Kikigiò che vendeva i passeri
Tanto tempo fa viveva in Giappone un buffone di nome Kikigiò. Tutti lo conoscevano, la brava gente si divertiva ai suoi scherzi, di lui avevano paura invece i malvagi, e specialmente gli avari. Una volta
Kikigiò legò un paio di bei fagiani a una canna di bambù e andò a passeggiare su e giù davanti alla casa di un noto avaraccio, gridando:
- Passeri, chi vuole passeri? Dodici per uno scudo. Quando l'avaro sentì quel che gridava
Kikigiò, si fregò le mani tutto contento:
- Quel citrullo non sa nemmeno distinguere un fagiano da un passero. Presto, andiamo a comprare
i suoi passeri, così per uno scudo solo avrò da mangiare qualcosa di buono per tutta la settimana. Detto e fatto, uscì di casa, chiamò
Kikigiò, gli porse uno scudo e disse:
- Allora, dammi quei passeri.
- Eccoli, Eccellenza, - rispose Kikigiò allegramente: frugò in una borsa che portava a tracolla, ne levò una dozzina di passerotti, magri magri, li ficcò in mano all'avaraccio sbalordito e se la diede a gambe lui e i suoi fagiani.
L'avaro
Nei racconti popolari ricorre spesso la figura dell'avaro, un personaggio antipatico, che passa la sua vita ad accumulare denaro e ricchezze d'ogni genere.
Un grande scrittore di teatro francese, Molière (pseudonimo di Jean-Baptiste Poquelin), ha scritto una commedia intitolata L'avaro. Tutti i più grandi attori di teatro l'hanno rappresentata in teatro e in televisione. Ne esiste anche una bella versione cinematografica italiana interpretata da un grande attore, Alberto Sordi.