la Locanda 'il Gallo d'Oro' di Vintenberg


Alice Draven

ti stacco un dito, un orecchio e poi t'ammazzo!


DOCUMENTO NUMERO UNO: DIARIO

Mentre scrivo queste righe, mia madre sta esalando il suo ultimo respiro.
Non ho mai avuto un diario, non ho mai sentito l’esigenza di affidare ad un foglio i miei pensieri, le mie emozioni, le mie sensazioni. Questa è la prima, e forse sarà l’ultima volta.
Non credo di avere mai amato mia madre: forse da piccola, quando papà era ancora con noi… ma non ricordo niente di quel periodo; ricordo però quando mi dissero che papà era morto, e non sarebbe mai tornato da quella guerra per cui era partito… E mi aveva lasciata sola.
Caddi preda della disperazione, non volevo vivere con la mamma; lei non era vissuta con me e papà, era andata via subito dopo avermi messa al mondo. Per me lei non significò mai nulla, mi abituai a vivere senza madre, condividendo con papà tutti i miei momenti di gioia…poi lui dovette partire, e mi portò a casa della zia, dove mamma viveva…Mi salutò, e non lo rividi più.
Non mi dissero subito che l’avevano ucciso, inizialmente preferirono dirmi che presto o tardi sarebbe tornato a prendermi, e sarei tornata a vivere insieme a lui. Quando lo seppi, giurai a me stessa che non mi sarei mai più fidata di nessuno.
Ora mia mamma sta morendo, ed io non riesco a non provare pietà per lei: né il fatto che mi abbia lasciata sola da piccola, né le sue bugie riescono ora a impedirmi di scoppiare in lacrime.
Che farò ora?
Lei mi ha detto di non preoccuparmi, perché resterò in questa casa, e mia Zia Flavia si prenderà cura di me In fondo è la sorella della mamma…


DOCUMENTO NUMERO DUE: MANDATO DI CATTURA

Il sottoscritto Aion Wersthorn, sindaco della città di Surok, facente veci del Duca di Surok e per sua diretta direttiva, proclamo che si disponga la ricerca dei seguenti individui, al fine di analizzare mediante processo il loro possibile coinvolgimento, o in altra circostanza il ruolo svolto, in merito all’episodio di furto avvenuto quattro giorni or sono ai danni del Palazzo del Marchese di Genosh, nel corso del quale alcuni elementi della Guardia Civica di Surok restarono pesantemente feriti, ed ebbero a perdere la vita in numero pari a due. Chiunque sia in grado di fornire informazioni, o di assicurare alla giustizia uno o più individui corrispondenti a questa descrizione, riceverà una ricompensa di valore variabile a seconda dell’entità e della rilevanza delle informazioni o della cattura: (ogni descrizione è corredata di un sommario schizzo raffigurante il possibile aspetto)
Maschio di carnagione chiara, alto circa 1 metro e 70 centimetri, corporatura robusta, capelli corti e baffi curati.
Maschio di carnagione scura, alto circa 1 metro e 80 centimetri, corporatura normale, capelli lunghi, sbarbato.
Femmina di carnagione chiara, alta circa 1 metro e 70 centimetri, corporatura normale, capelli lunghi.


DOCUMENTO NUMERO TRE: INTERVISTA

Qual’e’ il tuo nome?
"Alice. Si pronuncia Èlis".

Intendo il nome di battesimo… completo.
"Uff… Charlene, Charlene Draven".

E’ un nome curioso. Ti piace?
"Fa schifo. Preferisco Alice".

Alice l’hai inventato tu?
"E anche se fosse? Anche Charlene se l’è inventato mia madre, almeno io mi limito a inventare il mio".

Quanti anni hai?
"Ne compio 21 a Settembre".

Perché hai deciso di rilasciare questa intervista?
"Perché nessuno potrà mai leggerla. Questa intervista e queste domande non stanno avendo luogo, sono frutto della mia immaginazione".

Ti reputi una ragazza introversa, chiusa?
"No; ma preferisco non mettere in piazza i fatti miei".

Nelle tue parole si ravvisa una certa ostilità: a cosa credi sia dovuta?
"Ho avuto un’infanzia difficile".

Problemi con i tuoi genitori?
"E’ come se non li avessi mai avuti: mio padre partì per morire in guerra quando ero ancora piccola, mia madre… E’ morta da diversi anni".

Sei cresciuta da sola? Nessun fratello, sorella, parente?
"Sono cresciuta a Surok; a casa della mia zia materna, insieme a mia sorella maggiore. Odiavo quella donna, passava metà della giornata a pettinarsi i capelli per poi passare le serate a caccia di qualche vecchio riccastro".

Possibile? Stando a quello che sanno tutti, donna Flavia è una signora di grande virtù…
"Stupidaggini: un cervello da vecchia nel corpo di una trentenne; una donna capace di spendere 15 corone per un vestito perché, a sentire il sarto, l’aveva indossato la Duchessa di Surok qualche mese prima…"

E tua sorella?
"Ha frequentato ambienti diversi dai miei: quando me ne andai, era sul punto di sposarsi con uno dei pochi aristocratici della Contea troppo giovane per entrare nelle grazie di mia zia…"

In che senso "te ne andasti"?
"Me ne andai da quella casa noiosa: "scappai" non è il termine esatto, in fondo quella non era casa mia".

E dove andasti, di grazia?
"Ho fatto qualche lavoretto qua e là: niente che mi vada di ricordare adesso".

Fai uno sforzo.
"Posso solo dire che ero giovane e senza un soldo: avrei fatto qualsiasi cosa, e difatti fu così che andò: comunque non ho rimpianti, imparai a convivere con quello che diventavo".

