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Flaherty
Che cos’è questa cosa strana dentro di me?
Perché la realtà ha cambiato aspetto?
Perché mi sento così diversa?
Il Grande Ciarlatano ha sconvolto fin troppo il mio cammino.
Avevo iniziato per gioco, in mezzo a tanti che lo facevano sul serio.
Ero curiosa, tutto qui. Eppure adesso non so se pentirmi o gioire di quello che è successo.
Sono nata in un paesino a nord di Greyhaven, quattro case poco più, ed ho trascorso un’infanzia felice, sempre a giocare con i miei fratelli e gli altri ragazzini.
Nella nostra banda della "Pietra Rossa" c’erano Arthur, Peter ed Antony, i miei tre fratelli, e Ronald e Reuel, i figli minori dei nostri vicini. Ero l’unica bambina, la più piccola del gruppetto, e la più irrequieta. Organizzavamo scherzi, recite, costruivamo rifugi segreti e nascondevamo tesori.
Mi sono divertita tantissimo con loro.
Una volta venne un circo nel villaggio vicino, e noi sei della Pietra Rossa andammo a vedere lo spettacolo, di nascosto dai genitori. Mi ricordo che c’erano animali feroci, e prestigiatori capaci di fare le magie. C’erano poi gli acrobati, che volavano nel cielo come uccelli, saltavano in alto, e poi i pagliacci, i miei preferiti. Col naso rosso e i capelli tutti verdi.
Al ritorno era scesa la sera.
Per la prima volta attraversammo la campagna di notte, senza adulti. La luna era molto più grande, le lucciole ci accompagnavano ed era tutto così bello. Non avevamo paura.
Forse allora sentii per la prima volta il profumo che hanno le cose se le annusi con la dovuta attenzione.
Ero felice anche se dopo la mamma ci scoprì e ci mise in castigo.
L’adolescenza è scoppiata con irruenza, ed ha distrutto quasi tutto.
Quello che prima era semplice si è fatto complicato. I significati delle parole si sono trasformati, niente più spazio per respirare.
Reuel, che aveva la mia età, mi spiegò che era tutto molto naturale. Lui aveva una sorella grande, e sapeva un sacco di cose. Un po’ mi faceva coraggio, ed era il mio migliore amico. Ma sentivo intorno a me sgretolarsi la terra dei sogni in cui ero vissuta.
I miei tre fratelli, uno dopo l’altro, misero la testa a posto. E così pure Ronald. Chi si sposava, chi se ne andava, tutti diventavano rapidamente degli adulti, e per me degli estranei.
Iniziai un po’ a studiare. Convinsi i miei genitori a mandarmi ad imparare a leggere e scrivere da un prete del villaggio più vicino, il vecchio Astor.
Non è che mi stesse simpatico, anzi era tanto all’antica e chiuso di mente che metà del tempo lo passavo a discuterci. Ma almeno avevo modo di conoscere qualcosa oltre quel poco che vedevo nel mio piccolo villaggio. Ero affascinata, in modo viscerale ed istintivo, al mondo dell’occulto. Ben poco riusciva a passare attraverso il filtro severo del vecchio Astor, mi rendevo conto che molto altro ce ne sarebbe stato da scoprire. Ma secondo il mio precettore non si trattava di argomenti per educande. Erano cose immorali.
Un bel momento i miei genitori mi dissero che era tempo di pensare al matrimonio.
Reuel sarebbe stato un ottimo marito per me. A 15 anni una ragazza deve trovare un posto nel mondo, mi dissero. E quello era il mio posto.
Scappai via a casa di Reuel, e furibonda gli raccontai tutto. Il mio migliore amico, solo lui poteva capire quanto ero triste e prigioniera. Lui prese le mie mani, e mi disse che non dovevo avere paura. Che non ci saremmo mai sposati, e che era tempo di vedere la città.
Greyhaven.
Rimasi bloccata dallo stupore.
Lui sorridendo mi raccontò che sua sorella era stata nella capitale, e che gli aveva detto che, prima di decidere cosa fare nella vita, è indispensabile assaggiare il gusto di una grande città.
Organizzammo tutto nei minimi dettagli.
Una marea di bugie e di preghiere e di liti in famiglia. Alla fine i miei genitori acconsentirono a mandarmi a Greyhaven, a studiare in una scuola, e a rimandare il matrimonio a tempo indeterminato. Avrei abitato da una vecchia zia di Reuel (che non esiste), e mi sarei mantenuta lavorando come bambinaia.
Reuel a sua volta si fece mandare a Greyhaven con varie scuse, per arruolarsi nella guardia civica.
E così partimmo.
Davvero la città aveva qualcosa di speciale.
Mi aggiravo per le strade senza una meta, guardavo le persone, Reuel sembrava più meravigliato di me.
Mi sottoposi ad un esame per entrare nella scuola, e riuscii a superarlo.
Reuel al contrario non fu ammesso nel corpo delle guardie civiche. Trovò lavoro in una compagnia di attori, e iniziò a lavorare in un teatro. Era bellissimo andarlo ad ascoltare, e stare con lui prima degli spettacoli.
Poi partì, in giro con la sua compagnia. Chissà adesso dove sarà arrivato.
