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Arethel
so' tre giorni che vago nel bosco a cercare una bambina..
Si apre il sipario e svela un palcoscenico privo di scenografia. C’è solo un telo nero sullo sfondo. Entra la protagonista, cammina lentamente e non guarda il pubblico. E’ vestita completamente di nero .
Si siede sul bordo del palcoscenico e inizia a parlare rivolta alla platea.
ARETHEL (con aria decisa): Voi pensate che la vita sia una cosa bella, vero? Voi pensate che sia piena di momenti felici, di soddisfazioni e di grandi amori. Lo si legge nei vostri occhi. Voi venite a teatro vestiti bene, pagate il biglietto senza fare caso al prezzo e magari vi permettete di addormentarvi durante lo spettacolo. Sapete che vi dico? Mi fate schifo. Già, è così, mi fate schifo. La vita fa schifo; ma voi questo non potete saperlo perché quello che fate voi non è vivere; voi filtrate il succo della vita e ne bevete solo la parte più dolce. E non pensate che io dica questo perché sono invidiosa di voi; non è così. Vengo da una famiglia ricca, so bene cosa mi sono persa. Avevamo una bellissima casa a Greyhaven, decine di servitori, delle grandissime stalle...
Pensate che questa sia la felicità, che questo sia davvero la vita? Io no e non lo pensavo neanche allora. Io odiavo tutto quello sfarzo, odiavo quella classe nobile e superba; odiavo mia sorella e le sue amiche oche e odiavo i bei vestiti che mi costringevano ad indossare. Ma soprattutto odiavo mio padre. I medici possono essere persone terribili. Anche io sono un medico, è vero, ma non per scelta mia; nonostante ciò credo di saper fare bene il mio lavoro. Mi sono interessata a materie come la chimica e l’anatomia, ma non ho mai desiderato di passare la mia vita a curare gli altri. Io volevo tirare di spada e andare in giro per il mondo. Passavo le ore a spiare mio fratello che si allenava col suo maestro di scherma, avrei voluto saperlo fare anche io, avrei voluto sentirmi libera da ogni regola e imposizione sociale. Questo immagino che a voi farà schifo ; voi che vi trastullate nel lusso e in una vita di gerarchie e formalità; ognuno del resto ha il suo punto di vista.
Comunque qualcuno che mi capiva c’era ; si trattava di mio fratello Llayamon ,l’unico a cui avevo rivelato tutti i miei desideri e le mie aspettative. Lui non era mai stato troppo intelligente, era bravo con la spada certo, ma non avrebbe mai potuto fare il medico come forse avrebbe voluto mio padre. Per un po’ di tempo mi ha segretamente dato lezioni di spada; credo che fossero quelli i momenti in cui ero più felice. E poi quel bastardo è morto. Si è fatto uccidere in un duello per una scommessa e mi ha lasciata di nuovo sola con i miei libri di medicina. Ancora oggi mi chiedo perché mio padre avesse deciso che dovevo essere io a seguire i suoi passi e non mia sorella Beatrix; in realtà lei non ha mai saputo fare niente oltre a ridacchiare con le sue amiche e andare dalla sarta per farsi cucire nuovi vestiti, non ho mai avuto il benchè minimo rapporto affettivo con lei.
In ogni caso credo che mio padre avesse intuito un barlume di predisposizione per la scienza in me ; in ogni caso non mi ha mai dimostrato il minimo affetto. Comunque a diciassette anni e mezzo mi sono rotta di tutto quello che avevo intorno e me ne sono andata. Ho preso la spada e l’armatura di mio fratello e ho comprato dei vestiti da viaggio con i soldi rubati dal cassetto di mio padre. Vi dirò, non sapevo dove sarei andata, mi bastava che fosse a chilometri da casa mia; non ho più visto i miei genitori e mia sorella e, vi sembrerò crudele, non mi interessa sapere dove siano e cosa stiano facendo. E poi ho incontrato Kirk; lo so che una come me non sembra una che si innamora, eppure è successo. Non vi annoierò con i particolari; Kirk mi introdusse nel suo gruppo di banditi. Sono stati degli anni molto belli, avevo l’amore e l’avventura; ho imparato a tirare di spada e allo stesso tempo ho continuato a migliorare le mie conoscenze di medico. Devo dire che io stessa ho creduto che la vita non fosse poi male in quei momenti; ma ovviamente mi sbagliavo.
Kirk mi lasciò per un’altra e lasciò il gruppo. Da allora ho capito che affezionarsi a qualcuno poteva solo far soffrire, credo di non essermi mai del tutto ripresa.
Sono rimasta ancora un po’ di tempo nel gruppo, abbiamo saccheggiato carovane di nobili e sacerdoti, ce la siamo davvero spassata; alla fine gli altri sono stati beccati dalle guardie proprio quando io non c’ero. Da quella volta non ho più avuto amici.(breve pausa)
Bene, ora che vi ho raccontato la mia storia penserete che sono solo una ragazza sfortunata e che dovrei essere più ottimista per il futuro e stronzate simili. Io non la vedo così; continuate pure a godervi la vita, sempre che la vostra sia davvero una vita! Io continuerò a cercare la mia felicità in giro per il mondo... se una qualche felicità esiste!
Arethel si alza e esce di scena. Si chiude il sipario.
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