Nekkar, 3 novembre 506

Cara Alice,
torna a Nekkar, sana e salva; torna da me.

Ogni volta che mi scrivi di battaglie, di combattimenti, di missioni rischiose che devi affrontare, mi fai tremare: io non ho mai paura di espormi in prima persona, sono giudicato da tutti uno spericolato, un temerario, un incosciente... (giustamente!) ... per te io tremo come un bambino.

In questi giorni che sto qui in convalescenza, chiuso tra le solite quattro mura a guardare il soffitto, non faccio che pensare a te. E a come non vorrei per nulla al mondo che ti capitasse qualcosa di male. Vorrei saperti al sicuro, magari al mio fianco. Ma so bene quanto sia importante per te la causa che ti muove, conosco il tuo desiderio di avventura, di libertà, e non ho mai sperato, neanche per un momento, che tu avresti rispettato la promessa: non era necessario che tu la facessi, non bisogna fare violenza alla propria natura.
Tu sei così, Alice. Sei come me.

Scusami se sono così cupo, ma il dolore è ancora forte, e la sofferenza fisica ti cambia molto, ti fa vedere le cose in modo diverso. Non posso immaginare te al mio posto senza rabbrividire, spero che tu non venga mai ferita.

Sto meglio, comunque, molto meglio. Mi auguro solo che la mia ultima lettera non ti abbia troppo allarmato. Sono stati brutti momenti per tutti, ma il peggio è passato.
I miei compagni stanno lentamente rimettendo le cose a posto, Tom e Dee mi sono di grande aiuto, senza di loro non so proprio come avrei potuto gestire una situazione così difficile.

Ma, Alice, le mie (dis)avventure sono poca cosa, rispetto a quello che mi hai raccontato nella tua lettera. E vorrei ringraziare personalmente il nobile Paladino di Pyros che ti ha salvato la vita nella torre di quel Volgar.
Il Sole splende su di te, Alice. E sono certo che splenderà anche su questa piovosa Nekkar, quando tornerai da queste parti.

Nel frattempo, in questa noiosa attesa, io guardo il soffitto, guardo i vetri delle finestre rigati di pioggia, e prego Pyros che ti protegga.

Con affetto,

Adam