Non sarà certo stato facile… Non stiamo parlando di semplici borseggi, come ben sai.
"Non avevo scelta: quando entri in un certo giro, non puoi permetterti il lusso di rifiutare un incarico, o di sindacare sulle modalità di esecuzione; tutti quelli che pensavano di avere un minimo di potere contrattuale nei confronti del proprio datore di lavoro, presto o tardi facevano una brutta fine. E’ per questo che non è un lavoro che fanno in molti, malgrado sembri remunerativo: la paga è alta, ma il contratto ti lega anima e corpo. Per sempre.

Per sempre non direi, tu ne sei uscita…
"A stento. Ci sono voluti quasi sei mesi per far perdere le mie tracce, e fui favorita dal fatto che molti dei nostri "datori di lavoro" vennero catturati poco dopo la mia fuga. Quasi tutti quelli che avevano tentato prima di me non ce l’avevano fatta, le possibilità sembravano poche… mi è andata bene".

Dove ti rifugiasti?
Andai a Est, seguendo il fiume: facevo qualche tappa nelle varie città, ma avevo deciso di non fermarmi fino a quando non fossi arrivata a Greyhaven".

La capitale aiutò a far perdere le tue tracce…
"Fece molto di più: Greyhaven mi diede la possibilità di ampliare i miei contatti, di conoscere gente, di farmi una vita interamente amministrata da me: sono qui da meno di un anno, ma sento di aver vissuto più in questi ultimi mesi che non in tutto il resto della mia vita".

Pensi che ti stabilirai qui?
"Non appena sarò sicura di aver reciso completamente i ponti con il mio passato prenderò in considerazione questa possibilità. Magari lo farò per qualche tempo, poi chissà…"

Non ci vuole molto per capire che non ami pensare troppo all’avvenire…
"Il futuro va costruito giorno dopo giorno, a seconda delle circostanze; ogni notte, prima di addormentarmi, penso a quello che ho imparato durante la giornata, e raramente ritrovo nella mia mente le stesse idee del giorno precedente: per pensare al futuro occorrono certezze, ed evidentemente ne possiedo ancora poche".

Che ragionamento individualista!
"Tutt’altro! Imparo moltissimo dagli altri, dallo stare insieme a un gruppo, dalla compagnia di persone, siano esse a me affini o completamente diverse. Semmai è chi programma il suo avvenire ad essere individualista, visto che raramente il proprio avvenire condiziona unicamente se stessi…

Quindi ti piacciono gli altri?
"Ne ho un bisogno quasi essenziale, anche perché in gruppo mi sento più motivata. Forse quando svilupperò valori più forti e mete più precise capirò di poterne fare a meno… Ma non credo".

Che rapporto hai con il sesso?
"Detesto questo argomento; mi piacerebbe poter dire "banale", "noioso", ma la verità è che attualmente non rientra proprio nei miei interessi: non penso ci sia nulla di male, ma preferisco occuparmi di altro".
Che ne pensi della possibilità di costituire una famiglia?
"Non rientra nei miei programmi: un marito, dei figli da crescere, sono delle responsabilità che non credo riuscirei ad assumermi. Ritengo che i costi siano più alti dei benefici, tantopiù che non ho mai sentito la necessità di ricevere conforto da altri: sentimentalmente parlando, sono abituata a stare da sola… nel bene e nel male".

Hai amiche o amici di cui poterti fidare?
"Ne ho avuti molti, e ho ricordi di ognuno di loro; da un certo punto di vista, credo di averli amati tutti: alcuni li ho visti morire, altri mi hanno salvato la vita… Altri mi hanno tradita; non li biasimo, credo che la fiducia sia una cosa da dare spontaneamente, senza dover chiedere niente in cambio…Probabilmente non significavo niente per loro".

Hai risposto al passato, la domanda era al presente.
"Preferisco giudicare un’amicizia quando finisce. Tuttavia… Se devo scegliere di chi fidarmi, mi fido di chi mi accompagna: le uniche persone che contano veramente, per me, sono quelle che accettano il mio modo di vivere, i miei pensieri, le mie azioni".

Tre aggettivi per definire la tua vita.
"Avventata, perché spesso gli avvenimenti mi coinvolgono più di quanto vorrei; Imprevedibile, perché non so mai cosa aspettarmi dal domani; Irrinunciabile, perché nel bene e nel male è l’unica vita che mi interessa avere".



DOCUMENTO NUMERO QUATTRO: VOCI

"Alice lavorò in questa locanda per circa due mesi: ne conservo un buon ricordo; era sempre cordiale con gli avventori, anche quando appariva triste trovava sempre il tempo di fare un sorriso".

Olaf Guhrdof, Locanda dello Scranno Reale

"Mia sorella? Non la vedrò da… fammi pensare… tre? Forse quattro anni… Non so che fine abbia fatto, quella è una matta! Beh… che domande, certo che spero che stia bene! E’ mia sorella in fondo!"

Sarah Draven, moglie del magistrato Luìs Oysterman.

"Glielo giuro, signor sergente… io ho provato a fermarla: l’ho inseguita per tutta la zona del governo vecchio, a un certo punto deve essersi volatilizzata… Non so come ha fatto, ho girato l’angolo e non l’ho più vista. Come dice? No, non ero ubriaco!! Lo giuro… Deve credermi signor sergente…"

Mathos Thorstain, Guardia Civica


"Fuggita? Non essere ridicolo, Adolf: da noi non si può fuggire. Dammi il tempo di scrivere una lettera; manderai tre dei nostri a Surok, probabilmente sarà tornata dalla Zia… Digli che, se la trovano, sanno cosa è necessario fare. Non tollero queste insubordinazioni, Adolf… Mi rovinano la giornata".

Xavier, professione sconosciuta