Sento spesso la sua mancanza.
La scuola mi piaceva. All’inizio mi sentivo un po’ a disagio, dato che non ero abituata all’ambiente cittadino, ma presto mi sono trovata bene. Studiavo abbastanza, e riuscivo bene.
Uno degli insegnanti, Filiberto Bolgheri, conquistò subito la mia fiducia. E’ una gran brava persona, intelligente e disponibile. Da subito iniziai ad andare da lui per consigliarmi quando avevo dei problemi.
Naturalmente m’innamorai nel giro di un mese di quattro compagni diversi. Era bellissimo stare in mezzo a tanta gente, e mi sembravano tutti meravigliosi.
Poi conobbi Eavan.
Era un ragazzo più grande di me che studiava nella scuola ma non si vedeva quasi mai alle lezioni. Era noto per essere un tipo un po’ strano e pericoloso, e m’incuriosiva molto.
Iniziai a tenerlo d’occhio.
Dopo qualche settimana scoprii che si vedeva di nascosto con alcune persone in una casupola in una zona un po’ malfamata della città.
Una notte lo seguii, perché volevo capire che cosa succedesse di tanto misterioso in quelle riunioni.
Lui però si era accorto della mia presenza, fece finta di nulla, e lungo la strada mi spaventò, saltando fuori dalle ombre.
Così iniziò il più selvatico e esagerato amore del mondo.
Eavan mi introdusse nel circolo misterioso che frequentava. Undici persone, di cui la metà della nostra scuola, seguivano gli insegnamenti magici di uno strano tipo che si faceva chiamare Lear.
Appena questo Lear mi vide, subito mi venne incontro, invitandomi a restare. Mi disse che sentiva in me un grande potere, e cercò di raggirarmi con un mucchio di chiacchiere.
Gli altri adepti si sentivano esclusi e gelosi nei miei confronti, e questo non faceva altro che aumentare il mio imbarazzo. Sentivo la loro ostilità, e l’eccessiva premura di quello strano uomo mi sembrava un po’ sospetta.
Comunque rimasi.
Lear, il Grande Ciarlatano, voleva ad ogni costo convincermi del fatto che ero speciale. E che potevo praticare la magia.
Curiosa sono, e poi era tanto tempo che aspettavo l’occasione di conoscere un po’ il mondo dell’occulto. Così mi sono messa, un po’ per gioco un po’ per caso, a praticare la magia.
Ed ecco la vera sorpresa. Ci riesco.
Non è molto quello che so fare, giusto qualche giochetto di luce o di prestigio. Però la sento, la magia, sento un potere che non so ancora usare, ma che mi coinvolge dal profondo.
Gli altri adepti di Lear diventano sempre più ostili nei miei confronti: alcuni di loro sono in grado di fare qualche incantesimo, ma molti non ci riescono. Ed io, essendo l’ultima arrivata e quella preferita dal Ciarlatano, attiro gelosie.
Eavan è un po’ scostante, ma è l’allievo migliore di Lear, riesce a fare incantesimi spettacolari.
Mi esercito, e mi diverto molto. L’ambiente è un po’ delirante, sembrano tutti matti, però mi piace usare la magia, e mi stupisco ogni giorno di più di quello che ci si può fare.
Quello che succede è che un bel momento veniamo scoperti.
Ed espulsi tutti dalla scuola.
Naturalmente Lear riesce a non farsi prendere.
Il giorno in cui veniamo scoperti Eavan scompare nel nulla.
Lì per lì non so cosa fare, inizio a vagare intorno a Greyhaven, cercando qualche lavoretto per mantenermi. Non ho il coraggio di dire a casa che sono stata cacciata dalla scuola. Altrimenti sarei costretta a tornare nel mio microscopico paesino, sposare qualche giovanottone del luogo, e seppellirmi viva con quattro figli da accudire. Non fa per me quel tipo di vita!
I brevi viaggi che intraprendo, sempre non lontani dalla capitale, mi divertono molto. Si tratta di lavori semplici, come consegnare plichi, accompagnare persone, trovare materiali strani.
Mi permettono di sopravvivere dignitosamente, pagare un modesto alloggio a pensione da una anziana e dolce signora, e mi lasciano il tempo di continuare a frequentare la biblioteca della scuola per studiare un po’, sia pure autonomamente.
Mantengo contatti con il gruppo di Lear, anche se i dubbi che nutro verso quell’approccio alla magia si fanno sempre maggiori. Non mi piace l’idea del santone e degli adepti, non mi piace quasi nulla di tutta la storia. Mi irritano i fanatismi.
Tuttavia Lear, il Ciarlatano, è l’unico mezzo che ho per capire i miei poteri. Non conosco nessuno che abbia simili facoltà, anche se naturalmente ne ho sentito parlare. Quindi, nonostante il vecchio Filiberto Bolgheri, che continuo a vedere, mi consigli saggiamente di non frequentare più quella gente, continuo a farlo.
Sono troppo desiderosa di conoscere questo qualcosa di strano che mi attraversa, non posso far finta di nulla e tornare alla vita di prima.
Ho poteri magici, anche se a dirlo fa un po’ ridere, e voglio imparare a conviverci il meglio possibile.
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