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Unabomber e privacy |
26 luglio 2002 |
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Labozzetta, il procuratore di Pordenone che si occupa del caso del barattolo di Nutella esploso in un supermarket, ha puntato il dito contro la legge sulla privacy che - a suo giudizio - ha permesso a Unabomber di non essere identificato tramite le telecamere installate.
Pronta la replica di Rodotà che, in qualità di esponente principale dell'autorità del Garante della Privacy, si è sentito chiamato in causa.
Rodotà, intervistato da Alessandra Arachi per il Corriere della Sera, ha risposto immediatamente sostenendo che spesso la lagge sulla privacy in questi casi viene usata erroneamente come alibi.
«In realtà - sostiene Rodotà - quelle telecamere nel supermercato non funzionavano. Succede spesso. E altrettanto spesso succede che si usa la legge come alibi per coprire queste disfunzioni».
«Inoltre, secondo il procuratore di Pordenone le aziende non installano i sistemi di sicurezza per colpa della legge sulla privacy. Non c’è nulla di più falso. La verità è che c’è un eccesso nell’uso di sistemi di videosorveglianza. Ormai in Italia li usano tutti, in ogni luogo: Roma ha raggiunto i livelli di Londra e di Manhattan. Ma anche nei piccoli comuni c’è un uso e un abuso di questi sistemi. Lo posso garantire».
Il garante conclude l’intervista enunciando le regole della legge rispetto alla videosorveglianza per garantire la privacy:
- segnalarne la presenza di sistemi di videosorveglianza con cartelli ben visibili;
- dichiarare e rispettare le finalità per le quali si usano le telecamere;
- non consentire a chiunque l’accesso alle immagini;
- cancellare in fretta le immagini registrate (massimo tre giorni).
Di fondamentale importanza, secondo Rodotà, è il secondo punto, quello delle finalità. Un supermercato, ad esempio, non può utilizzare le immagini per studiare i comportamenti consumistici dei clienti. La problematica delle finalità ha comportato il cambiamento delle regole per le foto degli autovelox: «Adesso possono fotografare soltanto le targhe, sono quelle che servono per fare la multa. Chi c’è dentro quell’auto non importa e non deve importare a nessuno».
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