sicuramente svariate imperfezioni, sia in fase di produzione che di esecuzione, ma proprio queste crediamo rendano il lavoro gustoso e apprezzabile. Ciò per il semplice fatto che il duo - costituito da Claudio Claps e Paola Pistone - rifugge la perfezione per concentrarsi, invece, sulle atmosfere. Se quindi da una parte il progetto nel suo complesso è perfettibile, dall’altra ci sembra aver trovato fin dal primo momento la sua dimensione ideale.
In fin dei conti un demo che si guadagna la piena sufficienza e che in nuce fa intravedere interessantissimi sviluppi. Se amate tanto i sia Redworm’s Farm che i Cods, oltre a non disdegnare Midwest e Lo-Fi Sucks, potrebbe darsi che i Leben facciano breccia nel vostro cuore.
Teneteli a mente, comunque.

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kronic.it


di Marco Delsoldato

Chicago-Bologna: prima fermata
Spesso, in Italia, arriviamo a scoprire alcune realtà con qualche anno di ritardo e nemmeno la musica sembra fare eccezione, anzi... Mentre nel mondo certe sonorità post hanno ormai segnato il passo per dirigersi verso territori ancora più intriganti, nel “bel Paese” sta avvenendo una vera e propria esplosione di formazioni strettamente legate alla cosiddetta “generazione T”, come se la sfera delle sonorità di confine fosse quella e nulla più. Che Dio mi accechi se un giorno parlerò male di determinati gruppi, ma non è obbligatorio fermarsi a loro…Fortunatamente non siamo i soli a pensarla così e, come ben dimostrano i bolognesi Leben, alcune piacevoli “anomalie” ci sono anche da noi.
Il duo, formato da Claudio e Paola, evidenzia una buona attitudine di ricerca indirizzata verso l’area di Chicago, con uno sguardo ai primi Tortoise e ai loro figliocci Dianogah, approfittando dei giochi fra le due chitarre e gli altri strumenti (che sia un piano, un basso o un’armonica) distribuiti in maniera diversificata, ma azzeccata, all’interno dei quattro brani che compongono “#0”. Alcuni episodi, “Molly Has Been Cured” e “3 a.m. Confession”, saranno senz’altro apprezzati dai seguaci dei Gatto Ciliegia, soprattutto per il tentativo, riuscito, di creare accoglienti atmosfere intime e in apparenza minimali, manifestando una personalità notevole, seppur ancora sporcata da alcune inevitabili imperfezioni.
In conclusione non abbiamo troppe esitazioni nel consigliare i Leben agli affezionati del “non genere” per eccellenza, le potenzialità ci sono ed anche un’ “indipendenza” oggi rara. Attendiamo curiosi le prossime mosse.

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musicboom.it

di Luca Fusari

Un duo che si autodefinisce ‘post-rock’, e (purtroppo/per fortuna) centra quasi in pieno molti degli stereotipi del ‘genere’: nel demo che ci consegnano a scopo consigli e dritte mettono tre pezzi (uno in doppia versione), di cui due strumentali, costruiti sulle immancabili trame chitarristiche, tra cambi di tempo, atmosfere rarefatte, registrazioni d’ambiente (pioggia, bambini che giocano) stacchi a rischio-fusion (ultimi Tortoise, tanto per dire) e una sola intrusione vocale, ovviamente sussurrata e in inglese, in Molly Has Been Cured, traccia che lascia presagire sviluppi parecchio interessanti, essendo quella in cui la varietà timbrica, in crescendo di traccia in traccia (con intrusioni di batteria, vibrafono, armonica e poi piano e basso), è maggiore. Comunque un gruppo di belle speranze, vedrete che i migliori cacciatori di coolness del panorama indie italiano non mancheranno di notarli. Buona fortuna.

