La
formica Zoppa
Nella
foresta si sa che sopravvive solo il più forte e che la legge del bosco dice
che il più piccolo viene inesorabilmente mangiato dal più grande.
E
la natura è così meravigliosa e spietata, che se permette la vita di gruppo
non permette che nello stesso ci sia un elemento meno forte all'apparenza, degli
altri.
Questa
è la storia di Ado la formica zoppa.
Ado
somigliava alle sue amiche formiche, come loro sapeva che la terra era la loro
casa, come loro sapeva che esistono animali che si cibano proprio di formiche.
Come i suoi simili sapeva che nella vita di gruppo si collabora per il bene di
tutti.
Ado
sapeva di non essere amato dagli altri perché non poteva correre o portare
grossi pesi.
Ado
soffriva perché gli sarebbe piaciuto essere uno degli altri, anche se era
impossibile, perché così lui c'era nato.
E
si sentiva solo perché sapeva di non essere capito, anche se ormai l'essere
deriso non lo scalfiva più.
Intanto
la vita scorreva frenetica come al solito, tutti erano presi dal nuovo scavo che
avrebbe dovuto collegare il formicaio A col formicaio B (gran residenza di Sua
Maestà Formicone). Ado era, in disparte a guardare i suoi amici che lavoravano
senza sosta e soffriva poiché lui poteva solo guardare.
Così,
una mattina decise di uscire dal formicaio e di vedere cosa c'era oltre.
Com'era
strano il mondo "fuori" Pieno di colori, di cose nuove da cui imparare
e suoni che dove viveva lui non si sentivano mai.
Vide
un uomo che parlava con un altro uomo, però più piccolo.
Aveva
paura, ma si avvicinò lo stesso e li ascoltò:
Stavano
parlando di un uomo che parlava in parabole, il ragazzo chiedeva il perché. Gli
fu risposto che faceva così perché tutti potessero capire, ma che solo chi
avesse voluto veramente avrebbe potuto farlo.
E
gli raccontò di quella volta che l'uomo che parlava per parabole disse quella
dei "talenti". E gliela spiegò:
"
vedi figliolo, ad ognuno di noi vengono dati dei talenti e l'unica cosa che ci
viene chiesta è di farli fruttare, di questo ci verrà chiesto conto, non dei
talenti degli altri, ma del frutto dei nostri."
Do
ascoltava. Si disse che quel racconto non era poi tanto vero, dato che a lui non
era stato dato nulla, semmai tolto rispetto agli altri suoi compagni.
L'uomo
riprese a parlare: "Vedi, forse tu credi di non avere nulla, perché guardi
solo ciò che ti manca, quello che ti ho raccontato dovrebbe servirti per
guardati dentro e scoprire e mettere a frutto quello che hai. Potrai capire di
essere veramente speciale, non paragonabile a nessuno di chi conosci"
Ado
ascoltava, ma non vedeva più in là del suo bastone.
Zoppicando
tornò a casa e si disse che non sarebbe più uscito.
La
mattina dopo era insieme ai suoi compagni e tristemente li guardava lavorare. Ma
il suo io stava cercando nel cuore le parole che aveva sentito il giorno
prima............
Forse
era arrivato il momento di lottare contro se stesso, contro l'idea che lui per
primo si era fatto di sé.
In
fondo l'unica cosa che gli era impedita era la corsa, per il resto era come i
suoi compagni. Si domandò che voleva da sé, se era quella vita che voleva. Si
domandò il senso di tutto ciò.
Così
il tempo passava e lui osservava fuori e dentro di sé.
E
osservando vide che mentre i suoi amici scavavano la terra sopra la loro testa
cominciava a franare.......
si
domandò perché, capì che scavavano ma che nessuno aveva pensato a qualcosa
per reggere la volta della galleria. E intanto la terra cadeva sulle teste dei
suoi compagni.
Fu
allora che capì. Doveva parlare con loro e dirgli del pericolo che stavano
correndo. Provò. Ma nessuno lo ascoltava.
Allora
prese una foglia e con un sasso disegnò una piccola impalcatura per reggere la
galleria, fatta con i sassi.
Ma
nessuno lo ascoltò.
E
capì che doveva urlare.
Lo
fece e fu ascoltato. Gli altri dapprima lo derisero e poi cominciarono a capire.
Si decise di fare come Ado aveva detto e proprio mentre stavano finendo di
costruire la parte finale della galleria cadde, mostrando che invece la parte
protetta reggeva.
Tale
fu lo stupore e il conseguente acclamare il nome della formica che aveva intuito
il tutto che accorse anche il Grande Formicone, per ringraziare il piccolo
storpio.
E
fu stupito di vedere che proprio lui aveva capito il pericolo.
Fu
allora che Ado raccontò del suo viaggio fatto in giardino e concluse dicendo
"Oggi
so che pur essendo tutto nero ed uguale ai miei compagni all'apparenza, io sono
e tutti siamo, diversi gli uni dagli altri. Tutti abbiamo qualcosa in più e
qualcosa in meno, dobbiamo solo allenarci a vedere quello in più e a non
sopravvalutare quello in meno."
Il
Grande Formicone aggiunse: "E io ringrazio che tu hai scoperto oggi il tuo
talento e l'hai fatto fruttare!"
Fu
festa grande quella sera nel formicaio, nessuno vide più la formica storpia, perché
tutti facevano la fila per fargli da "bastone".
Fine
Dedicata
ad Ado
ed
Edu
(la
formica zoppa
e
il senso della vita)
Spero
tanto che questa storia un po' più seria vi sia piaciuta davvero.............
Salutos
a todos
(Ladyoscar)