FAVOLA

 

La favola è un componimento fantastico avente un contenuto moralistico.

 

Questo genere di racconto ebbe maggiore sviluppo nella letteratura indiana, come è documentato da raccolte come Panciatantra e lo Hitopadesha.

In Occidente nell'età greco-romana esistevano la fiaba, che aveva un carattere essenzialmente fantastico, e la favola od apologo, che è a sfondo spiccatamente morale. Mentre la favola greco-romana costituì un genere autonomo tenuto in grande considerazione, la fiaba fu, invece poco apprezzata.

Uno dei più antichi autori di favole fu Esopo, il quale si servì dei caratteri degli animali per arrivare alle sue conclusioni morali. Elementi favolistici si trovano in Omero, Erodoto e altri autori greci; scrissero favole anche Babrio, Massimo di Tiro e Luciano.

Tra i maggiori favolisti romani sono da ricordare Fedro (che superò la fama dello stesso Esopo, dal quale attinse) e Aviano.

E' stata riscontrata una certa analogia tra la favola greco-romana e quella dell'Egitto e dell'India. Le ragioni di questa analogia sarebbero dovute, più che all'unità primordiale della cultura indoeuropea, a relazioni, influenze e scambi storici più recenti, nonché all'ellenizzazione dell'Oriente.

Il Medioevo riprese il genere introdotto da Esopo e rielaborato liberamente da Fedro e attinse a piene mani alle parafrasi e ai rifacimenti di quel Romulus a cui la tradizione aveva affidato i componimenti, adespoti e non, con i caratteri dell'apologo caro a Fedro, rielaborando molto liberamente il materiale favolistico e inserendovi con disinvoltura elementi orientali e favolose vicende contemporanee, specialmente nella Francia settentrionale, fin verso il 1300. Il Medioevo presenta anche un tipo originale di favola animalesca basata su due classici animali: la volpe ed il lupo. Centri di diffusione di questo tipo di favola furono la Lorena, il territorio basso-francone e quello basso-sassone. Produzione molto nota dì questa epopea è il Roman de Renard attribuito a vari autori francesi.

Nel cinquecento i favolisti francesi ed alcuni spagnoli continuarono la tradizione di Esopo e di Fedro mentre in Germania, durante la Riforma, Hans Sachs ed Erasmus Alberus scrissero favole a carattere didattico e satirico-polemica, raccomandate nelle scuola dal Melantone.

L'epoca barocca curò poco la favola.

In Francia, nella seconda metà del secolo XVIII, il La Fontaine cominciò la pubblicazione delle sue Fables, riprendendo la vecchia materia favolistica con una grazia altamente poetica. Egli fece scuola e per un secolo la favole rifiorirono in Francia, in Germania, in Inghilterra, in Italia e in Russia. Accanto alla corrente del La Fontaine, nelle cui favole l'ammaestramento morale passava in seconda linea, sorse quella del Lessing, il quale si uniformò strettamente ai fini educativi della favola, che doveva, secondo lui, essere breve, semplice e senza ornamenti. Il secolo XVIII è stato l'epoca d'oro per la favola.

Tra i favolisti italiani sono da ricordare il Firenzuola, con La prima veste dei discorsi degli animali (1541) e il Doni con la Morale filosofia (1552). Nel '700, la favola presenta carattere didascalico, specialmente dopo la diffusione delle teorie del Lessing, con A. Bertola (che scrisse tra l'altro un Saggio sopra le favole, 1788), L. Pignotti, T.Crudeli, e L. Fiacchi (più noto con lo pseudonimo di Clasio) I Romantici, esaltano la fiaba considerata come libero gioco della fantasia, anche se lo giudicano un genere troppo letterario e qualche volta pedantescamente didascalico. Nell'età contemporanea, la favola di Trilussa (Carlo Alberto Salustri) si può riallacciare alla migliore tradizione del genere favolistico, come, sia pure con diverso e più studiato intento, l'Esopo moderno del Pancrazi.

 

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