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feakout

di Gianni Avella

Comincio subito con i paroloni: questo primo CD-r dei bolognesi (d'adozione) Leben non ha nulla da invidiare alle tante uscite in campo post rock provenienti dagli Stati Uniti, registrato e suonato con tanta grazia che difficilmente lascerà indifferenti chi avrà il piacere di ascoltarlo.
Quattro episodi che tirano in ballo i migliori Tortoise (gli incastri tra chitarra, vibrafono e batteria in "3 A.M. Confession") , e gli ultimi Joan Of Arc (i dolci arpeggi che animano "Molly Has Been Cured" ), ed a chiudere il dischetto c'è il reprise in veste acustica di "3 A.M. Confession" nella versione Summer Take. L'unica cosa poco convincente? Il cambio nella parte centrale di "Packed Under A Gaeden Seat We Gently Wait For Silente", peccatuccio che comunque lo si può concedere.
Ah, dimenticavo: loro sono in due, Claudio (chitarra e voce) e Paola (basso, chitarra, armonica), aiutati da Adriano (batteria e vibrafono) e da Lana ed Elena Dojcinovsky. Sono sicuro che, se li si appoggia, non deluderanno.

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sodapop


di Emiliano Grigis

A volte nelle piccole cose sta il fascino che nelle grandi si perde... Il CD dei Leben è minimale, la grafica a quadrettoni è semplice semplice, ma al solito è il contenuto quello che conta: queste quattro piccole canzoni a base di chitarra e armonica sono dolci e struggenti; le melodie degli arpeggi, sostenute da una batteria pigra, portano l'ascoltatore verso una trasognata malinconia, non a caso in un brano si sentono pure delle voci di bimbi che giocano... Tra il post rock e lo slowcore, senza fronzoli, semplicemente Claudio e Paola mettono in campo i sentimenti più dolci e sognanti, e la scelta è vincente... La migliore cosa che possono fare adesso è registrare altro materiale!

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indieville

di Matt Shimmer

Based in Bologna, Italy, Leben are a small experimental rock band with a zest for atmospheric melodies. The four-song #0 CDR EP is a thoroughly enjoyable, albeit short, sample of the band's sound. The first song, "Packed Under A Garden Seat We gently Wait For Silence," is an instrumental, post-rock-esque piece. "3 a.m. Confession," meanwhile, is an upbeat guitar and harmonica piece, also with a definite post-rock influence, that is made interesting by the addition of some efficacious field recordings.
"Molly Has Been Cured" is lent a gentle sound by way of some piano added to the mix, as well as some nice spoken word vocals. The EP closes with an alternate version, a "summer take," of "3 a.m Confession" that does away with the field recordings but still maintains the track's beauty by way of some mysterious minor key melodies and a fantastic use of the harmonica.

Over all, I was very impressed with the #0 EP. Post-rock and indie rock fans would be well-advised to give this a listen.

