la Locanda 'il Gallo d'Oro' di Vintenberg


Kos-Tun, l'eroe del Mustblach!



Kos-Tun, l'eroe del Mustblach!

Kos-Tun nacque ad Al Bach sul Kieblach nel Tema di Aìpyros un giorno nevoso di gennaio dell'anno 419 P.F. sotto la Teocrazia del Patriarca Prosdòcimos. Suo padre era Un-Ma-Tun, il Maglio del Kieblach. Stirpe di guerrieri. Il nome della madre non è noto. Si diceva che avesse voce melodiosa e cantasse al piccolo bimbo gli antichi canti di gloria, l'epica di Nair-Ib-Rhodes, l'antica Città dei Nani.
Kos-Tun cresceva rapido in forza e agilità, ma con grande rincrescimento del padre non aveva la corporatura massiccia di tutti i suoi antenati: il Clan dei Tun della Stirpe di Dor. Assomigliava piuttosto alla madre, più esile e scattante.
Presto imparò a gestire la sua "diversità" e divenne il più rapido combattente tra i giovani Nani. Nel 423 il Patriarca aveva concesso la cittadinanza ai Nani al patto che servissero alla difesa dei confini e in particolare a quelli del Passo di Myst, il famigerato Mustblach. Dunque molti Nani partivano, altri restavano a difesa del Kieblach e del Dagorblach. Tutti comunque sempre in armi. Kos-Tun si distingueva tra i giovani per agilità, quanto il padre tra gli adulti per forza e possanza. Entrambi custodivano il Kieblach. Un-Na-Tun era tra i Nani più in vista e comandava una schiera di guardie di confine, Kos-Tun tra i più giovani cadetti.
Nel 441, quando Kos-Tun aveva appena 22 anni, l'Imperatore Romanòs Pyroghenétes aveva concesso in amministrazione tutto il territorio dei confini con Greyhaven al Senatore Ghiannis Dunchas con il titolo di Prostàte dei Confini. Così anche i Nani, e in particolare Un-Ma-Tun, passarono al suo servizio. Tra il 452 e il 453, quando scoppiò la guerra civile contro l'Imperatore Andronìkos II Katakalòn e l'Imperatrice Zoì, Un-Ma-Tun partì controvoglia al seguito di Ghiannis Dunchas, che portava con sé le schiere dei Nani. Nel 454, quando Ghiannis Dunchas assurse al trono, Un-Ma-Tun rifiutò i pur alti incarichi nell'esercito che gli si prospettavano e come lui fecero tutti gli altri capi delle schiere dei Nani. Essi tornarono ai confini a compiere il loro diuturno dovere.
Passano gli anni e Un-Ma-Tun viene sepolto con tutti gli onori nei sepolcri dei Nani gloriosi e dopo di lui la dolce moglie. Kos-Tun rimane solo e desideroso di gloria. Aveva sentito parlare del Mustblach e delle privazioni e dei tormenti dei Nani che vi servivano. Decide di partire per conquistarsi una fama superiore a quella del padre e per mostrare ai suoi che appartiene anch'egli alla Stirpe di Dor. E' il 474 nel pieno della guerra tra Delos e il Sultano.
Dura è la vita al Mustblach tra privazioni e tormenti, ma mai Kos-Tun ebbe a lamentarsi. Qui la sua vita era semplice, onesta, schietta. In pochi anni ottenne la fiducia di tutti i suoi superiori e gli furono affidati incarichi difficili di spia, di osservazione, penetrazione in territorio considerato nemico, esplorazione varia. La sua agilità straordinaria gli tornava utile ora. Diceva: "Io sento, questi monti torneranno ad Ilmarinen, in tempi velati di mistero che non ci è dato vedere, la corona tornerà sul capo del Dio". Maturava in lui un senso religioso sempre più profondo. I commilitoni lo attribuivano alla presenza del vicino Monastero dei Guerrieri Immortali. Egli trovava un senso alla sua gloria. Si accompagnava ai Paladini di Pyros e di Dytros, cavalcava con loro. Di fronte a lui vedeva il Male ergersi da quei monti, dedicati ad Ilmarinen, e pensava fosse giusto che si trovassero i Nani lì a liberarli, a custodirli, a scacciarvi l'Orrore. I Nani, i Figli di Krynn, che domò la Forgia. La notte, quando il sole calava ad occidente e tutti ricordavano malinconici il Kieblach e le città d'Oltreconfine, ultimi gioielli dei Nani: Nair-Al-Zaurak e Al-Muglab e la piccola Al-Bach, egli cantava per i compagni di fronte al fuoco e rievocava il dolore consimile di Taan-Mun, il primo dei Nani del Mustblach, e richiamava in vita i Re dei Nani, il destino di Nair-Ib-Rhodes, la gloria passata. Diceva: "Di giorno combattono i Nani con il Sole sullo scudo, di notte cantano i Nani e scacciano gli spettri della Tenebra oscura". Divenne pian piano uno dei Capi. Troppo era amato dai suoi per prodezza e coraggio, troppo era fidato tra i Paladini per devozione agli Dei.
