C' era una volta, lì in campagna,
una gallina che aveva fatto un uovo al centro di un pantano e all' improvviso la
scorse una... No, no! L' inizio della favola, così, proprio non va.
C' era una volta sotto un ponte una
gallina triste... Nooo, No!
C' era una volta una gallina cieca da
un occhio che, presasi uno spavento a causa di una volpe, divenne tutta
gialla... No, no!
Meglio così: c'era una volta una
faina che entrò in un pollaio e si lanciò sgarbatamente in mezzo a un mucchio
di galline e ne acchiappò una bianca e se la sistemò per bene sotto le zampe
come un uomo in croce. Stava per aprir la bocca e morderla alla testa, proprio
in mezzo agli occhi... quando la gallina aprì il becco e fece una proposta:
<<No, no, aspetta, non mi mangiare, ti scongiuro! Ti farò uova, sempre
uova e...>>.
<<Non ti mangio? Come potrei? Una faina che
non mangia una gallina?>>.
<<Ma... ma ti darò, e per sempre, un uovo al giorno!>>.
<<Un uovo al giorno? Aspetta fammici pensare... cioè tu diresti...
diresti che non vuoi essere mangiata e che in cambio mi daresti un uovo al
giorno?>>.
<<Un uovo al giorno, sì! Sì, sì: tanto meglio, per me e per te! Vedrai
che ti conviene! Meglio per te e per me. Facciamo così, come fanno i contadini,
che non sono scemi! E che mi danno pure da mangiare. Tu invece niente mi
daresti, e... e l' uovo, lo stesso te lo darei e poi... su, risparmiami: ho
paura della morte!>>.
<<Se è per questo, non aver paura: ti mangio viva! e ti posso garantire
che non sentirai neanche un pò di dolore. Ma aspetta... aspetta. Ah! Ho capito:
ti conviene non... non essere mangiata e ti conviene farmi... darmi un uovo al
giorno e... e... e conviene anche a me. E se ti mangio, sei morta, ma se non ti
mangio, sei viva, e farai, da viva...>>.
<<Risparmiami, ti prego: ti conviene!>>
<<Ma... aspetta, aspetta! Ma che? Sei impazzita? Impazzita per
davvero?>>, disse la faina. <<Ma se c' è anche il detto, che è
giusto e dice: "meglio un uovo oggi che una gallina domani". E tu,
invece, vuoi farmi addirittura rinunciare ad una gallina oggi per l' uovo
domani? O stupida, che non sai niente della vita!>>.
<<Dài, fà così! come fanno i contadini che... che persino danno il cibo
per avere le uova! E se lo fanno i contadini...!>>.
<<I contadini danno così... il cibo... Dici? E va bene!>>,
acconsentì la faina. <<Però bada: per tutta la tua vita voglio le uova!
E... e ti mangerò solo quando sarai morta di vecchiaia: va bene?>>.
<<Co... co... co-me sarebbe a dire? Co... me faccio? Io, quando sarò
vecchia, di uova non ne potrò più fare!>>.
<<Ohé! Ohé! Le rubi! Le rubi dal pollaio! E zitta, ora!: non
ricominciamo, o ti mangio seduta stante! Mi hai trovata pazza!, ché questo è
per te un patto van-tag-gio-so!! Vantaggioso per davvero: se qualche animale
grosso lo avesse proposto a me, le avrei fatte persino io, le uova, non importa
se sono una faina! e, perdio, mi sarei appiccicata dietro un sedere di gallina!
E infine, ricordati che i patti bisogna mantenerli!>>.
E la gallina, costretta, accettò l' infame patto e la faina se ne andò. Poi,
per un intero anno, puntuale, dovette portare ogni giorno le uova alla faina. Ma
una volta, per strada, mentre andava, fu sorpresa da una volpe! <<Oddio,
oddio!: dalla padella alla brace!>>, esclamò la poveretta. Ma, per sua
grande fortuna, era quella una volpe buona. Ma buona veramente!
<<Dove vai, dolce gallina? non hai paura di
entrare dentro il bosco?>>.
<<Coccoccocooo! Coccoccocoocooo!>>, squillò tremante la gallina.
<<Vado dalla faina!>>.
<<Dalla faina? Ma che, sei impazzita?: quella
ti mangia! Ti rosicchia il petto!>>.
<<Vado a portar l'uovo: tutti i giorni, lo faccio! E' già da un
anno!>>. E le spiegò il fattaccio.
<<Ci penso io!>>, disse la volpe. <<E' un' angheria! Meglio,
allora, se ti mangiava! Ma guarda un pò che ti combina la faina! E poi... e poi
dicono delle volpi! Che...>>. E la volpe, infuriata andò dalla faina.
<<Hai il cuore di un topo appestato! Più giusto sarebbe stato se l'
avessi mangiata! Ha il sedere consumato, per far le uova a te>>.
<<Eh?>>.
<<Consumato, consumato>>.
<<Ma che vuoi, insomma?: è un patto fatto! E' stata lei a dirlo a me,
'sto fatto. Ho forse mai, io, saputo che esistessero... Io mi ficco nel pollaio,
e basta!>>.
<<I patti son patti quando son giusti! E conta poco chi per prima li ha
proposti! E poi, già fino ad ora, hai fatto un ottimo affare, mi pare. Perciò
basta! Adesso basta! E bada: io son volpe!>>.
<<Calma... calma... Okay, okay. Allora, dì alla gallina di non portare più
le uova... Però, senti: posso mangiarla, quando sarà morta di
vecchiaia?>>.
<<Ehh? ma che schifo!>>.
<<Era nel patto!>>.
<<Eh?.. ma sì! Però, oh!: quando sarà morta per davvero di
vecchiaia!>>.
La faina salutò la volpe con un inchino. La volpe se ne andò.
Saputo come erano andate le cose, la gallina fece salti di gioia:
arrabbattandosi confusamente in aria, voleva finanche volare! Quante effusioni
fece alla volpe! Persino le sue penne, le voleva dare! Ma la volpe, nulla volle
accettare, e prese solo una penna, giusto per ricordo. Poi non si videro più
per un anno intero. La gallina, comunque, non portò più le uova alla faina, e
fece tanti e tanti pulcini! Ma un giorno una donnola, saputo il fatto, che si
raccontava ormai in giro dappertutto, acchiappò la gallina e la stese in terra,
come un uomo in croce, e...
La gallina girò il bosco intero, per trovar la volpe: e la trovò! Raccontò
agitata, che una donnola l' aveva presa e stesa per terra come un uomo in
croce... con due zampe sulle ali e le altre due sulle sue zampe... un uovo al
giorno... e lei era stata ricostretta a fare il patto... <<Quello che davi
alla faina quando... Lo darai a me!>>.
<<Ah, così ha detto? E dimmi: chi sono io?>>.
<<La volpe! La volpe!>> e rideva e
svolazzava.
<<Dillo forte, forte!>>.
<<La volpee! La volpeee! La volpeeee!>>.
<<Son volpe?>>.
<<Siii!>>.
<<E tu! hai portato per un anno intero uova ed uova alla faina infame ed
io, ed io!, che son volpe onesta, neanche uno ne ho mai assaggiato?! E ora
rispetta il patto che hai fatto! Cerchi gli amici solo quando ne hai bisogno! Io
son volpe, e ora la volpe faccio! La volpeee! Perciò ogni mattina, da ora,
quando entrerai nel bosco porterai pure un uovo a me!>>.
<<Ma... ma... ho forse... come faccio!? Co...
co... come faccio a portar due uova al giorno, se me ne esce uno solo? Io ho un
solo...>>.