82%

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laScena

di Michel Iotti

In questa primavera 2003 di grande fermento per la musica, fra cose molto varie come lo sfinimento di ascolti del singolo dei Blur e tanti bei tour che passano per il nostro paese (o in certi casi non ne sono neanche mai usciti), mi trovo ad accompagnare le giornate anche con questo demo riuscitissimo. Non sta bene svelare subito le carte, me ne rendo conto, ma i Leben meritano questo trattamento di favore perchè non c'è un momento che mi pesi nel loro pur breve lavoro. Solo quattro brani, uno cantato e tre strumentali, per questo duo bolognese affascinato dagli intrecci di chitarre e dalle atmosfere "dilatate ma non troppo" che stanno spopolando in quest'ultimo anno.
Qualcosa mi suggerisce di non intendere questo demo come una sequenza di pezzi staccati tra loro, ma come un complesso dalla "pasta" comune, tant'è che nell'ascolto quasi sempre mi "sfuggono" i passaggi, seppure ben netti, per la compattezza del suono, che si sviluppa similmente in tutto questo "#0". Parziale eccezione a questo discorso è la bellissima 3 a.m. confession (summer take) in chiusura, ovvero la versione acustica della seconda traccia, in cui l'armonica catalizza l'attenzione in modo particolare, rendendo il brano il mio preferito (il cambio di tempo finale della chitarra è davvero adorabile!).
Se volessi trovare due difetti a questo demo, senz'altro indicherei la scarsa amalgama che si crea in alcuni punti con la batteria (che mi è stato rivelato essere elettronica, anche se al primo ascolto non ne ero certo) e la mancata continuità data ai primi tre pezzi, i quali secondo me tendono molto a diventare una suite, appunto per la vicinanza delle loro anime e del loro suono.
Quelle pause insomma stonano un po' in un intreccio che a mio parere potrebbe essere continuativo. I pregi sono la lunghezza giusta, essenziale per questo suono che potrebbe alla lunga stancare, e le continue variazioni sul tema, operate con sensibilità e gusto apprezzabili. Certamente da evitare se siete fanatici della canzone strutturata e dipendete dalle melodie vocali, "#0" è un ottimo disco pomeridiano, cioè rilassante ma non troppo, e pieno di richiami che catturano la vostra attenzione, non permettendovi al 100% di relegarlo a "colonna sonora" (come verrebbe spontaneo alla partenza del demo).
Attendo la prossima produzione della band, per capire se questo è per loro l'unico suono possibile o se, come credo, la scelta è stata realizzare un demo coerente e nel futuro Claudio e Paola potranno esplorare altri ambienti con lo stesso approccio.
Tanto per intenderci non gradirei un disco di dodici tracce tutte su questo tono, perchè sicuramente diventerebbe pesante, mentre consiglio queste quattro a chiunque voglia riposarsi le orecchie e non vedere, per una volta, il frontman.

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hilotunez


di Andrea Perna

Yes, a demo in Beats & Beyond. No prejudices, as usual, a look at the underground of the underground might be interesting. Inside this CD-R with its squared minimalist cover (accidental reference to Mondrian, I suppose) we find four pieces by the two young Leben. Their music is an autumnal, soft and dreamy post-rock, now and then livened up by some pop impulses: the perfect sound track for a sunset in October. We find among their influences film music, Tortoise before 'Standards', the gloomiest David Grubbs and last years European post-rock. Bass and drums appear seldom, like harmonica, field recordings and piano and a whispering voice (in 'Molly Has Been Cured') do, but the true protagonists are the two guitars playing arpeggios. Like any demo '#0' shows some ingenuities and a quite poor sound, moreover the alternate take of '3 a.m. Confession' could be better, however Leben proposal is still worthwhile: the start is encouraging; experience and a producer could do the rest.

Sì, nella sezione Beats & Beyond abbiamo recensito un demo. Come al solito nessun pregiudizio, d'altra parte un'occhiata al sottobosco del sottobosco può rivelarsi interessante. Dentro il CD-R con minimale copertina quadrettata (riferimento, suppongo, involontario al neoplasticismo di Mondrian) ci sono quattro brani dei due giovanissimi Leben. Il loro è un post-rock autunnale dimesso e sognante, con rare fiammate pop a riportarci alla realtà: la colonna sonora perfetta per un tramonto ottobrino. Dentro il calderone dei referenti di questi ragazzi troviamo la musica per film, i Tortoise pre-'Standards', il David Grubbs più malinconico e il post-rock europeo degli ultimi anni. Basso e batteria fanno solo brevi comparse, come armonica, field recordings e il piano e la voce sussurrata in 'Molly Has Been Cured', ma i veri protagonisti sono gli arpeggi delle due chitarre. Non sarebbe un demo se non ci fossero alcune ingenuità e i fisiologici limiti nella resa sonora, inoltre non convince la alternate take di '3 a.m. Confession', ma questo non toglie nulla al valore della proposta di Leben: i presupposti ci sono; un po' d'esperienza e un produttore potrebbero fare il resto.