Era il 495, sotto l'Impero di Michaìl II Dunchas, quando gli fu dato l'ordine, una sera di maggio, di pattugliare con i migliori dei suoi un sentiero parallelo al Passo, che correva lungo ripidi costoni di roccia. Erano giunte notizie strane ed allarmanti: lungo quella via passava qualcosa, qualcuno dalle terre buie di Benson; passava e sfuggiva, disperdendosi per le deserte alte colline. Kos-Tun stesso aveva visto dei movimenti qualche giorno prima. Fu mandata la sua pattuglia, quella della prima schiera, la migliore. Era una notte bella di maggio e Kos-Tun pregava intensamente, mentre furtivo saltava sulle rocce, insieme ai suoi Nani. Che cosa accadde di terribile precisamente nessuno lo seppe. Fu certo che dieci cavalieri neri caddero su quel sentiero tra grida furenti di Nani. Chi li guidava era Neroscudo, così Kos-Tun lo chiamava. Uno degli incubi del Mustblach. Nessuno sapeva fosse lì, perché non avrebbero mandato una pattuglia contro di lui; nemmeno con una schiera i Paladini si sarebbero sentiti sicuri. Era lo "Schwarzschild", grande come due tori, alto come un cavallo impennato, dalle cicatrici che ferivano il volto dai sopraccigli alle guance e dalla nera peluria da cui usciva copioso il sangue, Lo "Schwarzschild" dallo scudo seghettato, dall'enorme ascia brandita solo con la destra, dal guantone artigliato con cui afferrava per le orbite degli occhi le vittime innocenti. Lo "Schwrzschild" che divorava un uomo al giorno per soddisfare l'appetito bestiale, lo "Schwarzschild", il cui ululato faceva impazzire le creste dei monti. Lo "Schwarzschild", Signore Oscuro dei Servi di Azatoth. Tornò solo Kos-Tun e non parlava , ma urlava, lunghi squarci sul volto, forse l'artiglio orrendo, e il martello insanguinato fino all'impugnatura, le corna dell'elmo rosse e lunghe ferite sulle gambe, barcollava per i sentieri desolati, gli occhi accecati dal dolore. Constatarono l'eccidio i Paladini. Nessun superstite tra i Nani, caduti i cavalieri neri e per terra le armi, il pelo irsuto e nefasto insanguinato, il mantello, la corazza di anelli del Mostro, ma non il suo corpo.
Kos-Tun era cieco, sconvolto, ma in coro i Nani ritmavano :"l'Eroe del Mustblach". E tale restò il suo nome fino alle profonde viscere della terra.
Nulla più si seppe dello "Schwarzschild", né più fu udito il suo ululato sui monti. Kos-Tun pregava giorno e notte con i Paladini. I suoi occhi non videro più come prima la luce del Sole tanto amata, ma ne soffrivano come in un'agonia crudele. Il suo spirito si fece più forte ma come più vago, incomprensibile, profetico e duro. Cantava ancora solitario con voce grave e armoniosa. Malinconico passava nel silenzio le sue giornate nel buio. Un Predicatore venuto da Turn lo interrogava nei suoi momenti più calmi e ne studiava i deliri. Andò via dopo due anni. Si diffuse la voce che lo "Schwarzschild", il "Neroscudo" non fosse veramente morto, ma non fosse neanche veramente nato! Una presenza ultraterrena, forse un'incarnazione. Così dicevano i Paladini confusi. Passarono altri anni.
Nel 502, sotto l'Impero di Constandìnos I Dunchas, venne a visitare il Passo di Myst un nobile diretto al Passo di Dagor. Volle vedere l'"Eroe del Mustblach", ormai ridotto all'ombra di sé stesso. Parlò con lui , parlò con i suoi superiori. Lo portò via con sé. Nessuno si oppose. Gli antichi compagni dissero sottovoce che fu lui stesso a chiedere di essere esonerato dal Mustblach. Era oppresso da incubi e volgeva sempre lo sguardo delirante al sentiero dello scontro. Cantava solo i canti più tristi della caduta di Nair-Ib-Rhodes e della fine di Gros-Tan.
Questo nobile non andò, a quanto pare, a Greyhaven, ma visitò anche il Passo di Madyran e condusse Kos-Tun per le terre di Aipyros, ove restò per tre anni.
Nel 505 Kos-Tun tornò alla sua città natale, Al Bach, onorato da tutti e festeggiato come l'"Eroe del Mustblach", ma condusse una vita ritirata e cercò lentamente di recuperare sé stesso.
Nell'estate del 508 fu visitato da un elfo biondo e da una donna anch'essa bionda e con loro ed altri partì verso sud. Ne ritornò dopo molti mesi, diretto però ad Al-Muglab, città d'Oltreconfine.