Civetta

I rapaci notturni sono da considerare uccelli utili per il gran numero di topi, di rettili e di altri animali dannosi che distruggono. E tuttavia c'è chi si accanisce contro di loro, in particolare contro la civetta, considerata uccello del malaugurio, forse per i suoi gridi monotoni che si levano di notte dagli alberi su cui trova rifugio. Spesso questo uccello appare nelle storie di malefizi: lo si immagina brutto, di aspetto subdolo e ripugnante; eppure se fosse meglio conosciuta la civetta rivelerebbe un aspetto ben diverso. E' infatti un uccello molto ben fatto, così bello che i Greci lo consideravano sacro a Pallade Atena, la dea delle arti e dell'intelligenza. In Italia ormai non è molto numerosa, ma si trova diffusa in tutta la penisola. La civetta è di piccole dimensioni, con capo grande, privo di ciuffi auricolari, occhi dall'iride gialla e coda molto corta; il piumaggio è bruno scuro con macchie bianche nelle parti superiori e bianco con striature scure in quelle inferiori.

Nidifica nelle crepe dei vecchi alberi o fra le rovine dove depone da 3 a 7 uova bianche e rimane nascosta durante tutto il giorno, uscendo solo alla sera a caccia di prede che sa scorgere anche al buio. Al tempo della cova deve procurare il cibo a cinque o sei piccoli affamati e per questo fa strage di roditori. Il nome scientifico della civetta è carine, che significa letteralmente donna che si lamenta. Infatti la civetta emette uno stridulo grido intermittente, che pare appunto un lugubre lamento, interpretato a torto quale segno di sventura, per chi ha occasione di udirlo.