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atalante

di @lice

Incipit in odore di pioggia. Aspettando il silenzio.
I LEBEN registrano i suoni della natura e vi appoggiano sopra -come morbida coperta- le loro chitarre e percussioni. Soffici, vellutate: quasi un tappeto jazz per i due componenti/compositori del gruppo bolognese, alias Claudio Claps e Paola Pistone. Entrambi chitarre, in una “compagnia” che vede anche la collaborazione di armoniche, vibrafoni, pianoforti.
Quattro tracce, #O, di cui tre strumentali ed una cantata in modo sommesso. Un album ideale per serate da “confessioni” o per chiamare il dio Sonno. Con massimo rispetto e minima(l) noia per le sacre orecchie.
Aspettando. Un balzo improvviso. “Allora andiamo?” “Andiamo.”
Ma l’immobilismo (beckettiano) invita seducente a stiparsi -corpi, strumenti, anima- sotto una panchina. Nel parco.
Sale dolcemente il profumo di umidità vegetale.
Il crepitio ipnotizza, goccia dopo goccia.
Atarassia.

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idbox

di Manfredi Lamartina

Un piccolo regalo fatto da questa band, che in cambio vorrebbe un’opinione sul prodotto: così si presenta il demo dei Leben, un duo bolognese che per l’occasione si è fatto aiutare da alcuni amici per tirare fuori questi tre pezzi (più un brano in versione acustica) dal classico sapore malinconico del post rock strumentale di certi Tortoise, riveduti e corretti secondo gli ultimi aggiornamenti operati dai Giardini Di Mirò.
Atmosfere intime e dolenti, chitarre e batterie ridotte ai minimi termini, una voce appena accennata in “Molly Has Been Cured” e tanta cura per i particolari, il tutto per un risultato convincente e che promette molto bene. La versione acustica di “3a.m. Confession” è forse un po’ scarna per raccogliere lo stesso climax dell’originale, che invece gode di un maggior appeal proprio in virtù della cura certosina posta nell’arrangiamento. Una buona prova per i Leben, che hanno dalla loro tecnica e belle melodie: il rischio più grande però è quello di rimanere invischiati in uno schema che sta diventando sempre meno “post” e sempre più retrò.

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rockon

di Baccardi

I Leben non sono un gruppo di Bologna. Nella breve descrizione che fanno di loro stessi indicano con chiarezza ciò che loro sono e ciò che non sono, ma poche di queste affermazioni hanno a che fare con la loro musica. L’interpretazione di questa la lasciano ad altri.
Non so se fidarmi di questa descrizione, potrebbero benissimo essere persone terribilmente sicure di sé e bravi analisti di mercato, tutto il contrario di ciò che affermano di non essere. Anche se proprio non lo credo.
Due sono i dati assolutamente oggettivi che posso indicare nei loro confronti.
Il primo è che i loro nomi sono Claudio Claps e Paola Pistone, e da qui non si scappa.
Il secondo è che fanno bellissima musica.

Nella loro auto-descrizione aggiungono poi “alcuni giornalisti dicono che i Leben suonano post rock come a Chicago ma col sorriso sulle labbra e la gioia di chi ha appena gambizzato il vicino settantenne”, ma lasciano questa affermazione altrui sospesa tra le cose che loro sentono di essere e quelle che non.
Per come la vedo, non so se scomodare anch’io questo termine per nominare ciò che sento, perché il suono del duo è molto lontano dall’idea stretta di post rock che ho in mente (ammetto di avere idee strane in proposito, comunque). Mi trovo poi d’accordo per il sorriso sulle labbra, sul vicino settantenne non ho voce in capitolo.
Nonostante i loro pezzi siano degli strumentali dalla struttura che può riportare appunto alla mente il post rock, il sound di questi si rivela particolare, grazie al loro approccio agli strumenti che mi è sembrato essere più quello di un gruppo noise, più attento all’espressione che non alla perizia tecnica. Le note suonate dalle chitarre sono infatti raramente precise e sicure, a volte possono suonare fuori tempo. Eppure questo dona ai loro pezzi una fragilità che dire affascinante è poco, che li distingue e dona fin dall’inizio un forte potere suggestivo al disco. Le loro composizioni sono lievi ma non rarefatte, e presentano un arrangiamento di batteria e percussioni curato dal produttore Adriano Angiolini a cui va il merito di aver offerto solo ritmiche non troppo complesse e un loro missaggio che non va a coprire le linee melodiche e armoniche offerte dalle chitarre.
Si può rimanere leggermente interdetti da alcuni cambi di tempo che appaiono azzardati, o da chiusure che sembrano troncare un po’ troppo violentemente le tracce, ma questi sono gli unici casi in cui #0 può fare un po’ storcere il naso.
Il primo brano si intitola “Packed Under A Garden Seat We Gently Wait For Silence”. Sarà una forma di suggestione, ma difficilmente discosto quel che ascolto dall’idea di qualcuno insonnolito che cerca di addormentarsi rannicchiato sotto una panchina di qualche parco o aiuola spelacchiati; il rumore d’acqua che si può sentire nel brano mi ha sempre fatto pensare all’umidità mattutina sopra i fili d’erba.
La lenta parte iniziale, due arpeggi di chitarra che si intrecciano, è veramente bella. Il primo cambio di ritmo non convince del tutto, ma fa poi digradare la canzone splendidamente verso il suo finale.
La successiva “3 a.m. Confession” va trattata in modo particolare, per via delle due diverse versioni di essa presenti in #0. Si tratta di una dolcissima traccia nella quale convivono due chitarre arpeggiate che si appoggiano all’inizio e alla fine del pezzo su una stupenda base di armonica a bocca (baciata da Paola Pistone) che suona note lunghe e limpidissime, un insieme che ha un effetto incredibilmente affascinante.
La versione “ufficiale” del pezzo presenta anche un arrangiamento di batteria e vibrafono che puntano a rendere il suono più pieno e “completo”. Ma, come gusto puramente personale, sento di preferire l’alternativa “3 a.m. Confession (summer take)”, proprio per via dell’assenza di questi arrangiamenti. I molti momenti di vuoto ed i silenzi che compaiono tra armonica e chitarra mi ricordano molto le atmosfere da paesaggio invernale innevato e luminoso evocate dai Kings Of Convenience, e risultano molto più potenti della batteria dell’altra versione.
Inoltre, il suono meno levigato della chitarra acustica qui utilizzata si rivela molto più caldo di quello dell’elettrica altrimenti presente.
Ultimo pezzo di questo #0 è “Molly Has Been Cured”, di certo il più elaborato dei tre. Questo presenta infatti, oltre alle trame di chitarra e all’arrangiamento di batteria, anche il lieve intervento pianistico di Elena e Lana Dojcinovsky, più una breve ma significativa parte cantata.
Senza risolversi in un ritornello, il brano cambia in più occasioni il tema chitarristico che ha intrapreso, riuscendo quasi sempre in questi cambi a mantenere una naturale compattezza.
Molto interessante è anche la parte cantata, scritta e interpretata da Claudio Claps, che sembra essere sussurrata nella cornetta di un telefono in una stanza buia. Amorevolmente delicata.

Questa prima prova del gruppo non bolognese Leben è veramente una bella sorpresa. Chiedendo nulla di più di un parere a coloro a cui hanno spedito il loro #0, non credo possano ricevere altro che complimenti. Hanno dimostrato di possedere fin d’ora una personalità musicale originale e molto interessante, ed un suono che può aprirsi a molte possibilità.
Ben vengano in futuro altre piccole parti cantate sottovoce, e silenzi, che sappiano non travolgere il potere suggestivo delle loro composizioni basate sulla delicatezza piuttosto che sul rumore, sul calore dell’espressione piuttosto che sulla fredda tecnica.
Dopo aver ascoltato questo disco per mesi (non scherzo), posso finalmente chiudere questa recensione per una lunga serie di motivi più volte lasciata da parte e ripresa in mano dimostrando tutta la mia fiducia nel futuro dei Leben.
Sono curioso di assistere ed ascoltare gli sviluppi di questo interessante duo.


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